FORAPAGLIE COMUNE - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliFORAPAGLIE COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Acrocephalus schoenobaenus
 

Dal carattere tendenzialmente solitario, il Forapaglie comune è difficilmente osservabile nei periodi di ridotta attività canora, in quanto tende ad avere l’abitudine di nascondersi tra l’alta vegetazione palustre. Al fine di entrare in contatto con la specie ci si affida infatti, in primo luogo, all’ascolto del suo canto, e solo in un secondo momento si riesce a identificarlo con maggiore certezza tramite il contatto visivo. Non è possibile individuare la specie quando è in volo, poiché tende a mantenersi radente alla vegetazione compiendo in aria solo brevi spostamenti…

Minacce

Il Forapaglie comune predilige un clima fresco in cui le temperature medie di luglio varino tra i 12 e i 30°. Lo si trova concentrato in ambienti umidi ricoperti da vegetazione palustre e ruderale, in prevalenza giuncheti e cariceti, caratterizzati anche dalla presenza di rari cespugli e alberi in prossimità di un corso d’acqua. Nel complesso, dunque, ricerca ambienti lacustri che, con la loro vegetazione ripariale, costituiscono un ecosistema unico.

In Lombardia l’habitat riproduttivo è rappresentato da vasti cariceti (canne di palude), mentre in Toscana la specie, durante la nidificazione, si concentra tra i cespugli di falasco. In Piemonte la si osserva tra felci e canne, mentre in Veneto il Forapaglie comune si riproduce tra gli scirpeti (altra specie vegetale tipica delle paludi). Gli individui ricercano il cibo prevalentemente nelle zone umide dove la vegetazione si fa meno fitta ed elevata, ma raramente trovano fonti alimentari anche nei campi di cereali e ai bordi delle zone cespugliate.

La prima causa della contrazione dell’areale della specie e del suo conseguente declino demografico va ricercata nella progressiva scomparsa dell’habitat. La popolazione italiana mostra poi la caratteristica tipica delle popolazioni poste ai margini dell’areale: una distribuzione frammentata e instabile. Gli individui distribuiti nella zona meridionale dell’areale risentono inoltre in modo particolare del riscaldamento globale.

In Gran Bretagna, Estonia, Finlandia, Svezia, Olanda ed ex-Cecoslovacchia si sono registrati decrementi particolarmente sensibili, la cui causa va ricondotta a un periodo di siccità particolarmente intensa a metà degli anni Ottanta, che in Africa occidentale non ha permesso la formazione di zone umide nei bacini dei fiumi Niger e Senegal. Al contrario, sempre nello stesso periodo, annate particolarmente piovose hanno portato a un’inversione di tendenza in diverse popolazioni europee.