BALIA DAL COLLARE - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliBALIA DAL COLLARE

NOME SCIENTIFICO: Ficedula albicollis
 

Per fare un paragone con un mammifero, il piumaggio della Balia dal collare ricorda molto da vicino quello delle grandi otarie, se non fosse che qui tutta la varietà cromatica – per la verità bi-cromatica, bianco e nero – è concentrata in appena 13 cm, per un uccello che solitamente non supera i 10 g di peso. Bianco è il ventre, così come alcune macchie sulle ali, sulla coda e sulla parte centrale del capo, sotto agli occhi. Nero è tutto il resto, mentre il cosiddetto “collare” è chiaramente identificabile sul collo, dove le piume bianche proseguono anche sul dorso, circondando l’intero corpo…

Prospettive

Il mantenimento di vecchie piante rimane una priorità per la conservazione di questa e altre specie forestali che nidificano nelle cavità degli alberi. La prima indicazione utile per garantire un futuro a queste specie è dunque quella di diffondere pratiche di gestione forestale sempre più attente e sensibili alle esigenze ecologiche della fauna selvatica.

Ad oggi, per esempio, le massime densità della specie si rilevano in quelle aree protette – come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – dove il problema della salvaguardia delle vecchie piante è stato da tempo considerato una priorità. Qui, nelle faggete del Parco, sono presenti fino a 1,2 coppie ogni 10 ettari, anche 3 coppie nelle situazioni più favorevoli. Densità incoraggianti sono presenti anche sulle faggete dei Monti Reatini, a quote anche superiori – fino a 1.500 m – con circa 157-219 coppie stimate, pari a una densità di  2,8 coppie per km².

Non stupisce come densità importanti si rilevino soltanto laddove le pratiche di gestione forestale siano condotte nel rispetto delle esigenze ecologiche della specie, con particolare riferimento alla salvaguardia delle piante più vecchie. Un’alternativa è rappresentata dalla posa di cassette nido – anche se la loro dimensione e posizione può influenzare non poco l’esito della riproduzione – che può rappresentare una soluzione in grado di compensare parzialmente, a medio termine, la diminuzione di siti idonei per la specie.

In termini di Valore di Riferimento Favorevole (FRV), è utile distinguere due popolazioni, una appenninica e una alpina-prealpina. Ipotizzando tassi di mortalità medi pari al 60% il primo anno e al 45% successivamente, e considerando un successo riproduttivo attorno al 70% – nonché una vita massima pari a 12 anni e un numero medio di pulcini involati per coppia pari a 3,7 – si può stabilire una Minima Popolazione Vitale pari a 6mila individui, ossia 3mila coppie. Questa soglia, proposta come Valore di Riferimento Favorevole (FRV) è da intendersi valida sia per la popolazione alpina che per quella appenninica. Nei boschi d’alto fusto dell’Appennino centro-settentrionale, in particolare, occorre puntare al mantenimento di densità di almeno 2-3 coppie ogni 10 ettari in aree idonee.