CORNACCHIA GRIGIA - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliCORNACCHIA GRIGIA

NOME SCIENTIFICO: Corvus corone cornix
 

Facilmente osservabile al tramonto, quando si sposta in ampi stormi, la Cornacchia grigia è presente abbondantemente in vaste zone del Paese, diventando una presenza molto comune anche nelle aree abitate. Non leggiadra, dai colori spenti e dal canto poco musicale rispetto ad altri passeriformi, la Cornacchia grigia è una specie che sta rapidamente colonizzando aree che non gli appartenevano, dividendo gli spazi con gabbiani reali e gazze e insediandosi in ambienti senza diretti competitori. La specie trae beneficio dalla vicinanza dell’uomo, mangiando rifiuti e i semi delle coltivazioni….

 

Ordine: Passeriformes Famiglia: Corvidae

La Cornacchia grigia è una delle due specie di Cornacchia presenti in Italia, insieme alla Cornacchia nera (Corvus corone).  Facilmente distinguibile dagli altri Corvidi per la sua livrea, ha il dorso e le parti inferiori grigio chiaro, con testa, gola, ali e coda nere. Il becco è robusto, nero e leggermente ricurvo. Maschio e femmina sono indistinguibili all’aspetto: entrambi hanno dimensioni tra i 45 e i 55 cm di lunghezza, apertura alare che varia tra 84 cm e un metro, mentre il peso può arrivare a mezzo chilogrammo. Il volo è dritto, con battiti regolari. Gli stormi hanno un aspetto più ordinato rispetto a quelli del Corvo comune e si riuniscono verso sera per raggiungere i dormitori.

È una specie politipica: sono state infatti descritte quattro sottospecie per il gruppo cornix . È diffusa nell’intera area paleartica: ad eccezione dell’Islanda, la Cornacchia grigia viene avvistata regolarmente in tutta Europa, con un vastissimo areale riproduttivo che abbraccia in modo uniforme la maggior parte dell’Eurasia, dalle coste atlantiche di Portogallo e Regno Unito sino agli Urali. Dalla Russia sino a Cina, Corea e Giappone e in tutto l’Estremo Oriente è presente invece la stretta “parente” Cornacchia nera, con la quale dà origine a individui ibridi negli areali di sovrapposizione.

La Cornacchia grigia in Italia è prevalentemente una specie stanziale, che nidifica e sverna nel nostro Paese. Ma sono stati rilevati anche fenomeni migratori, soprattutto nel Nord Europa. La territorialità è molto accentuata, con una società spiccatamente organizzata e basata su coppie territoriali e gruppi di individui che non si riproducono, costituiti da immaturi o adulti non appaiati. Verso marzo, con la primavera in arrivo, la Cornacchia grigia inizia la costruzione del nido ad opera soprattutto della femmina, solitamente nelle zone alte degli alberi, sopra ai rami più robusti. Annualmente depone tra le 4 e le 5 uova, che cova per un periodo di circa 3 settimane.

Sono gli ambienti parzialmente alberati quelli prediletti dalla specie, una scelta che le permette di non spostarsi per nidificare. Evita invece le zone forestali troppo fitte. A rendere la Cornacchia grigia particolarmente resistente è la capacità di adattarsi agli habitat più disparati, a partire da quelli modificati dall’uomo, dove trova cibo in abbondanza. Non teme quindi le trasformazioni ambientali dalle quali, rispetto ad altre specie, è favorita.

Prospettive

Trattandosi di una specie generalista, con un’ampia porzione di individui non nidificanti e densità estremamente variabili a seconda degli ambienti frequentati, non è stato possibile identificare alcun Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Peraltro, i movimenti della specie in Italia sono pressoché sconosciuti.

L’alimentazione onnivora è fra le caratteristiche che rendono le prospettive di sopravvivenza e diffusione della Cornacchia grigia positive. L’estrema varietà della dieta a cui può abituarsi assicurano alla specie un facile adattamento pressoché a qualsiasi habitat. Fanno infatti parte della sua dieta insetti, molluschi, anellidi e altri invertebrati, ma anche anfibi e piccoli uccelli comprese le loro uova, nonché piccoli mammiferi, animali feriti di media e piccola stazza, carogne, senza disdegnare semi, frutta, bacche, ortaggi e qualsiasi resto di origine naturale o rifiuto di origine umana.

Il becco della Cornacchia grigia è inoltre un prezioso strumento di sopravvivenza in caso di scarsità di cibo, che le permette di smuovere anche le cortecce degli alberi per scovare le larve. Un’altra abitudine è quella di rompere la frutta a guscio duro lasciandola cadere dall’alto e una serie di altre pratiche che lasciano trasparire la capacità di sviluppo di tecniche di adattamento sempre nuove e una spiccata intelligenza.

Minacce

L’analisi dei dati raccolti per il progetto Mito evidenzia che la Cornacchia grigia è presente su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della sottoregione alpina settentrionale e del Salento, mostrando nuclei di densità più elevate nella parte occidentale della Pianura Padana, dell’Italia centrale e delle aree interne della Sicilia e della Sardegna.

Non avendo competitori agguerriti, l’unica minaccia finora riscontrata per la Cornacchia grigia è l’uomo. Numerosi i casi in cui la specie, ghiotta anche di semi, è stata accusata di arrecare danni gravi alle coltivazioni agricole. Per questo spesso si è deciso di intervenire per diminuirne la diffusione, abbattendone esemplari sia a colpi di fucile, sia più raramente utilizzando trappole Larsen (gabbie in cui viene posizionato un richiamo, anche un esemplare vivo, lasciate aperte ma con ingresso dotato di sportello a scatto che intrappola la preda).

Tali pratiche di controllo demografico hanno suscitato numerose critiche. Sono stati infatti segnalati interventi decisi senza studi preliminari approfonditi per accertare l’entità reale dei danni alle coltivazioni causati dalla specie. 

Stato di salute

Nel rapporto di BirdLife International (2004), la Cornacchia grigia risulta stabile in Europa e il suo stato di conservazione viene considerato favorevole. Infatti, nonostante nel decennio 1990-2000 alcune importanti popolazioni della specie siano diminuite marcatamente, per esempio quella francese, la maggior parte delle popolazioni europee sono stabili o in incremento, comprese alcune popolazioni chiave come quelle del Regno Unito e della Turchia.

In Italia, la specie non è inserita nella Lista Rossa Nazionale e in Italia è cacciabile ai sensi della legislazione venatoria (157/92). La diffusione eccessiva l’ha resa oggetto di interventi di controllo numerico in varie aree del Paese, decisi territorialmente sulla base delle deroghe applicate alle normative comunitarie.

La popolazione dell’Unione europea risulta pari a 4.111.000-8.769.000 coppie, equivalenti a una percentuale compresa tra il 51,6 e il 58,7% della popolazione del continente europeo (7-17 milioni di coppie complessive) e al 14,7-25,3% della popolazione globale della specie. La popolazione italiana è stimata in 110-520mila coppie, stabile nel periodo 1990-2000.

Con una percentuale compresa tra 2,7 e il 5,9% rispetto alla popolazione totale dell’Europa comunitaria – e del 1,6-3,1% su quella continentale complessiva – la popolazione italiana è poco significativa per la conservazione della specie a livello europeo.

Semaforo

La specie gode di uno stato di conservazione favorevole in Italia come in tutto il continente europeo. L’areale di presenza e la consistenza delle popolazioni risultano stabili o, talvolta, in incremento. Da valutare comunque, tramite studi approfonditi, la reale entità dei danni causati alle colture dall’eccessivo aumento della specie, per limitare allo stretto indispensabile gli abbattimenti a scopo di controllo demografico.

Fattore Stato stato di conservazione
Range* Stabile o in espansione Favorevole
Popolazione Stabile o in incremento Favorevole
habitat della specie Senza modifiche sostanziali Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

La Cornacchia grigia emette un verso forte e insistente caratterizzato da suoni rochi molto simili a quelli della Cornacchia nera e del Corvo comune. Il gracchiare dei Corvidi è infatti associato a sonorità fastidiose e la sua imitazione è probabilmente all’origine dei loro nomi nelle varie lingue, a partire dall’inglese crow e dal tedesco Krähe. Nonostante emetta un canto poco melodioso, la specie è in grado di modulare la voce, tanto da emettere suoni bitonali o simili al verso del gatto (“miewing call”), ai quali fanno seguito inchini di capo e dorso. Questo tipo di danza indica sottomissione a un altro esemplare, sia dal punto di vista territoriale sia in occasione dell’accoppiamento.