CICOGNA NERA - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCICOGNA NERA

NOME SCIENTIFICO: Ciconia nigra
 

In armonia con il luogo comune, la Cicogna nera è una Cicogna rara, anzi, rarissima. In Italia, le pochissime coppie presenti – per la verità la specie nidifica nel nostro Paese solo a partire dal 1994 – sono confinate in Piemonte, mentre solo in tempi più recenti è stata accertata la nidificazione certa di Cicogna nera anche in Calabria e Basilicata. A dispetto del nome che porta, la Cicogna nera presenta alcune penne biancastre sul ventre. Nulla di importante, ma quanto basta per fare da contrasto al resto del piumaggio, insieme a becco e lunghe zampe rosso fuoco…

 

Ordine: Ciconiiformes   Famiglia: Ciconiidae

La Cicogna nera è un uccello dalle dimensioni notevoli: solo leggermente più piccola della “cugina” Cicogna bianca, può raggiungere i 3 kg di peso, per una lunghezza di poco inferiore al m e un’apertura alare in grado di raggiungere anche i 200 cm. Risaltano le lunghissime zampe rosse, e rosso anche è il becco, e il contorno degli occhi. Nero è invece il piumaggio, contrastato da sfumature più chiare sul ventre, dove spiccano alcune piume biancastre.

Rarissima in tutta Europa, la Cicogna nera è ancor più rara in Italia, dove nidifica stabilmente solo da poco più di 15 anni. Pochissime, peraltro, le coppie censite, principalmente concentrate in Piemonte, mentre più di recente sono state accertate nidificazioni anche più a sud, tra Lazio, Basilicata e Calabria.

Specie prevalentemente forestale, la Cicogna nera predilige boschi maturi e poco disturbati, con ampia presenza di corsi d’acqua, stagni, paludi, praterie umide. Una specie dalle esigenze ecologiche particolarmente complesse, dunque, che necessità di grandi alberi – e occasionalmente pareti rocciose – per nidificare, e allo stesso tempo di vasti ambienti umidi in cui procacciarsi il cibo, costituito prevalentemente da pesci, anfibi e rettili.

A parte il modestissimo contingente italiano, la specie è presente – con una distribuzione comunque limitata – nell’Europa occidentale, e segnatamente nelle porzioni centrali e orientali della regione iberica, che ospitano le popolazioni più importanti. In Europa centro-orientale la Cicogna nera si comporta come migratore, mentre le popolazioni spagnole denotano un comportamento più sedentario. L’Italia, che per molti individui rappresenta solo un luogo di passaggio per raggiungere i quartieri di svernamento, vede negli ultimi anni una presenza sempre più consistente di individui svernanti.

Prospettive

Attualmente, la popolazione italiana nidificante consta di pochissime coppie, localizzate in Piemonte, Lazio, Basilicata e Calabria. La specie, peraltro, non si riproduce ogni anno in tutte le regioni. Ciononostante, il trend appare positivo, trattandosi di una specie presente da pochi anni. A mostrare una buona continuità, in termini di successo riproduttivo, è ad esempio la popolazione presente in Basilicata, mentre il contingente piemontese, il più “numeroso”, si è riprodotto ad annate alterne, così come le coppie censite nel Lazio e in Calabria.

Impossibile, dati questi parametri, avventurarsi nella formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), anche considerando che una colonizzazione così recente impedisce di per sé la formulazione di previsioni accurate sul medio e lungo periodo. Piuttosto monitorato è invece il trend delle popolazioni, grazie agli sforzi di numerosi volontari, riuniti un vero e proprio gruppo di lavoro: il “GliCiNe” (Gruppo di lavoro Italiano sulla Cicogna nera)..

La prima indicazione utile di conservazione è dunque data dalla necessità di proseguire questo tipo di monitoraggio, per comprendere l’evoluzione dei contingenti nidificanti e individuare eventualmente nuovi siti di presenza. Parallelamente al monitoraggio delle micro-popolazioni sinora note, si rende naturalmente necessaria la tutela dei siti di nidificazione accertata da ogni forma di disturbo umano, limitando ove possibile i fattori di minaccia rappresentati, per esempio, dalla presenza di cavi aerei fonte importante di mortalità diretta per la popolazione italiana ed europea..

Potenzialmente devastanti, poi, anche se estranee al nostro Paese, appaiono le condizioni riscontrate nei siti africani di svernamento. Siccità, desertificazione, abuso di pesticidi possono avere un impatto notevole sui contingenti svernanti, aumentandone il tasso di mortalità e riducendo, anche in modo consistente, le popolazioni in grado di riprendere la via verso i quartieri riproduttivi del nord ed est Europa..

Minacce

La Cicogna nera è entrata da poco a far parte dell’avifauna italiana, ed è impossibile predire l’esito della colonizzazione, nonostante il trend orientato, in termini percentuali, al deciso incremento. Più utile è analizzare le minacce che hanno pesato – e in parte ancora pesano – sulla popolazione “comunitaria” e continentale della specie.

A causare un forte impatto negativo sulle popolazioni è stato senza dubbio il degrado dell’habitat, e in particolare la distruzione o l’alterazione degli ambienti forestali dove la specie vive e nidifica. Più nel dettaglio, pressioni sulla specie sono state certamente esercitate dal cambiamento del sistema idrografico, che ha avuto ripercussioni notevoli sulla disponibilità di prede, essendo la specie, dal punto di vista delle esigenze ecologiche, particolarmente legata alla disponibilità di corpi idrici posti nelle immediate vicinanze dei siti di nidificazione.

A livello europeo, poi, un’importante minaccia per la Cicogna nera è costituita dall’impatto coi cavi aerei. A differenza di altre specie legate – in vario modo – alle aree umide, la specie tende a costruire il nido anche su alberi piuttosto vecchi e alti, e a scegliere quindi foreste mature, la cui disponibilità appare in netto calo a livello continentale, mentre a giocare a sfavore è anche il disturbo umano presso i siti di riproduzione.

La dipendenza della specie da corpi idrici adeguatamente ricchi di prede emerge anche studiando la piccola popolazione italiana. In Piemonte, in particolare, la Cicogna nera si avventura fino alle aree risicole, per procurarsi il cibo, specialmente in annate di scarsa piovosità in cui i torrenti nel bosco restano in secca e le aree allagate artificialmente dall’uomo diventano un sito di foraggiamento potenzialmente idoneo.

Stato di salute

Rara in tuta l’Unione Europea, la Cicogna nera presenta uno stato di conservazione sfavorevole sia a livello comunitario sia su più vasta scala continentale. L’Ue, che ha incluso la Cicogna nera tra le specie protette dalla Direttiva Uccelli, vede una presenza non superiore alle 6mila coppie, anche secondo le stime più favorevoli, pari comunque a oltre la metà del contingente continentale complessivo, che non dovrebbe superare le 12mila coppie.

Se pure rara e minacciata, la Cicogna nera ha conosciuto un trend confortante negli ultimi 30-40 anni, in particolare tra il 1970 e il 1990, quando la popolazione “comunitaria” ha evidenziato un trend piuttosto positivo, seguito da sostanziale stabilità. Da sottolineare come il vecchio continente ospiti una frazione compresa tra un quarto e la metà della popolazione globale della specie, dando anche al nostro Paese, che pure vede una popolazione ridottissima, una responsabilità importante per la tutela di questa specie.

Ad oggi, si stima che sul suolo italiano nidifichino regolarmente dalle 4 alle 6 coppie di Cicogna nera, in aumento in anni recenti, tanto che, secondo le ultime stime, la popolazione potrebbe avere raggiunto – o superato – le 7 coppie. Irrilevante dal punto di vista percentuale, la popolazione italiana riveste invece grande importanza considerando la sua posizione “a metà” tra popolazioni disgiunte – quelle dell’Europa centro-orientale e quelle della regione iberica – che mostrano, per molti versi, esigenze ecologiche differenti.

La maggior parte dei soggetti avvistati in fase di migrazione, infatti, provengono dalle aree dell’Europa centrale, e soprattutto da Germania e Repubblica Ceca, come dimostrano i dati su ricatture e inanellamenti. Sempre più frequenti anche gli individui svernanti, con un trend orientato all’incremento già a partire dagli anni Settanta. Cuneese e Novarese, in Piemonte, Reggiano e Forlivese, in Emilia-Romagna, rappresentano i siti di svernamento più importanti, seguite da alcune zone umide toscane (Laguna di Orbetello e Daccia Bortona) e laziali (Circeo e Riserva Statale del Litorale Romano). Infine la Sicilia, con una popolazione svernante concentrata nelle zone umide di Vendicari, e il Golfo di Cagliari, in Sardegna, a cui vanno aggiunte le zone umide del Sulcis e il fiume Coghinas.

Semaforo

Se le condizioni dei siti resteranno idonee, se saranno attuate politiche di tutela volte alla difesa di tali siti da ogni forma di disturbo antropico, se, infine, verranno rimosse tutte quelle cause di mortalità diretta che altrove hanno falcidiato le popolazioni principali, è probabile che la Cicogna nera potrà affermarsi con successo anche nel nostro Paese. Presente da pochissimi anni, la popolazione ha mostrato un trend piuttosto positivo, anche se l’alternanza delle nidificazioni e la stessa scarsissima consistenza delle popolazioni impediscono di formulare, su basi scientificamente fondate, qualsiasi previsione sull’esito della colonizzazione. Attualmente appare la Basilicata la regione più promettente, almeno in termini di costanza della riproduzione, mentre in Piemonte, prima regione italiana dove la specie è stata osservata, la Cicogna nera continua a riprodursi a stagioni alterne, così come in Toscana e nel Lazio.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* in espansione ma molto ridotto favorevole
Popolazione fluttuante/in aumento; molto ridotta cattivo
Habitat della specie verosimilmente stabile favorevole
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Un ticchettio frequente, eppure delicato, alternato a un suono gutturale di sottofondo, compongono il canto caratteristico della Cicogna nera. Di solito il richiamo comincia con una sequenza flebile, che si fa via via più insistente, per terminare appunto con il grave contrappunto che rende il canto di questa specie inconfondibile. Difficile, comunque, udirlo, data la presenza ridottissima della specie, che solo da pochissimi anni ha “scelto” di nidificare anche nel nostro Paese…