SPATOLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSPATOLA

NOME SCIENTIFICO: Platalea leucorodia
 

La Spatola  ha “deciso” di nidificare in Italia solo a partire dal 1989. Come altre specie simili, ha trovato il proprio habitat ideale nelle Valli di Comacchio, quel che resta di un’area umida che in tempi storici andava dalla costa emiliano-romagnola fino alla bassa modenese. Per comprendere la ragione del buffo nome che le è stato assegnato, basta dare un’occhiata alla forma del becco, in tutto e per tutto simile all’attrezzo utilizzato in edilizia. Piatto e largo all’estremità, questo particolarissimo becco permette alla Spatola di “avvertire” la preda, mentre, di passaggio nell’acqua bassa, ne sfiora la parte inferiore…

 

Ordine: Ciconiiformes  Famiglia: Threskiornithidae

La storia della Spatola nel vecchio continente è, per usare una metafora, la storia di un grande pellegrinaggio. Per trovare nuovi siti idonei alla costruzione del nido. Per trovare, in altre parole, aree umide ancora sufficientemente ampie e ben conservate in linea con le proprie esigenze ecologiche.

Acque basse ed estese, a profondità costante, sono fondamentali per la vita di questa specie, che evita invece accuratamente specchi d’acqua più profondi, eccessivamente mossi o – anche – eccessivamente stagnanti, così come paludi a vegetazione troppo fitta. Qualcosa di simile al proprio ambiente ideale è stato trovato nelle Valli di Comacchio, dove la specie ha iniziato a nidificare nel 1989.

Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia: questo l’areale di presenza attuale, che coincide nella pratica con l’intero basso corso del Po, fiumi continui e aree umide limitrofe. Ma sono altre le aree d’Europa che insieme alle Valli di Comacchio – e molto di più di esse in termini assoluti – hanno contribuito alla ripresa della specie negli ultimi anni del Novecento: per esempio l’Olanda, che ha visto la propria popolazione passare nel breve volgere di qualche anno da poche centinaia a ben 1.500 coppie, con conseguente espansione in Francia, Germania, Regno Unito e Danimarca.

Molto importante anche la popolazione spagnola, mentre la specie resta più diffusa nelle regioni sud-orientali del vecchio continente. Altre sottospecie abitano poi l’Africa (in particolare la balsaci  in Mauritania e la archeri nelle isole a sud del Mar Rosso). Particolarmente evidente, tra le altre peculiarità della specie, è il becco, grazie al quale questo uccello si è guadagnato il nome con cui viene usualmente identificato in italiano: una specie di “sesto senso”, nella sua estremità larga e piatta, che consente alla specie di avvertire agevolmente il passaggio di una potenziale preda nell’acqua bassa.

Prospettive

L’importanza dell’Italia quale nuovo sito di nidificazione per la specie si accompagna a una grande rilevanza del nostro Paese per un congruo numero di individui svernanti. Anche la popolazione in transito per la migrazione – la maggior parte dei quartieri di svernamento sono posti in Nord Africa – risulta relativamente consistente, con la maggior parte delle coppie avvistate in Italia provenienti dai vicini siti dell’Europa centro orientale, e in particolare Austria e Ungheria.

Per questo alla difesa della principale area di nuova nidificazione – che in linea di principio coincide, almeno potenzialmente, con l’intero medio e basso corso del Po e con le principali zone umide dell’Alto Adriatico – deve accompagnarsi la tutela delle principali aree di sosta e svernamento. Sostanziale appare il ruolo dell’Italia per sostenere il viaggio delle popolazioni dell’Europa settentrionale, con particolare riguardo alla popolazione olandese che utilizzava gli stessi siti dell’Alto Adriatico quale area di sosta prima di riprendere il viaggio verso l’Africa, e in particolare la Tunisia.

Per consolidare questo scenario relativamente favorevole per la specie in Italia – sia in termini di popolazione nidificante che area di sosta o svernamento sempre più importante per le popolazioni europee – occorre procedere a una ferrea tutela dei siti principali di presenza accertata. Tre i fronti di intervento: la tutela dal disturbo umano, il monitoraggio del livello idrico e la difesa dei siti principali dalla locale presenza di un numero eccessivo di predatori.

Queste azioni dovrebbero portare a un consolidamento sia della popolazione nidificante sia dei contingenti svernanti, nonché rendere il nostro Paese più ospitale per tutti quegli individui di passaggio che si fermano in Italia, in primavera o in autunno. Attualmente non del tutto adeguato, lo stato di conservazione della Spatola nel nostro Paese non può comunque essere accompagnato dalla formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), essendo la specie entrata a far parte dell’avifauna nidificante da pochissimi anni.

Minacce

La Spatola abita generalmente aree pianeggianti a latitudini medio-basse, con clima relativamente mite e ampia disponibilità di acque basse, solitamente estese, idonee per l’alimentazione. Piuttosto intollerante alla marea e alla profondità, la specie non tollera neppure specchi d’acqua troppo vegetati, così come porzioni stagnanti con limitatissimo o assente scambio idrico. Per la costruzione del nido predilige i canneti, i cespugli o gli alberi sparsi, come pioppi e salici.

Affinché le nidificazioni della specie non restino episodi isolati, è essenziale che le colonie siano altamente protette sia dal disturbo umano, sia dai predatori. Per questo la specie non di rado predilige gli isolotti alla terraferma. Il disturbo da parte di predatori può causare anche il totale abbandono di un sito riproduttivo, come di recente avvenuto in Olanda a causa dell’abbondante presenza di volpi.

Variazioni del livello delle acque, condizioni climatiche e disponibilità di cibo possono avere grande impatto sull’esito della nidificazione. La spatola si dimostra molto sensibile non solo ai predatori – e al disturbo umano – ma anche a singoli episodi di alterazione delle zone umide che possono causare la totale perdita della covata. Per esempio, in caso di brusco innalzamento del livello dell’acqua, che può portare alla sommersione dei nidi e a una mortalità dei pulcini – di solito pari a circa il 25% entro i primi 10 giorni di vita – vicino al 100%.

Lenta e modesta appare, allo stesso tempo, l’espansione di areale della specie, nonostante l’incremento relativamente confortante della popolazione a pochissimi anni dalla colonizzazione. Un’evidenza – la concentrazione della specie, pur in espansione, in un ristrettissimo numero di siti – che suggerisce prudenza nella valutazione sulla loro idoneità, mentre le stesse aree di svernamento appaiono frequentate in modo altalenante, a causa delle abitudini fortemente gregarie di questa specie.

Stato di salute

Rara in tutta l’Europa comunitaria, la Spatola presenta uno stato di conservazione non soddisfacente anche su più vasta scala continentale. Attualmente, la popolazione dell’Ue è stimata in non oltre 3.400-5.700 coppie nidificanti, pari a poco meno del 40% della popolazione continentale complessiva e a non oltre un quarto quella globale della specie.

Storicamente piuttosto ridotta, a causa della progressiva distruzione delle aree umide, la specie ha conosciuto un trend confortante a partire dal 1970, quando si è assistito a un lento ma continuo incremento nell’Europa comunitaria. L’aumento si è fatto più consistente a partire dal 1990, in pratica l’epoca della prima nidificazione italiana.

Ad oggi, si stima una presenza, entro il territorio nazionale, di un’ottantina di coppie, in forte crescita tra il 1989 e il 2002, quando la popolazione è aumentata da 2 a 91 coppie censite, con un aumento medio del 45,5% l’anno. Nello stesso periodo, si sono involati complessivamente 735 giovani, mentre la popolazione più importante – quella delle Valli di Comacchio – contava 23 coppie già nel 1996, passate a 33 nel 1998, quindi oltre la cinquantina a cavallo del nuovo millennio: l’ultimo censimento, del 2002, stima 86 coppie nidificanti.

Ridottissima altrove, la specie ha mostrato comunque buone capacità di espansione nelle aree limitrofe: da altri siti della provincia di Ferrara alle Lagune di Venezia, Grado e Marano. Fino alle Pialasse ravennati, alla pianura bolognese, al Mantovano e al basso Piemonte. Una popolazione nidificante solo parzialmente in contatto con un più vasto contingente di individui svernanti, presenti soprattutto in Sicilia (Biviere di Lentini, Saline di Marsala), in Toscana (Lagune di Orbetello), Puglia (Manfredonia-Margherita di Savoia) e Sardegna (Stagno di Cagliari). Piuttosto altalenante l’andamento del contingente svernante, con un rapido incremento alla fine degli anni Novanta a cui è seguita una repentina contrazione.

Semaforo

La Spatola nidifica nel nostro Paese dal 1989. Da allora ha mostrato un buon incremento numerico, a cui non si è accompagnata un’altrettanto confortante espansione di areale. Presente in modo consistente solo nell’area del Delta del Po e delle Valli di Comacchio, la popolazione di Spatola risulta ancora estremamente esposta a modificazioni dell’habitat che vanno da alterazione del livello delle acque – in grado di causare la totale mortalità dei pulcini – fino a singoli episodi di predazione o disturbo, per una specie particolarmente intollerante sia alla presenza dell’uomo sia alla locale abbondanza di predatori. Una specie il cui futuro – con riferimento anche al congruo numero di individui svernanti – pare dipendere strettamente dal grado di tutela a cui verranno sottoposti i principali siti di attuale o potenziale presenza.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile o in leggera espansione favorevole
Popolazione in aumento; concentrata in pochi siti inadeguato
Habitat della specie verosimilmente stabile favorevole
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Bianco come la neve, il piumaggio della Spatola risalta almeno tanto quanto il becco prominente, leggermente colorato di bruno nell’estremità larga e piatta. Per udire il flebile e grave richiamo di questa specie coloniale bisogna avventurarsi nella zona del Delta del “grande fiume”, prima area in cui la Spatola ha nidificato con successo, oppure raggiungere i diversi siti di svernamento, i più importanti dei quali sono ubicati nell’Italia centro-meridionale.