

BARBAGIANNI
NOME SCIENTIFICO: Tyto alba
Sin dal Medioevo, è pensiero comune che streghe e spiriti malvagi assumano la forma di questo rapace notturno, diffuso in gran parte del globo terrestre. Ma il volo leggero e silenzioso che nottetempo lo porta a sorvolare le campagne e il canto lugubre non devono trarre in inganno: il candido Barbagianni è infatti di grande utilità per l’uomo, e in particolare per gli agricoltori, grazie alla sua predilezione per piccoli mammiferi come topi, talpe e arvicole…
Stato di salute
Nonostante la popolazione nidificante europea di Barbagianni sia consistente, nel corso del ventennio 1970-1990 si è registrato un moderato declino. La quantità di individui si è invece mostrata stabile – o addirittura in aumento in diverse zone d’Europa – nel corso del decennio successivo. Tuttavia in vari Paesi europei la specie risulta in declino, tra cui anche la popolazione-chiave spagnola. Fattori che contribuiscono a disegnare un quadro generale di difficoltà per la specie negli anni più recenti.
Per il momento, la Lista Rossa Nazionale considera la specie “a più basso rischio”, mentre ne è proibita la caccia ai sensi della legislazione venatoria (157/92). La popolazione europea è compresa tra le 11mila e le 220mila coppie riproduttive. Si stima che circa i due terzi del totale siano concentrati in Francia e Spagna. La popolazione italiana è invece compresa tra 6mila e 13mila coppie. Nei Paesi europei, il successo riproduttivo è piuttosto alto, se paragonato a quello registrato nel nostro Paese.
In Italia, la specie è localmente stabile, anche se in decremento, e sul lungo periodo risente di fluttuazioni in relazione all’abbondanza di prede e alle caratteristiche meteoclimatiche degli inverni. É presente nelle regioni biogeografiche alpina, continentale e mediterranea, soprattutto a quote inferiori ai 400-500 metri, nonostante la si possa sporadicamente ritrovare anche a quote superiori (in genere fino a 700-800 metri). In Italia vive anche a quote più elevate, fino a 900-1.000 metri su Alpi e Appennini e addirittura fino a 1.500 metri in Sicilia.
Nelle regioni alpina e continentale la popolazione appare in declino, tanto sulle Alpi quanto in Pianura Padana. In particolare, declini si sono registrati nel Pavese, già tra il 1963 e il 1977, così come a Roma, all’interno del Grande Raccordo Anulare, nel corso degli anni ’90, quando erano stimate sole 15-20 coppie. Nel corso dello stesso decennio, si sono poi verificate totali scomparse in provincia di Biella e Brescia. Sono attualmente stimate 50-500 coppie in Piemonte, 500-1.500 coppie in Toscana, 4-5mila coppie in Sicilia.
In provincia di Roma, la specie è concentrata in contesti urbani e suburbani e in aree edificate; ma può facilmente sostare anche in boschi decidui e in aree archeologiche in contesti urbani e zone limitrofe. Nei contesti rurali, si concentra nelle aree agricole, in boschi decidui e in boschi di conifere. In Puglia, è piuttosto frequente la nidificazione sulle parti più basse delle pareti rocciose nelle gravine.