GRIFONE - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGRIFONE

NOME SCIENTIFICO: Gyps Fulvus
 

C’era una volta un re che aveva una malattia agli occhi. “Non c’è medicina che ti possa guarire, maestà”, gli dicevano sconsolati i medici. Ma una vecchia, che aveva fama di maga, gli disse: “Il rimedio a dire il vero esiste, è la penna dell’uccello grifone che vive su una pianta altissima e mangia i cristiani come un drago…”

Prospettive

Grazie ai progetti di reintroduzione, ora il Grifone è tornato a rioccupare parte dell’originario areale, con nuove popolazioni ricreate in Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo-Lazio e Sicilia, mentre la popolazione sarda stenta a riprendersi, dopo i gravi casi di avvelenamento della fine degli anni ’90.. Attualmente la popolazione sarda è ridotta a poco più di una settantina di individui, nonostante tra il 1987 e il 1995 siano stati immessi in natura ben 60 esemplari.

Migliore la situazione sull’Appennino centrale, passata da 64 individui in totale immessi in natura a una popolazione attuale di 120-130 individui. Buon successo, su scala più ridotta, anche per il progetto attuato sulle Alpi orientali, con la popolazione passata da poche unità a ben 15 coppie riproduttrici. L’ultimo tentativo di reintroduzione riguarda il parco del Pollino, con 12 individui rilasciati nel 2004, mentre in Sicilia le 4 coppie rilasciate hanno originato un totale di poco meno di 20 individui (17 quelli censiti al 2004).

A imporsi nell’analisi sulle prospettive di sopravvivenza di questa specie in Italia e, più in generale, sulla valutazione dei progetti di reintroduzione realizzati, è la sostanziale differenza tra la situazione nell’Italia peninsulare, in cui la popolazione appare in significativo incremento, e la popolazione insulare, in particolare sarda, che ancora stenta a riprendersi a causa di episodi di avvelenamento che continuano a rappresentare la minaccia principale per la specie, altrove in stabile e duratura ripresa.

Mantenere o ricreare popolazioni vitali della specie nei diversi areali di presenza e, dove possibile, reintroducendola in altre aree storicamente occupate, rappresenta la condizione essenziale per garantire la sopravvivenza a medio termine di questa specie, unita alla necessità di predisporre campagne di sensibilizzazione contro l’uso di bocconi avvelenati. Pur non essendo possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie, trattandosi essenzialmente di popolazioni costituite da poco – fatta eccezione per la Sardegna, dove però i dati risultano viziati dall’anomalo tasso di mortalità causato dagli episodi di avvelenamento – si può identificare in 500 individui per ogni popolazione reintrodotta un idoneo target di conservazione, pari alla Minima Popolazione Vitale (MVP) in grado di garantire una buona sopravvivenza della specie nel medio periodo.