CANNARECCIONE - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliCANNARECCIONE

NOME SCIENTIFICO: Acrocephalus arundinaceus
 

Sono i maschi del Cannareccione a partire per primi dall’Africa sub-sahariana verso le aree di nidificazione. In questo modo si assicurano la possibilità di scegliere le zone migliori in cui stabilirsi. Le femmine li raggiungeranno in un secondo momento, cercando di accaparrarsi il partner meglio piazzato. Le ritardatarie, pur di sistemarsi anch’esse in un territorio vantaggioso, accettano il ruolo di “femmine satellite”. Si accoppieranno così con un maschio, ma dovranno occuparsi da sole della costruzione del nido e della cura dei pulcini…

 

Ordine: Passeriformes       Famiglia: Sylviidae

Il Cannareccione, come la “cugina” Cannaiola comune, si distribuisce quasi esclusivamente negli ambienti palustri e umidi. Cerca riserve d’acqua all’interno di una fitta vegetazione ripariale, nei pressi di fiumi, stagni, fossi, canali e laghi. Di norma predilige stazionare in un’area più vicina possibile all’acqua, che viene periodicamente inondata o stabilmente sommersa. Tra i diversi tipi di vegetazione, nel periodo della riproduzione preferisce gli alti canneti, che a volte sono affiancati da alcune specie elofitiche (cioè piante con apparato radicale costantemente sommerso dall’acqua) o arbustive.

La specie si distribuisce tra Europa continentale e mediterranea, anche se le più alte densità di individui si incontrano nelle pianure europee, e in modo particolare nella parte orientale del continente. L’area di svernamento prediletta è costituita dai territori dell’Africa subsahariana. Il contingente italiano raggiunge le maggiori densità nella Pianura padana, soprattutto quella orientale. In porzioni minori è presente anche nelle regioni tirreniche e adriatiche centro-settentrionali. Nelle regioni insulari e meridionali e nei comprensori appenninico e alpino la presenza della specie si riduce ulteriormente.

Il Cannareccione è uno dei Passeriformi di palude di maggiori dimensioni: raggiunge i 19 centimetri di lunghezza e i 30 grammi di peso. La parte superiore del corpo si presenta di colore bruno-fulvo, mentre quella inferiore è di tonalità biancastra, fatta eccezione per il sottocoda e i fianchi, che riprendono la colorazione del dorso. Il becco è lungo e robusto, le zampe sono grigie. Caratteristica della specie è il sottile e ben marcato sopracciglio e una corta cresta di piume sul capo. La specie si nutre principalmente di insetti, ragni e piccoli invertebrati e, in autunno, arricchisce la propria dieta con le bacche.

La stagione riproduttiva del Cannareccione coincide con il mese di maggio. Luoghi prediletti per la nidificazione sono le aree palustri, i laghi e le rive dei fiumi. Il nido viene ancorato a 3-5 canne e presenta una forma a coppa allungata, con una parte interna che raggiunge i 15 centimetri di profondità. Qui la femmina depone dalle 3 alle 6 uova di colore blu-verdastro, che vengono covate per circa due settimane.

Prospettive

Il Cannareccione è una specie ben monitorata, e sufficientemente approfonditi risultano i dati sulla sua distribuzione. Numerose informazioni sono disponibili anche riguardo alle densità riproduttive delle popolazioni. Maggiormente carenti risultano invece i dati su successo riproduttivo e parametri demografici.

Le informazioni a disposizione sono comunque sufficienti per stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), vale a dire il numero di coppie necessarie per garantire la sopravvivenza della specie nel medio-lungo periodo. Un valore che, per quanto riguarda il Cannareccione, si attesta sulle 10 coppie ogni 10 ettari di canneto, una densità che, in ambienti “ottimali” per la specie, può raggiungere valori anche superiori.

In diverse regioni italiane, la specie risulta in contrazione di areale e generale decremento numerico. Tale fenomeno è principalmente legato alla distruzione e trasformazione delle zone a canneto, habitat prediletto dal Cannareccione per la nidificazione. Nonostante questo, la popolazione risulta almeno in parte preservata grazie allo stato di protezione accordato a diverse zone umide nel corso degli ultimi decenni.

In conclusione, la sopravvivenza della specie è indissolubilmente legata alla presenza di ampi canneti ed è per questo che la densità della popolazione dipende direttamente dalla gestione delle aree umide. È quindi auspicabile, soprattutto durante il periodo della riproduzione, limitare i tagli del canneto e promuovere attività di ripristino degli ambienti consoni alla nidificazione. È inoltre necessario ridurre la captazione indiscriminata delle acque che causa spesso il prosciugamento delle zone umide in un periodo particolarmente vulnerabile per questa e le altre specie legate a questi ambienti.

Minacce

Prediligendo quasi esclusivamente i giuncheti allagati, il Cannareccione presenta una distribuzione piuttosto frammentata, andando a coprire gli ambienti palustri idonei, aree che stanno subendo da diversi anni una continua contrazione. Nel periodo della riproduzione, la specie ricerca canneti di non recente formazione, accompagnati da arbusti e piante dalle radici costantemente sommerse dall’acqua. Normalmente i cannareccioni non superano zone poste oltre i 400 metri d’altitudine, scegliendo anche aree lungo canali di bonifica e, in generale, corsi d’acqua.

In prossimità dei canneti, solitamente occupa la porzione più vicino all’acqua, periodicamente allagata, ma stabilmente semisommersa. In alternativa lo si può anche trovare nelle vicinanze di ex-cave allagate, bacini di espansione e lanche fluviali (alvei storici dei fiumi il cui corso principale risulta deviato per cause naturali o intervento da parte dell’uomo). La specie ha una predilezione particolare per i canneti estesi, allagati e piuttosto fitti, mentre in quelli più radi si presenta in percentuali minori.

Sono dunque richieste, per i cannareccioni, condizioni ambientali assai precise. Non a caso, la principale minaccia per la specie è costituita da una riduzione dei territori prescelti per la riproduzione: il decremento più sensibile della popolazione si è infatti registrato in conseguenza del taglio dei canneti. Allo stesso modo, hanno inciso le attività di distruzione e alterazione delle zone umide, la meccanizzazione delle pratiche agricole e la riduzione degli artropodi, piccoli invertebrati che costituiscono una preziosa fonte di cibo per la specie.

Ma non sono solo le alterazioni ambientali ad opera dell’uomo a costituire una minaccia per la conservazione della popolazione: a causa di sensibili trasformazioni che hanno interessato i principali siti di svernamento e di transito migratorio, è diminuito il numero di individui nidificanti. Questo rappresenta una seria minaccia in quanto incide profondamente sull’attività riproduttiva.

Stato di salute

Secondo il rapporto BirdLife International del 2004 la specie è da considerarsi in stato di conservazione sicuro, essendo stabile in tutto il continente europeo. Il Cannareccione non è inserito nella Lista Rossa Nazionale ma, ai sensi della legislazione venatoria, in Italia risulta specie protetta e dunque non cacciabile.

Nel decennio tra il 1990 e il 2000 alcune popolazioni europee, tra cui quella greca e quella turca, hanno registrato un decremento, ma le popolazioni chiave dell’Europa orientale (Russia, Ucraina e Romania) risultano stabili. La popolazione nidificante dell’Unione europea è stimata in 402mila-762mila coppie e costituisce il 26-27% di quella europea, la cui portata è pari a 1,5-2,9 milioni di coppie complessive. A sua volta la popolazione continentale corrisponde a una frazione compresa tra il 25% e il 49% di quella globale.

Si stima che siano 20mila-40mila le coppie nidificanti in Italia, in decremento nel decennio tra il 1990 e il 2000. Un contingente comunque corposo, che costituisce circa il 5% della popolazione nidificante dell’Unione europea e una frazione leggermente superiore all’1% di quella continentale complessiva. In Italia il Cannareccione è migratore regolare e nidificante; si concentra principalmente nel Centro-Nord, in particolare nell’area della Pianura padana. In Lombardia, la popolazione è stimata in 1.500-3.000 coppie, con andamento medio annuo in diminuzione. A Brescia, le coppie fluttuano tra le 60 e le 100, mentre a Mantova, sul Lago Superiore, nei primi anni Ottanta erano stimate 100-150 coppie.

La popolazione del Lago di Fimon, in provincia di Vicenza, in un decennio si è quasi dimezzata a causa di una contrazione della superficie a fragmiteto (canna di palude). A Treviso, tra il 2003 e il 2006, sono state censite 10-20 coppie, mentre nella provincia di Trento la popolazione è stimata in meno di 50 coppie, in diminuzione nell’ultimo ventennio. A Parma, la popolazione risulta in aumento dalla fine degli anni Ottanta, mentre a Rimini la distribuzione sembra essere fortemente legata alla presenza di aree umide. In Toscana, negli anni Novanta, erano stimati 1.500-3.000 maschi, mentre in Molise, nello stesso periodo, erano censite 800 coppie in decremento. In Sardegna, a metà anni Novanta, risultavano alcune centinaia di coppie, mentre in Sicilia le 50 coppie presenti negli anni Ottanta sono aumentate a 200 nel decennio successivo.

Semaforo

La popolazione italiana di Cannareccione risulta in decremento in alcune regioni a causa del degrado o della distruzione delle zone umide e, in particolare, dei canneti. Per questo lo stato di conservazione della specie non può dirsi, nel complesso, adeguato, anche se il trend delle popolazioni mostra un andamento sostanzialmente stabile, nel nostro Paese, grazie alle sempre più numerose opere di tutela e conservazione degli habitat palustri.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile favorevole
Popolazione in alcune aree in diminuzione inadeguato
Habitat della specie in alcune aree in diminuzione inadeguato
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni 

Canto

Quando intona il suo canto, il Cannareccione è solito rivolgere il becco verso l’alto, arruffando le piume che gli circondano il capo. Posato sulla sommità di canne e steli, emette una lunga serie di suoni, alcuni gracchianti e altri più squillanti: una melodia piuttosto ripetitiva e, al tempo stesso, armoniosa.