CORMORANO
NOME SCIENTIFICO: Phalacrocorax carboElegante e “aerodinamico”, il Cormorano si distingue per la caratteristica posa ad ali semiaperte, che assume per asciugare al sole il piumaggio. Quando vola, presenta una tipica forma “a croce”, per le dimensioni del collo e della coda: forse per questo in Norvegia è considerato “sacro” o, quantomeno, di buon auspicio. Si distingue per il collo lungo e raffinato, ma anche per la tipica colorazione scura del piumaggio. Specie cosmopolita, è diffusa in alcune zone dell’Europa, dell’Africa, dell’Australia e dell’Asia centrale e meridionale. Costruisce il nido sulle coste rocciose e sugli alberi, ammassando sterpi, erbe, alghe e varie sostanze vegetali per proteggere i pulcini…
Ordine: Pelecaniformes Famiglia: Phalacrocoracidae
Il Cormorano presenta un corpo lungo e affusolato di colore nero. Il suo robusto becco ha una caratteristica forma a uncino; grazie a un lungo ed elastico collo a forma di “S” riesce a nutrirsi di pesci, fagocitandoli direttamente nell’esofago. Questa specie spesso raggiunge grandi dimensioni: la lunghezza può variare da 79 a 102 cm e l’apertura alare da 121 a 160 cm. Il peso va da 1,5 finanche a 5,3 kg. Per distinguere i più giovani della specie, basta osservare il colore del piumaggio che, prima del raggiungimento dell’età adulta, ha una tonalità marroncina.
Specie “cosmopolita”, abita praticamente tutti i continenti. La sottospecie nominale (Phalacrocorax carbo carbo
) abita le coste atlantiche settentrionali; la sottospecie Phalacrocorax carbo sintesis
si trova in Europa centrale e meridionale e in Asia. Altre sottospecie abitano Africa e Oceania. In Italia, il Cormorano è svernante regolare, migratore, localmente estivante e nidificante stazionario.
Nel nostro Paese la specie nidifica sempre in vicinanza dell’acqua: il sito di presenza più vasto è quello di Valle Santa (Parco regionale del Delta del Po).
Il Cormorano si sposta solitamente in stormi di poche unità fino a centinaia di individui. È una specie gregaria e nidifica a partire dal terzo-quinto anno di vita in colonie. I dormitori e i posatoi diurni si trovano presso zone umide scarsamente frequentate dall’uomo.
Adattabile sia all’acqua dolce sia salata, il Cormorano ha penne permeabili e trascorre molto tempo al sole ad asciugarsi. Le zampe, con grandi membrane, consentono una potente spinta sott’acqua, dove la specie può pescare fino a una profondità di 6 metri. Nonostante questa capacità di immersione, solitamente si alimenta in acque poco profonde, portando la preda in superficie. Il Cormorano è una delle poche specie in grado di muovere gli occhi: questa caratteristica lo agevola nella caccia della grande varietà di pesci che costituiscono la base della sua alimentazione.
In Italia vi sono quattro popolazioni principali: padana, sarda, siciliana e pugliese. Quella sarda è l’unica a non essere frutto di una recente colonizzazione. Solamente su questa popolazione, quindi, è possibile calcolare il Valore di Riferimento Favorevole (FRV).
Nel 1977 è stato evidenziato il quadro della mortalità della popolazione olandese, al tempo in espansione, con i seguenti risultati: 36% nel primo anno, 22% nel secondo e 16% nel terzo. Negli anni successivi la mortalità è scesa al 9-14% per le femmine e al 7-12% per i maschi. L’età massima raggiungibile dagli individui della specie è stata calcolata intorno ai 20 anni, mentre la prima riproduzione avviene in media a 4 anni.
Considerando un successo riproduttivo degli individui adulti pari al 100% – che scende al 70 considerando la capacità portante dell’ambiente – si ottiene una Minima Popolazione Vitale (MVP) pari a 190 individui, che corrispondono a circa 60 coppie. Questo valore viene proposto come FRV per la popolazione sarda.
Mentre in passato la specie era prevalentemente costiera, oggi è presente non solo sulla maggior parte delle coste italiane ma anche nella rete idrografica interna. Il vasto areale geografico di origine dei cormorani segnalati in Italia abbraccia soprattutto l’Europa centro-settentrionale e orientale, la Scandinavia e il Golfo di Finlandia. Le aree di maggior rilevanza sono le coste europee centro-settentrionali e del Baltico centro-meridionale.
Analizzando la distribuzione spaziale delle aree di nidificazione, si osserva come Danimarca e Olanda siano centri primari di origine dei cormorani segnalati in Italia. Questi Paesi sono infatti quelli in cui è iniziata la fase di incremento numerico che ha portato alla colonizzazione di quasi tutti i Paesi europei.
Presso le aree di pesca frequentate dalla specie, le popolazioni di cormorani sono spesso prese di mira da campagne di abbattimento, legali e non, che puntano a limitarne la diffusione per arginare possibili danni alle attività ittiche. Per risolvere i conflitti tra la specie e l’attività di pesca si possono mettere in atto strategie come l’impedimento dell’atterraggio su allevamenti ittici con tecniche di disturbo o creando condizioni non idonee all’alimentazione della specie.
Aspri confronti hanno portato, in alcune aree, all’abbattimento di molti individui per salvaguardare le esigenze dei pescatori locali. In realtà gli abbattimenti invernali, oltre ad avere uno scarso effetto sul numero del contingente svernante, hanno il tragico risvolto di incidere in modo determinante sulla popolazione locale, come è successo in Sardegna. In Italia, la distruzione di nidi per contenere l’impatto ambientale del Cormorano sulle specie ittiche allevate nelle valli di pesca è stata rilevata per la principale colonia dell’area del Delta padano: Valle Bertuzzi.
Anche all’estero non sempre il Cormorano ha vita facile: in Cina, ad esempio, i pescatori utilizzano i cormorani come strumento di pesca, stringendo un laccio attorno alla gola dell’esemplare, impedendo la deglutizione della preda, che viene così recuperata. Nel Regno Unito ogni anno vengono rilasciate invece alcune licenze che permettono l’abbattimento di un determinato numero di cormorani: il tutto, comunque, all’interno di programmi di monitoraggio che consentono di avere un quadro chiaro delle dimensioni delle popolazioni ed evitare quindi abbattimenti incontrollati.
Anche l’influenza aviaria rappresenta un fattore di minaccia per il Cormorano, che figura tra le specie più a rischio di contagio. Tuttavia il Phalacrocorax carbo si sta dimostrando nel complesso resistente alla patologia, presentando un trend demografico favorevole sia a livello continentale sia nazionale.
Attualmente il Cormorano è classificato come sicuro nell’Unione europea, con uno stato di salute favorevole anche a livello continentale. La popolazione nidificante e svernante ha mostrato un largo incremento sia nel periodo 1970-1990, sia nel decennio successivo. All’interno dei confini dell’Europa a 27 si stima una popolazione composta da 150-160mila coppie. In Italia, si contano 880 coppie nidificanti nel 2000, in aumento nel periodo 1990-2000. Oggi è presente con oltre 3.000 coppie.
Mentre in passato il Cormorano era una specie quasi esclusivamente costiera, attualmente è presente anche in tutta la rete idrica interna. Tra il 1996 e il 2000 si è registrato un aumento del 39% della popolazione svernante rispetto al 1991-1995 (il massimo annuale nel secondo quinquennio è di 61.617 individui nel 2000, contro i 37.896 nel 1995). Vi sono alcune zone importanti del tutto scoperte nell’ultimo quinquennio, a livello della Lomellina occidentale e della Basilicata.
Il numero di siti occupati almeno una volta nel decennio è di 418. Tra questi, nel 1996-2000 solo 7 non hanno fatto registrare alcuna presenza e 10 non sono stati censiti. La distribuzione effettiva sul territorio è molto ampia: il 90% degli individui censiti tra il 1996 e il 2000 è risultato insediato nei 111 siti più importanti per la specie. Nel complesso il trend mostra un aumento consistente del contingente svernante, con un aumento progressivo superiore ai 5 punti percentuali l’anno. Anche il trend registrato in anni più recenti, 1998-2003, appare positivo.
Nonostante il conflitto tra il Cormorano e alcune attività dell’uomo, tra cui la pesca, questa specie è in espansione in quasi tutte le aree in cui è insediato. Ma la situazione presenta differenze notevoli tra la bioregione continentale e quella mediterranea. Nonostante i dati positivi, inoltre, anche la popolazione sarda è in leggera diminuzione, a causa delle azioni di disturbo e degli abbattimenti.
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | In espansione | Favorevole |
Popolazione | In aumento ma localmente inferiore a FRV | Inadeguato |
Habitat della specie | Verosimilmente stabile | Favorevole |
Complessivo | Inadeguato |
*Variazione della popolazione negli anni
Bioregione continentale
Trend e distribuzione delle principali popolazioni appaiono in costante espansione. In particolare, si assiste a una crescita del contingente svernante, a partire dalle principali aree di presenza situate nel Parco regionale del Delta del Po.
:
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | In espansione | Favorevole |
Popolazione | In aumento | Favorevole |
Habitat della specie | Verosimilmente stabile | Favorevole |
Complessivo | Favorevole |
*Variazione della popolazione negli anni
Bioregione mediterranea
Qui la situazione appare più preoccupante, con estinzioni locali registrate su più anni e una consistenza delle popolazioni, in linea generale, largamente inferiore al Valore di Riferimento Favorevole.
:
Fattore | Stato di salute | Stato di conservazione |
Range* | in espansione | favorevole |
Popolazione | inferiore decisamente al FRV | cattivo |
Habitat della specie | verosimilmente stabile | favorevole |
Complessivo | cattivo |
*Variazione della popolazione negli anni
Alternando suoni gravi e acuti, trilli e gorgheggi, il canto del Cormorano si potrebbe descrivere come una sintesi di versi appartenenti a specie diverse. Mentre sorvola rive e scogliere, il Cormorano canta per chiamare a raccolta i membri dello stormo e segnalare la presenza di pesce, ma spesso finisce per richiamare l’attenzione dell’uomo, mettendosi in situazioni di pericolo.