ANATRA MARMORIZZATA - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliANATRA MARMORIZZATA

NOME SCIENTIFICO: Marmaronetta angustirostris
 

Illuminato dai raggi del sole, il piumaggio di questa specie restituisce un effetto visivo stupefacente, quasi si trattasse di una magnifica opera di Murano, in vetro soffiato. Non a caso porta il nome di marmorizzata, per il candido mantello su cui spiccano densi ciuffi di piume, bianche ma con sfumature del colore dell’alabastro e della giada. Nero è l’occhio, e scuro è anche il becco, per una specie abituata a muoversi in gruppo, e anche a nidificare in colonie più o meno abbondanti. L’Italia? Ospita una minuscola colonia, probabilmente nidificante, nelle zone umide del Trapanese…

Minacce

La popolazione mondiale di Anatra marmorizzata ha subito durante l’ultimo secolo una contrazione numerica valutabile attorno al 90%. Con tutta probabilità, il declino è ancora in corso, il che rende la specie a fortissimo rischio di estinzione a livello globale. Presente in un areale molto ristretto che attraversa le zone temperate calde con clima steppico e mediterraneo, l’Anatra marmorizzata può nidificare con successo anche a quote elevate, solo ove particolari micro-climi lo consentano (per esempio in Belucistan).

Indifferente alla disponibilità di alberi o arbusti, l’Anatra marmorizzata pare invece dipendere dalla presenza di una fitta vegetazione sulla riva, in cui trovare riparo all’occorrenza. Può occupare anche aree allagate, stagni, lagune salmastre, casse d’espansione e altri siti artificiali, fiumi a lento scorrimento. Può infine avventurarsi, all’occorrenza, in aree agricole limitrofe, alla ricerca di cibo.

Esigenze ecologiche dunque che mostrano un apparentemente buona adattabilità della specie. Al contrario, l’Anatra marmorizzata risulta estremamente suscettibile sia al disturbo antropico sia a forti oscillazioni del livello idrico. La distruzione o il degrado degli habitat riproduttivi rappresentano la principale minaccia per la specie nel bacino del Mediterraneo.

Altri fattori impattanti sono dovuti alla persecuzione diretta – caccia e bracconaggio – e a locali episodi di avvelenamento a causa di pesticidi e altri agenti inquinanti. Fino alla predazione da parte di specie opportuniste o da parte di cani, gatti e ratti. Si stima che l’introduzione di specie dall’esterno – le cosiddette specie alloctone possa avere avuto, e avere tuttora, effetti nefasti sulla specie, il cui futuro dipende in ogni caso dall’efficacia della tutela di tutti i siti europei di presenza.