CINCIALLEGRA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCINCIALLEGRA

NOME SCIENTIFICO: Parus major
 

Elevata adattabilità e spiccata “voracità” sono tratti inconfondibili di questa specie, che si adatta tranquillamente anche a luoghi pesantemente trasformati e plasmati dalla mano dell’uomo, come i centri cittadini, dove frequenta giardini e viali alberati. Dall’aspetto leggero e gentile, si ciba prevalentemente di insetti, ma continua ad ucciderne anche quando è sazia, mostrando abitudini “predatorie” del tutto particolari. Nel periodo invernale può arrivare addirittura a snidare le api rinchiuse negli alveari e, se ne ha l’occasione, non esita ad uccidere i nidiacei di altre specie. Ma la Cinciallegra è anche un uccello “previdente”: quando il cibo abbonda, viene accantonato in speciali riserve per i giorni di magra…

Prospettive

La specie è ben studiata per quanto riguarda distribuzione, ecologia, biologia riproduttiva e principali parametri demografici. Le più alte densità a livello europeo sono state riscontrate in corrispondenza di boschi di querce, dove può raggiungere valori di 5 coppie per 10 ettari.

Sulla base dei dati disponibili, si propone come Valore di Riferimento Favorevole (FRV) a scala locale una densità riproduttiva in habitat ottimali (querceti, parchi patrizi) pari a 15 coppie per 10 ettari. Valori più elevati sono comunque raggiunti in contesti particolarmente idonei alla specie. Per habitat solo parzialmente idonei si propone invece un FRV pari a 2 coppie per 10 ettari.

Dai dati del progetto MITO, emerge come la specie non mostri a livello nazionale apprezzabili variazioni di areale rispetto all’atlante del 1983-87. Uno scenario confermato a livello locale dove – ad esempio in Lombardia, 56.000 coppie in media stimate tra il 1992 e il 2007, salite in valore assoluto a 74.000 nel 2007, ma anche in Umbria – la specie risulta stabile o anche in moderato o marcato incremento. Solo in Sicilia – ove la specie risulta comunque largamente diffusa – sono stati rilevati segni di decremento a livello locale.

Da rilevare, ferma restando la buona adattabilità della specie, il successo riproduttivo significativamente maggiore in ambienti “naturali” quali foreste strutturate con presenza di alberi di grandi dimensioni e/o vecchi tronchi marcescenti. Ciononostante, anche la posa di nidi artificiali può rivelarsi utile in ambienti solo parzialmente idonei, ove la scarsità di cavità possa rappresentare un fattore limitante alla nidificazione.