ASTORE DI SARDEGNA - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliASTORE DI SARDEGNA

NOME SCIENTIFICO: Accipiter gentilis arrigonii
 

Elusivo e solitario, l’Astore sardo si fa vedere solo nel periodo degli amori, quando è possibile ammirare magnifici voli di corteggiamento. Incontrarlo in questo periodo non era difficile. Almeno fino a quando i disboscamenti continui non hanno ridotto ai minimi termini le foreste d’alto fusto, habitat ideale per quello che resta uno dei più eleganti rapaci europei…

 

Ordine: Falconiformes  Famiglia: Accipitridae

L’Astore sardo è una sottospecie localizzata come nidificante e stanziale in Corsica e Sardegna. È una popolazione che merita molta attenzione, poiché la sua consistenza risulta attualmente ridottissima. In confronto alla sottospecie nominale, l’Astore sardo si presenta più piccolo e più scuro nel piumaggio.

Importanti le variazioni cromatiche che consentono di riconoscerlo, quali le striature sulla testa e le fasce nere sulle timoniere, la cui punta si presenta bianca. Lo stesso colore prevale sul ventre, anch’esso costellato da diverse barre orizzontali. L’Astore sardo può raggiungere un’apertura alare di 120 cm, misure che situano tale sottospecie nell’ambito dei rapaci di medie dimensioni.

Lento e importante è il battito d’ali, alternato a planate e volteggi, per districarsi in quello che rappresenta l’habitat ideale per questa specie, ossia le foreste mature d’alto fusto. Non stupisce che il destino dell’Astore sardo – e dell’Astore in generale – sia stato condizionato non poco dai grandi disboscamenti che si sono avuti negli ultimi due secoli, riducendo l’habitat ai minimi termini e confinando le popolazioni nelle più remote regioni montuose. 

Prospettive

Nonostante le stime di successo riproduttivo effettuate in Sardegna, non sono tuttora disponibili dati demografici e riproduttivi generali per la popolazione complessiva di Astore sardo. Effettuati su 12 soli casi di nidificazione, questi dati si prestano solamente a simulazioni che prendano come parametro di confronto i valori di successo riproduttivo – in questo caso noti – relativi alla popolazione europea di Astore, cioè alla sottospecie nominale.

In base a questi studi – successo riproduttivo 78%, tasso d’involo 2,67, mortalità 70% nel primo anno, circa 16% gli anni seguenti, vita massima 19 anni (i dati si riferiscono a una popolazione tedesca di Astore) – è stato calcolato che la Sardegna, in realtà, non possa ospitare una popolazione molto più consistente di quella attuale. Questo a causa della ridottissima superficie attualmente occupata da foreste, parte delle quali versano in uno stato di conservazione non soddisfacente.

In base a queste simulazioni, la popolazione attuale – circa 60 coppie corrispondenti a circa 190 individui – avrebbe scarse probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo, anche se la Minima Popolazione Vitale in grado di assicurare detta sopravvivenza potrebbe non essere superiore a 100 coppie, costituendo dunque un target di conservazione non irraggiungibile

Se il campione studiato in Sardegna fosse statisticamente rappresentativo – il che è tutto da dimostrare – la dimensione attuale del contingente insulare di Astore apparirebbe estremamente ridotta e insufficiente a garantirne la sopravvivenza anche nel medio termine. Una soluzione pratica – ma provvisoria – potrebbe essere quella di considerare un valore intermedio tra quello europeo (2,09) e quello sardo (1,67). In questo caso si otterrebbe una MVP pari a 500 individui, circa 170 coppie, che può considerarsi come idoneo target di conservazione a medio termine.

Minacce

In linea generale l’Astore sardo ha subito, come altri rapaci, la persecuzione diretta prima che entrassero in vigore le protezioni da parte della legislazione venatoria, e ancora oggi un pericolo importante è costituito dal bracconaggio, ancora purtroppo diffuso sull’isola. Più di altre specie di rapaci, tuttavia, l’Astore sardo ha subito in modo particolare la contrazione dell’habitat riproduttivo, circoscritto alle foreste mature d’alto fusto.

È molto probabile che anche le operazioni forestali condotte durante il periodo riproduttivo – inclusa la raccolta del sughero – influiscano ed abbiano influito molto negativamente sulla sottospecie. Senza contare che le stesse operazioni di rimboschimento non sono spesso sufficienti a ricreare l’habitat necessario per l’Astore sardo, in quanto questa necessita di boschi vetusti formati da alberi d’alto fusto sui quali costruire il nido.

In ordine di importanza, i principali fattori di minaccia per l’Astore sardo sono la perdita e il degrado dell’habitat, causato sia – soprattutto – dagli incendi, sia da operazioni di gestione forestale intensiva (comprese pratiche quali la costruzione di strade forestali e appunto la raccolta del sughero). Gli stessi birdwatcher possono causare involontariamente un certo disturbo alla sottospecie, mentre altri fattori di minaccia sono costituiti da persecuzione diretta e eventuali impatti contro le linee elettriche.

Nel caso dell’Astore sardo, tuttavia, è la mancanza di esatte informazioni su parametri demografici e riproduttivi della specie a causare di per sé una grande minaccia rispetto all’esigenza di mettere in campo adeguate azioni di tutela. Anche i fattori che influenzano la scelta dell’habitat andrebbero meglio approfonditi, insieme alle esigenze ecologiche ancora poco conosciute. 

Stato di salute

La popolazione di Astore sardo è distribuita in modo abbastanza omogeneo tra Sardegna e Corsica. L’Italia ospita quindi circa la metà della popolazione totale della sottospecie, attualmente stimata in 60-80 coppie (50-80 quelle censite in Corsica). Diverse le norme che lo proteggono, dalla Direttiva Uccelli alla Lista Rossa Nazionale, fino al Piano d’Azione Internazionale redatto appositamente per questa sottospecie.

Pur non essendo disponibili dati storici accurati, molto probabilmente la diminuzione della superficie occupata dai boschi in Sardegna nell’ultimo secolo ha influito molto negativamente sulla popolazione nidificante. La sottospecie infatti nidifica solitamente in foreste pure di leccio, oppure in foreste miste o pinete.

In Corsica, occupa querceti di almeno 60-80 anni, pinete centenarie e addirittura vecchie di quasi 150 anni nel casi del Pino laricio. In Sardegna si “accontenta” di boschi più giovani e di piantagioni di quercia da sughero, con il territorio di una coppia che può essere compreso in un’unica ampia foresta oppure includere più boschi frammentati.

Nel Parco Nazionale del Gennargentu – dove sono stati condotti studi abbastanza approfonditi sulla specie – l’Astore sardo nidifica tra fitte foreste di leccio miste a roverelle e castagni, ad un’altitudine compresa tra gli 800 e i 1000 metri. Studiati anche i parametri demografici e riproduttivi – relativamente però a un numero ridottissimo di nidificazioni accertate – con un tasso d’involo censito pari a 2,5 pulli per ogni coppia di successo.

Semaforo

La quantità e la qualità delle informazioni disponibili non consente di stabilire con esattezza se l’attuale popolazione di Astore di Sardegna sarà o meno in grado di sopravvivere autonomamente a lungo termine. Quel che è certo è che solo da un’adeguata tutela dell’habitat di nidificazione – le foreste ad alto fusto – potrà derivare un risultato positivo in termini di prospettiva. Già ridotte ai minimi termini, le foreste sarde andrebbero quindi tutelate e gestite attentamente partendo dalla conservazione dei boschi più maturi e delle piante più antiche.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* poco conosciuto sconosciuto
Popolazione scarsa cattivo
Habitat della specie locale riduzione o deterioramento inadeguato
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Per incontrarlo bisogna addentrarsi nel folto del bosco, e individuare le piante d’alto fusto dove tipicamente questo rapace costruisce il nido. Questo è il regno dell’Astore sardo, tra lecci, querce e pini centenari. Prima distanziato e incerto, poi sempre più incalzante, il canto dell’Astore sardo risuona in quel che resta delle grandi foreste del Gennargentu.