BIGIA PADOVANA - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliBIGIA PADOVANA

NOME SCIENTIFICO: Sylvia nisoria
 

La più grande della famiglia dei Silvidi, la Bigia padovana, nonostante il nome comune italiano che l’associa a un’area locale iper-circoscritta, nidifica in realtà nell’intera Europa, Turchia settentrionale, Russia europea, Caucaso. Piuttosto difficile da osservare, ama starsene nascosta nel fitto dei cespugli, alla ricerca di cibo o di un riparo. Tra le caratteristiche di questa specie, c’è quella di essere piuttosto “tardiva”, raggiungendo per ultima i siti di nidificazione, non prima della metà di maggio, per poi andarsene abbastanza presto, già durante i primi acquazzoni d’agosto…

Prospettive

In aree idonee la Bigia padovana raggiunge densità notevoli, anche 10-12 coppie ogni 100 ettari. Purtroppo, solo alcune zone di bassa collina tra Bresciano, Veronese e entroterra vicentino mostrano una buona disponibilità di questo tipo di ambienti, formati da cespugli, alberi, lunghi filari di siepi, altrove distrutti quasi completamente per fare posto all’agricoltura intensiva.

Il risultato è una presenza relativamente abbondante in aree ristrettissime, a cui fa da contrasto, al di fuori di alcuni siti, una totale assenza della Bigia padovana o una popolazione ridotta a poche decine – o addirittura unità – di coppie. Uno scenario che imporrebbe considerazioni diverse in termini di Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per ognuna delle micro-popolazioni censite.

Ciononostante, la scarsità di dati sulla specie impone di considerare come unica la popolazione italiana. Con ragionevole margine di approssimazione, e utilizzando dati medi di produttività (2,4 giovani involati per coppia di successo), mortalità attorno al 50-55% e vita massima attorno ai 12 anni è possibile fissare la soglia della Minima Popolazione Vitale (MVP) a circa 8mila individui, pari a 4mila coppie, e proporre questa come FRV.

Per arrivare a questa conclusione risultano significativi anche i dati storici in possesso degli studiosi. La distribuzione certamente più ampia della specie in passato, sia in termini di consistenza che di areale, permette di accrescere la capacità portante degli habitat di presenza di almeno 1,5 volte, arrivando appunto a una MVP di 8mila individui.

In aree vincolate, il raggiungimento di densità pari anche a 5-6 coppie ogni 10 ettari appare un target di conservazione ragionevole. In aree solo parzialmente idonee o non gestite secondo criteri “conservazionistici” andrebbero comunque raggiunte o mantenute densità non inferiori alle 12 coppie ogni 100 ettari su scala locale, 10-20 coppie ogni km quadrato su scala di comprensorio. Attualmente, tali valori sono raggiunti solo in un numero ristrettissimo di siti, mentre in altre aree anche potenzialmente idonee la specie risulta presente solo in modo irregolare e ampiamente frammentato.