PIRO PIRO PICCOLO
NOME SCIENTIFICO: Actitis hypoleucosIl Piro piro piccolo è uno dei limicoli più piccoli presenti in Italia. È una specie solitaria durante tutto l'anno, soltanto se trova ambienti particolarmente ricchi di cibo può formare stormi momentanei di qualche decina di individui, dando vita spesso a dispute tra gli individui che vogliono conquistarsi il posto migliore per la cattura delle prede. A terra cammina con grande rapidità o corre, e, se allarmato, alza e abbassa ritmicamente testa e coda. Ha un volo caratteristico basso sull’acqua con battiti d’ala poco profondi e planate più lunghe. Riesce anche, se utile, a immergersi nell’acqua.
Ordine: Charadriiformes
Famiglia: Charadriidae
Il Piro piro piccolo è riconoscibile oltre che per le piccole dimensioni (lunghezza 19-22 centimetri, apertura alare 33-38 centimetri), per le parti superiori bruno-oliva e per le parti inferiori completamente bianche. Il bianco inoltre si estende sulla parte laterale prima dell’ala disegnando una specie di bavaglino colore oliva. Se lo si osserva in volo si scorgono le ali curvate verso il basso con barra bianca, mentre le timoniere sono solo marginalmente bianche. I giovani sono molto simili agli adulti.
Sono riconoscibili le movenze di questo piccolo uccello dei greti e delle paludi, che come gli altri Piro piro, solitamente quando cammina muove la coda in alto e in basso, ripetutamente. Ha una dieta prevalentemente animale: insetti, molluschi, crostacei, anellidi, girini e miriapodi costituiscono il suo cibo. Si riproduce su banchi di fiumi vicino all’acqua utilizzando anche vecchi nidi di altri uccelli, o in tane di conigli o campi di grano distanti dall’acqua. Il nido è costituito da una semplice cavità nel terreno nascosta e tappezzata di erbe e foglie. Durante la cova difende uova e nidiacei dai predatori simulando di essere ferito e, attirandoli su di sè, li allontana dal nido. In Italia è anche specie di passo da metà aprile ad agosto, ma è presente anche come svernante.
In migrazione frequenta vari tipi di zone umide d’acqua dolce interne e costiere (rive del mare), mentre durante lo svernamento appare più legato alle saline, lagune, foci fluviali, valli da pesca anche in aree antropizzate. La distribuzione geografica degli inanellamenti su scala nazionale è ampia, con numerose località nell'Italia nordorientale, Friuli, Trentino e soprattutto Veneto. Si hanno numeri considerevoli di catture anche lungo la costa veneta ed emiliana-romagnola. Ampia e posta essenzialmente a NE rispetto al nostro Paese risulta l’area geografica di origine dei soggetti esteri segnalati in Italia. La Finlandia è il Paese maggiormente rappresentato, seguito da Polonia e Germania. I siti di inanellamento sono localizzati sia in aree costiere, come ad esempio nel Golfo di Finlandia o di Danzica, sia prettamente continentali.
Molto ampia è anche la distribuzione delle ricatture nel nostro Paese, dove soprattutto nelle regioni centrali e meridionali e nelle isole maggiori prevalgono le localizzazioni costiere. Nel Nord e nella Pianura Padana le ricatture sono invece distribuite anche in aree interne. Una forte concentrazione di segnalazioni si riferisce al complesso costiero e delle aree umide dell’Alto Adriatico. Non si notano tendenze particolari nella distribuzione delle distanze percorse e il tempo intercorso tra marcaggio e ricattura. Le distanze prevalenti sono comprese tra i mille-2mila chilometri.
Specie poco studiata, per la quale si hanno informazioni per lo più puntiformi e generalmente relative a situazioni locali. Trattandosi di specie in decremento in Italia, sono auspicabili studi estesi su ecologia e biologia riproduttiva, in particolare nelle aree di presenza delle popolazioni più importanti.
Utilizzando i dati riportati in Cramp & Simmons (1983) uniti al tasso d’involo noto per l’Italia, si ottiene il seguente quadro: mortalità media approssimabile al 57% nel primo anno, 42% nel secondo, 16% dal terzo. Età massima 20 anni, età della prima riproduzione 2 anni, % di coppie di successo pari al 50%. Con questi valori si ottiene una Mvp pari a 4mila individui, ovvero circa 1.600 coppie. Tale valore viene pertanto fornito come frv per la specie.
La conservazione della specie deve basarsi principalmente sull’evitare il disturbo antropico durante il periodo riproduttivo (balneazione, motocross, fuoristrada, pesca sportiva, cani), soprattutto lungo i greti fluviali (in particolare le isole centrali dei corsi d’acqua) e le aree costiere e nell’evitare interventi di regimazione idraulica distruttivi dell’habitat. La specie deve inoltre essere oggetto, considerata l’attuale scarsa conoscenza della specie, di regolare monitoraggio di lungo periodo delle principali popolazioni nidificanti, al fine di definire le cause del declino e avviare opportuni interventi di conservazione.
Nonostante la specie sia particolarmente adattabile e in grado di colonizzare ambienti antropizzati e degradati, il successo della nidificazione in questi habitat risulta particolarmente incerto, essendo le deposizioni vulnerabili nei confronti delle attività antropiche. Anche in corrispondenza di ambienti naturali, quali i greti fluviali, la specie risente fortemente del disturbo arrecato dall’uomo, come quello dovuto agli interventi di regimazione dei corsi d’acqua o piene fluviali primaverili e messa in sicurezza delle sponde, nonché alla presenza di pescatori, bagnanti, motociclisti, escursionisti sul greto e lungo le rive. Nidifica in coppie isolate. In provincia di Parma sul fiume Taro la distanza media tra i nidi è pari a 1,5 chilometri. Il successo riproduttivo è pari a 2,32 giovani per coppia. In provincia di Padova il 60% delle covate ha portato all’involo di almeno un pullo.
Il suo status di conservazione viene valutato in declino nell’Unione europea. La popolazione nidificante ha subìto un moderato recente declino nel periodo 1970-1990 ed è oggi stimata in più 345mila coppie e corrisponde al 25-49% della popolazione europea complessiva. La popolazione italiana veniva stimata in 500-mille coppie, stabile nel periodo 1990-2000 e in decremento negli ultimi anni con 200-mille coppie. Il Piro piro piccolo è considerato specie vulnerabile (vu) nella Lista rossa nazionale a causa della distribuzione frammentata. Risulta, inoltre, specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 18, 157/92).
Nel periodo 1998-2003 nel nostro Paese una conferma della tendenza all’aumento dell’ampiezza di areale viene suggerita dal crescente numero di siti occupati. Come probabile conseguenza di ciò, la popolazione risulta in leggero aumento, anche se la consistenza complessiva è tuttora modesta. La popolazione nidificante italiana rappresenta infatti meno dell’1% della popolazione dell’Unione europea e della popolazione nidificante europea complessiva.
Emette un caratteristico trillo "iii-di-di", composto da tre sillabe staccate (la prima delle quali è più alta e leggermente più prolungata delle altre). Lo si sente principalmente all’atto del decollo e durante il volo. In aprile-maggio nelle aree di nidificazione è possibile udire il canto di questa specie, che suona come un flautato "pipitiui — dii, pipitiui — dii".
Il suo richiamo assomiglia ad un "tii ti ti" molto rapido.