BALIA DAL COLLARE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliBALIA DAL COLLARE

NOME SCIENTIFICO: Ficedula albicollis
 

Per fare un paragone con un mammifero, il piumaggio della Balia dal collare ricorda molto da vicino quello delle grandi otarie, se non fosse che qui tutta la varietà cromatica – per la verità bi-cromatica, bianco e nero – è concentrata in appena 13 cm, per un uccello che solitamente non supera i 10 g di peso. Bianco è il ventre, così come alcune macchie sulle ali, sulla coda e sulla parte centrale del capo, sotto agli occhi. Nero è tutto il resto, mentre il cosiddetto “collare” è chiaramente identificabile sul collo, dove le piume bianche proseguono anche sul dorso, circondando l’intero corpo…

Stato di salute

La Balia dal collare mostra uno stato di salute relativamente buono nell’intera Unione Europea, che ospita circa 150-360mila coppie della specie, una popolazione grossomodo stabile negli ultimi 40 anni. Il giudizio sulla popolazione comunitaria – pari a una frazione compresa tra il 5 e il 24% della popolazione continentale complessiva – è estendibile anche a scala pan-europea, che potrebbe ospitare anche 1,4-2,4 milioni di coppie della specie.

L’Italia, con una popolazione stimata pari a 2-4mila coppie, ospita una frazione pari a non più dell’1% di quella complessiva nidificante nell’Ue. Considerata stabile nell’ultimo decennio del Novecento, potrebbe essere in realtà in significativo decremento, essendo le stime più recenti state riaggiornate a non oltre 1.000-3.000 coppie.

Alla popolazione nidificante, particolarmente protetta in Italia dalla legislazione venatoria, si aggiunge poi ogni anno un congruo numero di individui in migrazione post-riproduttiva. I dati su ricatture e inanellamenti hanno mostrato una particolare abbondanza in autunno di individui provenienti da aree piuttosto circoscritte della Germania meridionale e del Baltico svedese.

Riguardo al contingente nidificante, sono probabilmente le fluttuazioni locali ma anche alcune estinzioni nelle zone marginali dell’areale a spiegare la stima oggi più contenuta sulla consistenza della popolazione. In Piemonte, per esempio, dove la decina di coppie stimate in provincia di Alessandria negli anni Ottanta sono praticamente scomparse. O in Val d’Ossola, dove non sono state più osservate in anni recenti coppie riproduttive ma solo pochi maschi cantori.