FALCO PELLEGRINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFALCO PELLEGRINO

NOME SCIENTIFICO: Falco peregrinus
 

Diffuso – e storicamente cacciato – praticamente in tutto il mondo, il Falco pellegrino ha attirato l’attenzione degli studiosi nel Dopoguerra, quando si cominciarono a studiare le conseguenze sulla fauna e sull’uomo del massiccio uso di pesticidi in agricoltura. Intelligente, veloce, abilissimo predatore, fin dal Medioevo è impiegato in falconeria, mentre per gli antichi Egizi era addirittura un simbolo divino, incarnazione del potente dio Horus…

Minacce

La popolazione italiana appare in evidente espansione sia numerica che di areale. Emblematico il caso delle Prealpi centrali, dove la specie è ricomparsa solo verso la metà degli anni Ottanta, mentre oggi le coppie nidificanti nella zona si contano a decine. Nel peggiore dei casi, le popolazioni sono in generale incremento in tutte le aree studiate, tanto che la specie oltre che su pareti rocciose ha cominciato a costruire il nido anche in città, su torri e campanili ma anche ciminiere di grandi complessi industriali e tralicci. Un fatto positivo che testimonia la locale saturazione degli habitat preferiti della specie, rappresentati appunto da pareti rocciose naturali.

Finita l’era della caccia selvaggia e dell’abuso di pesticidi – almeno nelle proporzioni in cui questi fenomeni impattavano sulla specie fino a qualche decina di anni fa – è attualmente il disturbo al nido il principale fattore di minaccia per il Falco pellegrino nel nostro Paese, un fattore molto più impattante di altre minacce pure importanti quali la competizione con altre specie, come Gufo e Aquila reale. Soprattutto negli habitat “tipici” di nidificazione quali le pareti rocciose, la specie soffre particolarmente per quelle attività sportive come l’arrampicata, che causa frequente abbandono dei nidi da parte degli adulti. Se questo avviene durante la prima fase della nidificazione, i pulli possono morire di fame o diventano facile preda di altre specie, per esempio i Corvidi.

Anche la realizzazione di elettrodotti, impianti di risalita e altre strutture con cavi sospesi presso le pareti, costituisce un grave fattore di minaccia per la specie, comunque non paragonabile a quello che ha rappresentato, storicamente, l’accumulo dei residui dei pesticidi, fortunatamente moderato dalla messa al bando del DDT a livello internazionale. Nonostante queste minacce che ancora incombono sulla specie, infatti, la popolazione italiana appare in evidente crescita nella regione alpina, dove lo stato di conservazione attuale può essere considerato favorevole.

Un trend più moderato, ma comunque orientato all’incremento, anche nel resto dell’Italia peninsulare, sia nella bioregione continentale che in quella mediterranea. Anche la popolazione insulare appare in buono stato di salute: un esempio su tutti la popolazione sarda, quadruplicata in in 26 anni (40 coppie nel 1979, 150 o forse anche 200 secondo le stime del 2005).