FALCO DI PALUDE - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFALCO DI PALUDE

NOME SCIENTIFICO: Circus aeruginosus
 

Paludi e canneti sono il suo regno. Dal volo instancabile, per quanto lento e maestoso, il Falco di palude va alla ricerca di prede. Piccoli mammiferi, uccelli acquatici, rettili, anfibi e quando ne conquista una il Falco l’afferra e si dirige fiero verso il nido, per consegnarla alla femmina. Il “passaggio della preda” avviene in volo, con una sincronizzazione degna delle migliori scuole di ginnastica artistica…

 

Ordine: Falconiformes  Famiglia: Accipitridae

Capita di scorrerlo in ambienti asciutti, di pianura o di bassa collina. Ma il Falco di palude – come dice il nome – è una specie estremamente legata alle zone umide, specialmente durante la fase riproduttiva. Leggermente più grande e robusto di altre specie “sorelle” – quali l’Albanella reale o minore – un esemplare di Falco di palude può misurare fino a 55 cm in lunghezza, per 4-600 grammi di peso e un’apertura alare che può raggiungere i 125 cm.

Più grande (e pesante) è in genere la femmina, che presenta anche un piumaggio abbastanza differente. Mentre il maschio ha tonalità cromatiche inconfondibili – piume marroni, mantello rossiccio, ali e coda grigio chiaro – la femmina ha un piumaggio più uniforme e con tonalità marrone, e il capo giallo, ben visibile, che si aggiunge a un caratteristico collare di piume facciali comune a entrambi i sessi.

In Italia il Falco di palude è nidificante con importanti popolazioni migratrici e svernanti. Molto irregolare e localizzata la distribuzione della popolazione nidificante, concentrata principalmente nell’Italia settentrionale – basso corso del Po e la regione dei grandi laghi lombardo-piemontesi – con importanti aree di nidificazione anche in Toscana e Sardegna.

La popolazione di Falco di palude cresce d’inverno, in quanto agli esemplari “italiani” si aggiungono gli individui svernanti provenienti dal Nord Europa, principalmente Polonia, Russia europea e Finlandia. Di conseguenza, mentre gli avvistamenti risultano più rari e localizzati dalla primavera all’autunno, la specie è particolarmente diffusa e comune durante il resto dell’anno, mentre considerando le varie sottospecie, il Falco di palude presenta un areale di nificazione amplissimo che va dalla Scandinavia al Nord Africa, fino ad Asia, India  e Australia.

Prospettive

Per la conservazione del Falco di palude in Italia è essenziale una corretta tutela e gestione delle zone umide e delle aree agricole limitrofe. Visto il trend favorevole mostrato dalla specie negli ultimi due decenni, e alla luce delle informazioni disponibili su successo riproduttivo e mortalità, gli esperti hanno calcolato un Valore di Riferimento Favorevole pari a circa 700 coppie.

Si tratta di un valore ancora molto lontano da quella che è attualmente la popolazione di Falco di palude nel nostro Paese, che mostra dunque, nonostante i recenti incrementi, una relativamente scarsa probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo. Vale la pena di ricordare, a questo proposito, che una coppia di falchi di palude – specie con abitudini anche poligame – cova ogni anno non più di 3-4 uova, con un successo riproduttivo pari al 70% (con una differenza importante tra zone interne e aree costiere, dove il successo riproduttivo è molto più basso) e un tasso d’involo pari in media a 2,5 pulli per coppia.

A questo si aggiunge un tasso di mortalità abbastanza elevato, 48% già il primo anno, 53% nel secondo, 38% nel terzo, 26% nel quarto. Pur non essendo disponibili dati che vanno oltre il quarto anno, perché si ottengano nel medio periodo popolazioni vitali si deve ipotizzare una mortalità inferiore a quella attuale, Anche considerando questa ipotesi, ma, senza un notevole incremento della consistenza numerica attuale della popolazione di Falco di palude è difficile ipotizzare la sopravvivenza della specie in Italia nei prossimi cento anni.

Per questo una attenta tutela delle zone umide residue, in modo da sostenere al massimo l’incremento della popolazione di Falco di palude – comunque confortante – in atto negli ultimi anni, rappresenta una condizione chiave per il raggiungimento di target minimi di conservazione per questa specie. Azioni che non possono non includere anche piani di gestione delle aree agricole limitrofe alle zone umide, importante terreno per l’attività alimentare del Falco di palude durante sia la fase riproduttiva, che durante la migrazione e lo svernamento con particolare riferimento alla sensibilizzazione rispetto all’eccessivo uso di pesticidi.

Minacce

La maggior parte dei falchi di palude segnalati in Italia proviene dalle regioni dell’Europa nord-orientale. Non mancano alcuni individui migratori che passano l’inverno nell’Africa subsahariana e che vengono avvistati regolarmente tra Malta e la Sicilia.

In generale incremento fin dagli anni Ottanta – un incremento che ha riguardato anche la Sardegna se si analizzano le serie storiche degli ultimi 30 anni – la popolazione di Falco di palude è passata dalle 73-89 coppie del 1998 alle 214-287 censite tra il 2002 e il 2004. Un dato comunque confortante per una specie piuttosto sensibile al disturbo da parte dell’uomo e molto vulnerabile non solo alle operazioni di bonifica ma anche all’eccessivo utilizzo di pesticidi in agricoltura.

Amante delle aree temperate, il Falco di palude preferisce acque poco profonde, dolci o leggermente salmastre, con ampia presenza di canneti e vegetazione acquatica emergente ma con scarsa copertura arborea. Abbastanza indifferente nella scelta del sito in cui nidificare, il Falco di palude non disdegna anche acquitrini e bacini artificiali. Per procurarsi il cibo, si spinge utilizza anche le aree agricole e le zone aperte.

Come è facile immaginare, è la distruzione delle zone umide – in primo luogo – e, secondariamente, la persecuzione diretta ad aver determinato a livello continentale un decremento della specie nei passati decenni. Allo stesso modo, ha giocato un ruolo chiave nel suo recupero e nella significativa espansione a livello italiano (e non solo) la crescente protezione delle zone umide residue (oggetto nei decenni e secoli scorsi di interventi di bonifica molto impattanti) nonché della legislazione venatoria, che protegge particolarmente il Falco di palude e le altre specie di rapaci.

Stato di salute

Classificato come sicuro nell’Unione europea, e con uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale, il Falco di palude soffre leggermente agli estremi dell’areale distributivo. La popolazione “comunitaria” risulta in ogni caso in moderato aumento negli ultimi 30-40 anni, ed è attualmente stimata in 29-39mila coppie complessive, pari a una frazione abbastanza modesta della popolazione globale, tra il 4 e il 24%.

In Italia nidificano 170-220 coppie ed è inclusa nella Lista Rossa Nazionale e nell’Allegato I della Direttiva Uccelli. Secondo le ultime rilevazioni statistiche, che sono state effettuate tra il 1998 e il 2003, la popolazione di Falco di palude si è mantenuta nel complesso abbastanza stabile, al più orientata al lieve incremento.

Fluttuazioni consistenti si sono invece registrate nei siti più importante per la specie, quelli sardi di Oristano e Sinis, in questo caso orientate al decremento. Sardegna e Lago di Massaciuccoli sono comunque le uniche aree di presenza del Falco di Palude che gravitano sull’area tirrenica, mentre tutte le altre aree si trovano incluse nel bacino nord-adriatico.

Sia in Toscana sia, a maggior ragione, nei siti di nidificazione o svernamento lungo il corso del Po, la specie si trova in un buono stato di conservazione. La consistenza della popolazione nidificante o svernante è quindi distribuita in modo abbastanza capillare ed omogeneo tra le varie aree umide di importanza nazionale. Non si riscontra dunque in questo caso un’eccessiva frammentazione delle popolazioni che è un fattore pericoloso per la sopravvivenza e la salute delle specie rispetto alla consistenza delle stesse.

Semaforo

In generale incremento, la popolazione attuale di Falco di palude nel nostro Paese è tuttora a livelli lontanissimi da quella che si può considerare una “Minima Popolazione Vitale” (MVP) in grado di autosostenersi nel medio e lungo periodo. La tutela delle zone umide e dei siti riproduttivi – a cui va affiancata una corretta gestione delle aree agricole limitrofe – rappresenta una condizione fondamentale affinché prosegua questa fase positiva di espansione dell’areale della specie, con l’obiettivo di raggiungere nei prossimi anni una popolazione il più possibile prossima al Valore di Riferimento Favorevole.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* in incremento favorevole
Popolazione in incremento; molto inferiore all’FRV cattivo
Habitat della specie probabilmente stabile favorevole
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il Falco di palude è in genere piuttosto silenzioso. Fa eccezione il maschio, di cui, con un po’ di fortuna, si può udire il piccolo fischio emesso in volo durante la fase del corteggiamento. Lo stesso verso viene in genere prodotto dal maschio mentre trasporta nel nido la preda.