GABBIANO CORSO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGABBIANO CORSO

NOME SCIENTIFICO: Larus audouinii
 

A dispetto del nome, sull’ex colonia genovese sono presenti solo piccole colonie di questo magnifico uccello, che si fa notare, rispetto agli altri gabbiani, per il becco rosso corallo, per l’aspetto snello e il volo agile. Grande pescatore, lo si può osservare in volo acrobatico, mentre si tuffa abilmente in mare per catturare il suo cibo preferito, i piccoli pesci. Per farlo immerge l’intera testa, collo compreso. Altre volte l’abilità nel volo gli serve per sfuggire al Gabbiano reale, suo acerrimo nemico e peraltro predatore di uova e pulcini…

 

Ordine: Charadriiformes   Famiglia: Laridae

Rarissimo, e di certo il più bello tra i gabbiani europei, si fa notare per la sua corporatura esile e snella e per le dimensioni più ridotte. Dotato di becco rosso corallo con la punta nera e di un piumaggio candido il Gabbiano corso è difficile da confondere con altre specie di gabbiani marini.

Spagna, Grecia, Algeria. Puglia e Arcipelago Toscano. Quindi la Sardegna, naturalmente, oltre a piccole colonie sparse tra Corsica, Croazia, Marocco, Tunisia. Il Gabbiano corso è una specie tipicamente mediterranea o, per meglio dire, unicamente mediterranea, la cui conservazione rappresenta una priorità per l’intera area.

Sverna per la maggior parte in Nord Africa, anche se alcune decine di individui – un centinaio, per l’esattezza, quelli censiti – decidono di restare in Italia anche durante la stagione fredda. Abilissimo pescatore – da non perdere sono le acrobazie compiute dalla specie per raggiungere e catturare il pesce – il Gabbiano corso soffre però di una competizione importante con il “collega” Gabbiano reale, più grande e aggressivo, e per giunta predatore di uova e pulcini.

Anche per questo – oltre che per individuare le aree marine più pescose – il Gabbiano corso si sposta continuamente. Dal comportamento quasi esclusivamente pelagico, è possibile osservarlo talvolta in aree costiere, anche se trascorre la maggior parte della propria vita in mare aperto, mentre le piccole isole, anche lontane dalla terraferma, costituiscono l’habitat ideale per la nidificazione.

Prospettive

L’interesse conservazionistico di questa specie è tale da avere attirato da anni l’attenzione degli esperti. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si tratta di approfondimenti svolti a livello locale che non permettono di recuperare un quadro generale e coerente in termini di parametri demografici e riproduttivi, ecologia della specie, conseguenze della predazione e della competizione con altre specie.

A impedire però una corretta formulazione in termini di Valore di Riferimento Favorevole (FRV) è soprattutto l’elevatissima mobilità della specie, che si sposta molto frequentemente da una colonia all’altra. Per esempio, la stabilità della popolazione nell’Arcipelago Toscano è probabilmente dovuta a continue “immigrazioni” di individui da Corsica e Sardegna. Così i movimenti tra Italia e estero (Sardegna-Corsica e Sardegna-Spagna) sono talmente frequenti da rendere molto difficile proporre una spiegazione coerente delle marcate fluttuazioni registrate nel corso degli anni.

Detto questo, e nonostante il trend complessivamente favorevole, lo scenario a lungo termine per la popolazione italiana di Gabbiano corso non appare del tutto confortante, in quanto è molto probabile che stabilità e incrementi siano garantiti dall’apporto di individui da altre aree, più che da un’effettiva crescita delle colonie italiane. Una tesi plausibile che andrebbe comunque suffragata da approfondimenti su ecologia e dinamica di popolazione presso i principali siti di presenza.

Puntare al mantenimento dell’attuale popolazione rappresenta in ogni caso una buona indicazione di conservazione a medio termine. Un obiettivo che impone la massima tutela dei siti di nidificazione noti, oltre al monitoraggio delle relative popolazioni. Anche un approfondimento delle conseguenze sulla specie determinate da una diversa gestione delle attività di pesca – unita allo studio dell’impatto, a prima vista sempre più importante a livello locale, della competizione con il Gabbiano reale – risulta essenziale per facilitare la sopravvivenza delle popolazioni nel lungo periodo.

Minacce

Poco significativa in quanto area di svernamento – e sono probabilmente dovuti a questo i decrementi registrati nel numero di individui svernanti – l’Italia ospita invece una popolazione importante per quanto riguarda le colonie nidificanti. Questo si spiega con la presenza nel “Mare Nostrum” di tutta una serie di ambienti ideali per la specie, principalmente isole e isolotti rocciosi con vegetazione assente o sparsa.

Caratteristica fondamentale di questi habitat è l’essere in prevalenza disabitati, o comunque non disturbati dall’attività umana, e dunque posti il più lontano possibile dalla costa. Fa eccezione in una certa misura il periodo non riproduttivo, nel quale il Gabbiano corso assume un comportamento più “costiero”, avventurandosi anche su spiagge antropizzate alla ricerca di cibo.

Per analizzare i dati sui censimenti e dare una spiegazione alle fluttuazioni registrate – comunque orientate alla generale stabilità o lieve incremento – è utile tenere presente quell’equilibrio per cui nel caso del Gabbiano corso sono le popolazioni intermedie ad ottenere il migliore successo riproduttivo, mentre le colonie troppo ridotte o affollate tendono a mostrare nel breve volgere di una stagione decrementi anche importanti. Questo perché popolazioni troppo numerose causano una grande competizione per il cibo, mentre colonie troppo ristrette rendono inefficace le misure adottate dal “gruppo” per difendersi dai predatori.

Tra essi, da annoverare il Gabbiano reale, anche se va rilevato come questo rappresenti una minaccia primaria solo in associazione con altri fattori, per esempio la generale scarsità di cibo. Localmente, sono anche gatti selvatici e Corvidi, occasionalmente rapaci, a costituire minacce per la specie, così come altri predatori terrestri (un problema che riguarda in modo particolare la popolazione dell’Arcipelago Toscano). Da rilevare infine il forte impatto che le attività di pesca possono avere su questa specie: la pesca notturna, ad esempio, assume i chiari connotati di un’arma a doppio taglio, favorendo il “corso” nel breve periodo, ma causando, qualora male regolamentata, una drastica diminuzione delle risorse ittiche e un aumento della competizione con altre specie che si cibano di pesci.

Stato di salute

Estremamente localizzata – oltre il 90% della popolazione nidifica in meno di dieci siti – la specie ha status di conservazione sfavorevole nell’intera Unione Europea. Ridotta attualmente a sole 18-19mila coppie, la popolazione “comunitaria” di Gabbiano corso ha conosciuto comunque un confortante incremento negli ultimi 30-40 anni, sia tra il 1970 e il 1990 sia nell’ultima decade del secolo scorso.

Da rilevare come la popolazione nell’Ue rappresenti in pratica la quasi totalità della popolazione globale della specie, mentre i siti africani sono piuttosto inquadrabili come abituali quartieri di svernamento, ospitando solo poche centinaia di coppie nidificanti. La popolazione italiana, stimata alcuni anni fa in 510-982 coppie, ammonta attualmente a circa 1.019 coppie, stabile – con locali fluttuazioni – tra il 1990 e il 2000.

Nonostante il poderoso incremento che ha interessato la popolazione globale di Gabbiano corso negli ultimi decenni – nel 1975 erano solo 1.000 le coppie censite – vanno rilevate vistose fluttuazioni annuali che hanno coinvolto sia la popolazione globale sia, più in particolare, le colonie italiane della specie.

Nel 1984 erano stimate 549 coppie, di cui la stragrande maggioranza (466) in Sardegna. Evidentissime le fluttuazioni nel corso degli anni Novanta, con la popolazione isolana che passa dalle 359 coppie del 1997 alle 757 del 1999, per tornare l’anno successivo a quota 300. Anche le altre principali zone di presenza della specie (principalmente l’arcipelago Toscano e la Puglia, mentre una ridottissima popolazione è presente anche sulle coste della Campania) hanno conosciuto un andamento simile. Le 30 coppie censite in Toscana nel 1997 erano 150 a metà degli anni Ottanta, e proprio su tali livelli pare ritornata l’attuale popolazione.

Semaforo

Complessivamente favorevole, il trend della popolazione di Gabbiano corso nel nostro Paese farebbe ben sperare rispetto a un progressivo aumento sia della popolazione nidificante, sia dell’areale distributivo. A complicare il quadro ci sono però le evidentissime fluttuazioni registrate a livello locale, che potrebbero dipendere da un aumento della competizione con altre specie – in particolare il Gabbiano reale – e dall’impatto dei predatori sulle performance riproduttive (fra i quali va appunto annoverato lo stesso Gabbiano reale). La popolazione della specie, poi, resta in assoluto ancora troppo ridotta, e in gran parte dipendente dal continuo apporto di individui dall’esterno. Per questo lo stato di conservazione del Gabbiano corso nel nostro Paese può dirsi tuttora, nel complesso, inadeguato.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* grossomodo stabile favorevole
Popolazione in aumento ma ridotta e fluttuante inadeguato
Habitat della specie variazioni poco conosciute sconosciuto
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Grande amante del “pesce fresco” – e a differenza di altre specie di gabbiani poco incline ad avventurarsi in discariche a cielo aperto – il Gabbiano corso è difficilissimo da osservare in quanto passa la maggior parte della propria vita in mare aperto, o su isolotti rocciosi e disabitati. Più agevole incontrarlo sulla costa al di fuori del periodo riproduttivo, ed udirne il caratteristico canto, caratterizzato da sequenze brevi e misurate, alternate a qualche suono più acuto, simile ad un lamento.