CALANDRELLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCALANDRELLA

NOME SCIENTIFICO: Calandrella brachydactyla
 

Assente dall’Europa settentrionale, la Calandrella è un Passeriforme tipicamente mediterraneo. Trascorre in Africa l’inverno. Solo con l’arrivo della stagione riproduttiva alcune decine di migliaia di coppie raggiungono l’Italia centrale e meridionale e, più localmente, settentrionale. L’arcigno sopracciglio bianco campeggia sul capo striato, dal colore prevalentemente rossiccio. Abile in volo, grazie alla lunga coda, predilige le vaste pianure alluvionali, ricche di granaglie e soprattutto di insetti, parte fondamentale della dieta di questo uccello durante l’allevamento dei pulcini…

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Alaudidae

Come dice il nome stesso, la Calandrella è un uccello di piccola taglia, particolarmente legato agli ambienti aperti e semi-aridi, dove costruisce il nido. In Italia abita vaste porzioni della parte centro-meridionale (e insulare) della Penisola, con una popolazione ridotta ma comunque significativa stabilmente insediata nella Pianura Padana.

Migratore, questo uccello trascorre gli inverni nel continente africano. Netto il legame tra la Calandrella e gli ambienti aperti, mentre l’abitudine da parte di questo uccello di nidificare direttamente a terra lo rende particolarmente esposto a tutta una serie di minacce, in particolare i predatori terrestri come volpi, cani e gatti.

Abile e veloce in volo grazie alla coda relativamente lunga, la Calandrella evita tutte quelle aree con vegetazione troppo fitta in grado di ostacolarne il volo, mentre sembra preferire sia le estese praterie – a pascolo o incolte – sia i campi coltivati o, talvolta, i complessi industriali dismessi o comunque i residui degradati di attività umane. Un’ottima adattabilità che comunque non può prescindere dalla disponibilità di ampi ambienti pseudosteppici o seminativi misti estensivi che risultano l’habitat ottimale per questa specie.

Diverse le sottospecie di Calandrella nidificanti tra Europa e Asia, dalla sottospecie nominale – presente nell’Europa meridionale e localmente sulle coste nordafricane – a altre sottospecie endemiche di Nordafrica, Siria, Caucaso e Iran, fino alle steppe del Volga, alla Cina e alla Mongolia. Una particolare sottospecie di questo Passeriforme è addirittura presente in Tibet e Cina centrale.

Prospettive

Purtroppo, non sono noti dati di dettaglio sulla biologia riproduttiva della specie. Diversi invece gli studi condotti sulla densità riscontrata a livello locale. A Parma, per esempio, nei greti fluviali idonei la densità riscontrata è risultata pari a 2 coppie per km quadrato. Nei coltivi toscani – per esempio in provincia di Pisa – le densità rilevate hanno raggiunto la cinquantina di coppie ogni 50 km quadrati. Buone le densità in Basilicata, fino a 3-5 coppie ogni 10 ettari, mentre in Puglia si è passati dalle quasi 5 coppie per km “lineare” rilevate nel 2004 alle appena 1,79 censite nel 2006.

Sulla base di questi dati, è possibile proporre la soglia di 10 coppie nidificanti ogni 10 ettari quale Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie su scala locale, senza pretendere di raggiungere valori “ottimali” quali quelli riscontrati nella Camargue francese, dove la densità riscontrata è almeno doppia in un’area pari a soli 6 ettari. Su scala di comprensorio, una densità pari a 20 coppie per km quadrato può essere ritenuta accettabile per aree favorevoli alla specie, non meno di 2 coppie per quelle solo parzialmente favorevoli.

Mantenere integri gli ambienti pseudo-steppici residui presenti nel nostro Paese rappresenta un’indicazione prioritaria per il raggiungimento di questi target. Anche i seminativi misti – specie nell’Italia centrale e meridionale – andrebbero tutelati disincentivando il passaggio a monocolture intensive.

Su scala locale, in aree idonee alla specie, la densità non dovrebbe comunque scendere mai al di sotto delle 3-4 coppie ogni 10 ettari. Questo per garantire la persistenza a lungo termine di una specie che attualmente appare in uno stato di conservazione estremamente precario nel nostro Paese, come risulta dai dati generali orientati alla contrazione sia delle popolazioni sia dell’areale distributivo.

Minacce

La Calandrella è ampiamente legata agli ambienti aperti, pseudo-steppici e seminativi coltivati in modo non intensivo. È evidente come la principale minaccia per questa specie sia rappresentata da un lato dalla conversione dell’agricoltura estensiva in agricoltura intensiva; dall’altro, da cambiamenti d’uso del suolo volti a rendere produttive aree precedentemente incolte.

Un tipo particolare di minaccia per la Calandrella è rappresentato dalla regimazione dei fiumi, che rendono inospitali – interrompendo i processi idrogeologici tipici di queste aree “limite” – i greti dei fiumi, altrimenti luogo ideale per la costruzione del nido. A seconda dell’area d’Italia considerata, appaiono comunque abitudini diversificate: dalla Lombardia, dove la micro-popolazione del Serio occupa la piana alluvionale con vegetazione rada di tipo steppico, al Veneto, dove invece la specie appare legata alla presenza di terreno sabbioso nelle aree coltivate a tabacco.

La preferenza per alvei di fiumi e torrenti torna si evidenzia sia in Emilia-Romagna (provincia di Parma) che in Basilicata, mentre nelle Marche la specie predilige pascoli anche di media e alta quota. Infine la Toscana, dove può essere localmente abbondante nelle aree coltivate, pressoché assente negli alvei dei fiumi.

Al di là di queste abitudini diversificate – con il minimo comune denominatore della presenza di ampi ambienti aperti – risulta netta la minaccia costituita per la specie da parte di alcuni predatori. Volpi, cani, gatti, ma anche serpenti – e occasionalmente pure il calpestio del bestiame al pascolo – possono causare la parziale o totale perdita delle covate, mentre localmente, soprattutto nelle aree in cui la specie predilige gli alvei dei fiumi, l’eccessivo disturbo antropico causato da passaggio di fuoristrada o motocross può influenzare negativamente la presenza della specie.

Stato di salute

La specie risulta vulnerabile sia su scala comunitaria sia a livello continentale. Ampiamente documentato è il largo declino subito dalle popolazioni di Calandrella tra il 1970 e il 1990, proseguito anche negli ultimi anni del Novecento.

Attualmente, la popolazione nidificante nell’Ue è stimata tra 2,2 e 2,7 milioni di coppie, pari al 19-30% della popolazione continentale complessiva – che potrebbe raggiungere i 14 milioni di coppie – e a meno di un quarto di quella globale. Tra 15mila e 30mila coppie, secondo i rilevamenti più aggiornati, vivono e nidificano in Italia, con andamento in linea con il quadro comunitario, dunque orientato al decremento anche tra il 1990 e il 2000.

Protetta in Italia dalla legislazione venatoria, la popolazione nazionale di Calandrella non supera l’1% di quella compresa nell’Unione Europea. Al contingente nidificante si aggiunge un gruppo di individui migratori – che passano dall’Italia dopo la fase di svernamento – avvistati prevalentemente negli ambienti costieri e provenienti in massima parte dal Nord Africa.

La popolazione italiana autoctona appare comunque in generale calo. Al margine dell’areale distributivo si evidenzia in particolare una notevole instabilità della specie, con estinzioni locali nel corso del XX secolo. Le proporzioni assunte dal fenomeno sono tali da non poter essere compensate da locali situazioni di stabilità o moderato incremento. Relativa stabilità è stata in particolare mostrata da alcune popolazioni significative dell’Italia settentrionale, sullo Scrivia e in provincia di Parma, mentre altrove – ad esempio in Sicilia – si è assistito a un certo decremento numerico accompagnato a una lieve contrazione di areale.

Semaforo

La Calandrella è sempre meno diffusa nel nostro Paese. Diverse zone dell’Italia centrale e meridionale, che un tempo vedevano una presenza abbondante di coppie nidificanti, hanno conosciuto un decremento consistente per tutto il XX secolo, di pari passo con l’affermarsi dell’agricoltura intensiva. Anche molti degli ambienti aperti un tempo tipici del nostro Paese sono stati occupati o da monocolture o conquistati dalle aree urbane in espansione. Una generale contrazione di habitat che ha confinato la specie nelle poche aree rimaste idonee, mentre locale stabilità o incremento non riescono a compensare una situazione generale chiaramente orientata al declino.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* in contrazione cattivo
Popolazione in calo cattivo
Habitat della specie presumibilmente in diminuzione cattivo
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Cortissimo e piuttosto “secco”, il canto della Calandrella è composto da brevi e ripetute sequenze di suoni. Nella stessa sequenza, ad aspri e ruvidi richiami possono alternarsi “note” più melodiche, non di rado emesse come “controcanto” – o addirittura imitazione – dei richiami di altri uccelli che la Calandrella percepisce nell’ambiente circostante.