VOLPOCA - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliVOLPOCA

NOME SCIENTIFICO: Tadorna tadorna
 

Quando una Volpe sceglie di scavare la propria tana in aree salmastre, vicino a coste sabbiose o lagune, corre il rischio di dover ben presto condividere il suo rifugio con un ospite pennuto, la Volpoca. Ecco spiegata la stravaganza del nome volgare di questo uccello, che ha l’abitudine di riprodursi utilizzando le profonde cavità del terreno scavate da volpi, tassi o conigli. Inconfondibile grazie al piumaggio bianco, nero e verde scuro e alla cintura rosso ruggine sul petto, la Volpoca non ha grandi capacità di mimetismo. Ma si sa difendere con coraggio e decisione dai predatori, proteggendo efficacemente le uova e i pulcini…

Stato di salute

Pur figurando tra le specie classificate come “sicure” a livello europeo, la Volpoca è inserita nella Lista Rossa Nazionale perché considerata “in pericolo” ed è protetta dalla legislazione venatoria italiana. L’esiguità delle popolazioni presenti nel nostro Paese, infatti, rende la specie assai vulnerabile. Ampiamente distribuita dall’Europa all’Asia, in Italia la sua presenza è molto più instabile. Il territorio nazionale è interessato infatti dal passaggio di contingenti migratori (da cui il nome dialettale “Africa” con cui è conosciuta), provenienti da un ampio bacino geografico che va dalle coste mediterranee della Francia all’area baltica svedese, fino al Mar Nero e oltre. Sono inoltre presenti gruppi stanziali, localizzati soprattutto in Sardegna. Gli esemplari che nidificano nel nostro Paese si stabiliscono in genere nelle valli da pesca e, in misura minore, nei pressi di saline, lidi e lagune, anche se si osservano sempre più spesso nidi posti nei campi di grano.

Nell’Unione europea nidifica tra il 5 e il 24% della popolazione globale di volpoche e tra il 69-74% di quella continentale. Tradotto in cifre, si tratta di un numero di coppie compreso tra le 31 mila e le 45 mila, con 390 mila individui svernanti. Dopo un largo aumento che ha contraddistinto il ventennio 1970-1990, si è verificata una fase di stabilità del numero delle coppie che nidificano e una leggera diminuzione del contingente svernante nel decennio successivo. 

In questo quadro, i casi che interessano il territorio italiano risultano marginali, seppur in crescita nel corso degli anni Novanta. Dati del 2000 parlano di 99-129 coppie che hanno fatto il nido in Italia. Gli individui svernanti sulle coste del Paese nel 1999 sono stati 7.194, cifra massima raggiunta in quel decennio. Inoltre quasi tutti gli esemplari di Volpoca nella nostra Penisola (90%) tendono a concentrarsi in soli nove siti rispetto agli 85 occupati almeno una volta. E ventisette di questi non superano medie di dieci individui, mentre un numero rilevante di siti ha visto la presenza di uno o al massimo due volpoche.

Le principali zone in cui si stabilisce questa specie sono la costa pugliese tra Manfredonia e Margherita di Savoia (che, con oltre 4.200 presenze, è l’unica di rilevanza internazionale), il Delta del Po, la laguna di Venezia, le saline di Cervia nel Ravennate, le valli di Comacchio e Mezzano nel Ferrarese, diversi siti della Sardegna (Cagliari, Oristano e Sinis, Palmas e Sant’Antioco) e in misura minore la Sicilia, in particolare l’oasi di Vendicari in provincia di Siracusa e le saline di Trapani. Nel complesso la popolazione presente sul territorio italiano, pur non essendo particolarmente significativa a livello europeo, riveste un certo interesse per quanto riguarda le zone umide dell’Alto Adriatico, che risultano di primaria importanza nel contesto dell’intero Mediterraneo. In tali siti la specie è in costante aumento rispetto alle rilevazioni dei primi anni Novanta, nidificando non solo nei lidi ma anche sulle barene (gli isolotti fangosi che punteggiano le lagune), comprese quelle artificiali, valli da pesca e casse di colmata.