BERTA MAGGIORE - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliBERTA MAGGIORE

NOME SCIENTIFICO: Calonectris diomedea
 

È l’alba. La luce inizia a rischiarare la nera roccia lavica dell’isola di Linosa. Gli adulti di Berta maggiore lasciano la colonia e riprendono il mare in cerca di cibo, mentre i pulcini, dall’aspetto rotondo e coperti da un folto piumaggio marrone scuro, rimangono dentro le grotte in attesa che i genitori tornino, notte dopo notte…

 

Ordine: Procellariformi  Famiglia: Procellariidae

Specie simbolo del Mar Mediterraneo, la Berta Maggiore può raggiungere i 50 cm di lunghezza, per 600 grammi di peso. Dall’aspetto simile a un piccolo Albatross, la Berta presenta un piumaggio bruno sul dorso, che sfuma verso il bianco sul collo e ventre. La testa si presenta grigio chiara. .

Due le sottospecie principali: la Calonectris  diomedea borealis , che nidifica nell’Atlantico – celebre la colonia presente alle Isole Azorre – e la Calonectris  diomedea diomedea , tipica del  Mediterraneo, le cui colonie più importanti si trovano in Sardegna, alle Tremiti e nell’isola di Linosa, nell’Arcipelago delle Pelagie che contiene la seconda popolazione più importante del Mediteraneo.

La Berta Maggiore può essere definita a tutti gli effetti un uccello marino. Pur nidificando sulla terraferma, infatti, la Berta trascorre gran parte del proprio tempo in mare aperto, dove si trovano le più importanti “aree di foraggiamento” per questa specie, ossia zone ad alta concentrazione di pesce dove la Berta si procura il cibo. Anche durante l’allevamento dei pulcini  gli adulti di Berta maggiore compiono ogni giorno lunghissimi viaggi, coprendo anche l’intera distanza che separa Linosa dalla costa tunisina.

Al rientro in colonia, prima di posarsi sulla terraferma, le berte “atterrano” sull’acqua, a poca distanza dalla costa. È in questa fase che osservarle può essere allo stesso tempo facile e affascinante. Con un po’ di fortuna, si potrà infatti ammirare il cosiddetto ”rafting”, un termine che indica il comportamento degli uccelli quando sono posati in acqua.

Il nido delle berte è tipicamente costruito in piccole cavità, su rocce vulcaniche appuntite. Una volta tornati al nido, gli adulti rigurgitano il cibo raccolto in mare e alimentano i propri pulcini.. La stagione riproduttiva dura da maggio a ottobre. In inverno, le berte lasciano le coste italiane per raggiungere addirittura il Sud dell’Atlantico, nell’emisfero australe.

Prospettive

Essendo la specie coloniale non è possibile fissare una soglia al di sopra della quale la Berta maggiore può considerarsi al sicuro dal rischio estinzione nei prossimi decenni. Non è possibile, in altre parole, fissare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), anche se, grazie agli studi approfonditi effettuati sulla specie, è possibile procedere ad alcune considerazioni di dettaglio che riguardano in modo particolare la popolazione italiana.

Anzitutto, è stato dimostrato come le popolazioni di berte che nidificano in Italia mostrano, fortunatamente, una consistenza numerica abbastanza stabile negli ultimi anni, nonostante il potente declino che si è verificato fino al 1990 in Italia come in altri Paesi d’Europa. Merito anche degli interventi di conservazione messi in atto in questi anni – per esempio la derattizzazione – che si sono dimostrati abbastanza efficaci per fronteggiare adeguatamente le minacce che pesano sul destino della Berta maggiore.

Diverse, infatti, sono le azioni di sistema che si possono mettere in atto per prevenire un ulteriore declino delle popolazioni di Berta maggiore nel nostro Paese. Prima minaccia evitabile, naturalmente, il disturbo umano, grazie all’istituzione di apposite aree protette o riserve integrali, almeno per quanto riguarda le colonie più importanti (Linosa in primis). Anche una maggiore sensibilità da parte dei turisti potrebbe fare molto per evitare di arrecare disturbo alle colonie, specialmente durante l’estate, quando le berte si riproducono, dunque il periodo più delicato per la conservazione della specie.

Anche il fenomeno della predazione delle uova può essere fronteggiato con successo. Per esempio, un progetto di contenimento del Ratto nero nell’Isola di Zannone – la più settentrionale delle Isole Pontine – ha portato dallo zero al 100% il successo riproduttivo della piccola colonia di berte presente. I dati, del resto, parlano chiaro: a fronte di un successo riproduttivo medio che varia tra 0,63 e 0,83 piccoli per ogni uovo deposto (con un successo di sopravvivenza dei piccoli superiore al 90%) in zone non infestate dai ratti neri, si assiste a un tasso di schiusa pari allo zero nelle aree ad alta consistenza di predatori. Per questo tenere al riparo le colonie italiane più importanti dall’eccessivo proliferare di predatori terrestri rappresenta un fattore determinante per la conservazione di questa specie nel nostro Paese, il cui stato di conservazione attuale, nonostante i progetti realizzati e le azioni messe in campo in questi anni, risulta tuttora inadeguato per garantire nel medio lungo periodo la sopravvivenza della Berta maggiore in Italia.

Minacce

La Berta maggiore predilige i mari caldi che si trovano nella zona temperata o subtropicale. Costruisce il nido sulla costa, o più spesso su isole, isolotti e terreni disabitati lontani anche diversi chilometri dalla terraferma. I nidi sono di solito costruiti in cavità naturali tra le rocce, ma occasionalmente la Berta può scavare il nido anche nella terra o nella sabbia.

Come è facile intuire, le più importanti minacce per la Berta maggiore si trovano a terra, dove gli esemplari tornano, solitamente, durante la notte. Tra i fattori di minaccia più comuni sono da ricordare la predazione delle uova o dei piccoli – la minaccia più importante è costituita dalla presenza di ratti, ma anche i gabbiani possono rappresentare un pericolo – e il disturbo da parte dell’uomo.

Le statistiche evidenziano infatti il prelievo illegale di migliaia di uova l’anno in Sicilia, con un impatto notevole dovuto al turismo estivo a causa delle imbarcazioni da diporto che inseguono i gruppi in mare durante il rafting. Altre attività umane che incidono negativamente sulla vita della Berta maggiore sono la pesca a strascico e la pesca con reti derivanti.

Anche i cambiamenti climatici possono rappresentare una minaccia importante: gli esperti hanno infatti individuato una correlazione significativa fra il tasso di sopravvivenza delle berte e il verificarsi di particolari situazioni climatiche. Come tutte le specie pelagiche, la Berta soffre in modo particolare per eventuali variazioni nelle correnti oceaniche, che possono causare un riscaldamento o un raffreddamento anomalo delle acque.

Stato di salute

Tra il 1970 e il 1990 si è assistito in tutta Europa a un forte declino delle popolazioni di Berta maggiore. Dopo un decennio di ulteriore – seppur moderato – declino tra il 1990 e il 2000, la popolazione si è stabilizzata attorno alle 260-280mila coppie (stima a livello di Unione europea, che include tra il 96 e il 97% della popolazione complessiva e almeno tre quarti della popolazione globale).

Gli studi evidenziano, per l’Italia, una popolazione stimata di 15-18mila coppie, stabile tra il 1990 e il 2000. Grande è la responsabilità del nostro Paese per la conservazione della specie. Pur essendo molto difficile – per gli uccelli in generale e per quelli marini in particolare – tenere conto dei confini nazionali per mettere in campo censimenti o azioni di tutela, è stato stimato che almeno la metà della popolazione mediterranea nidifichi e si riproduca in Italia, nel Canale di Sicilia. Da qui l’importante ruolo del nostro Paese per assicurare un futuro alla Berta maggiore.

Oltre alle isole Pelagie e alla Sardegna – dove si trovano i gruppi più consistenti – in Italia la Berta maggiore è presente nell’Arcipelago Toscano, nelle altre isole del Canale di Sicilia (Pantelleria, Lampedusa, Lampione) e alle Isole Tremiti al largo della costa pugliese. Alcune coppie sono state osservate anche nell’Arcipelago delle Isole Ponziane (isola di Zanone). Tuttavia, e nonostante i grandi passi avanti compiuti in questi anni, gli esperti non dispongono ancora di dati completi sulle popolazioni italiane. Fa eccezione l’importantissima colonia di Linosa, dove nidificano oltre 10mila coppie: una popolazione dalla consistenza numerica abbastanza stabile negli ultimi anni.

Semaforo

Pur se abbastanza stabile negli ultimi anni – dopo un largo declino proseguito fino al 1990 – la popolazione italiana di Berta maggiore si trova attualmente in uno stato di conservazione non soddisfacente. Particolarmente esposte a tutta una serie di minacce – su tutte la predazione da parte del Ratto nero – le colonie più importanti devono essere preservate da ogni forma di disturbo umano e difese dall’eccessiva presenza di predatori terrestri.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* probabilmente stabile favorevole
Popolazione probabilmente stabile favorevole
Habitat della specie degradato dalla presenza del Ratto nero cattivo
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Più acuto quello del maschio, più grave quello della femmina, il canto della Berta può apparire all’orecchio umano affascinante e inquietante allo stesso tempo. Udibile anche dal mare, si dice che sia proprio il canto delle berte ad aver dato origine, nell’antichità, al mito delle sirene.