

ALLODOLA
NOME SCIENTIFICO: Alauda arvensis
Il canto dell’Allodola, lieve e armonioso, è stato fonte di ispirazione per numerosi poeti e letterati, a partire da Shakespeare, che definì questo uccello “messaggero del mattino”. Caratteristico infatti è il suo insolito comportamento al sorgere del sole durante la primavera e l’estate, quando lo si può vedere spiccare il volo verticalmente, mentre inizia a cantare ininterottamente. Subito dopo, plana a terra nuovamente, per poi tornare verso il cielo intonando da capo il proprio canto…
Stato di salute
L’Allodola risulta al momento classificata come in declino nell’Unione europea, ma anche a livello continentale presenta uno stato di conservazione sfavorevole. Sul cattivo stato di salute di questa specie, in Italia pesa negativamente – e ulteriormente – il fatto che risulta ancora cacciabile, in base alla legislazione venatoria vigente. Inoltre, ad oggi non è stato redatto alcun Piano d’azione, né nazionale né internazionale, sull’Alauda arvensis . La specie, oltretutto, non figura nella Lista Rossa Nazionale, mentre è inserita nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli.
I segnali del declino, del resto, non rappresentano un fenomeno circoscritto agli ultimi anni: già tra il 1970 e il 1990 la popolazione nidificante dell’Unione europea risultava in ampia diminuzione, che si è fatta però più moderata negli anni Novanta. Il numero di coppie presenti sul territorio dell’Europa a 25 si aggira tra i 17 e i 32milioni, mentre in Italia oscilla tra le 500mila e il milione. La popolazione italiana rappresenta circa il 3% di quella dell’Unione europea e l’1,25% di quella continentale.
Nel nostro Paese la popolazione mantiene un trend negativo di crescita, con casi di decremento e stabilità a seconda della regione considerata. Dati recenti, rilevati tra il 2000 e il 2009, indicano in Italia un declino moderato del 3,6% circa. Indicativo poi il dato sulla densità delle popolazioni: se il valore massimo oscilla tra le 75 e le 200 coppie per chilometro quadrato a seconda delle aree geografiche, è dunque difficile trovare, anche localmente, più di 2 coppie per ettaro. Più precisamente, in Italia l’intervallo è compreso tra le 0,2 coppie per chilometro quadrato rilevate in Piemonte e le sei coppie censite in Lombardia a parità di superficie.
Preoccupante il calo che si è registrato nel territorio lombardo: in 15 anni si è registrata una diminuzione dell’80% delle coppie. Il trend negativo si conferma anche a livello provinciale: a Pavia, in una zona collinare di 7,6 ettari, il numero di coppie per chilometro quadrato è passato da 3,3 a 1,3. In Piemonte la densità delle coppie si attesta tra una e 3,3 per 10 ettari in provincia di Novara, mentre a Torino, sulla stessa superficie, si aggira intorno a una coppia. Densità più alte, a parità di superficie, si registrano in Lunigiana (3,2 coppie) e in Lazio (0,2-3,7 coppie).