GRILLAIO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliGRILLAIO

NOME SCIENTIFICO: Falco naumanni
 

Le dolci colline dell’Italia meridionale sono costellate di antichi borghi, circondati da vecchie cascine, testimonianza di un’attività agro-pastorale oramai quasi completamente abbandonata. Sono questi i luoghi preferiti dal Grillaio, che in tempi non remoti viveva in grande armonia con l’uomo. Poi arrivarono le nuove case, le nuove città, e il Grillaio trova sempre più difficoltà a individuare un “rudere” adatto in cui costruire il nido, così come un vicino ambiente in cui procurarsi il cibo, soffocato dall’avanzare della città o da un’agricoltura oramai intensiva e poco compatibile con la biodiversità…

Stato di salute

Grandi le difficoltà in cui versa il Grillaio nell’intero continente europeo. Dopo un declino importante che ha caratterizzato il ventennio tra il 1970 e il 1990, la popolazione di Grillaio a livello comunitario si è fortunatamente assestata, per raggiungere attualmente le 18-28mila coppie.

Questa entità, che corrisponde a una frazione compresa tra un quarto e la metà della popolazione globale della specie, risulta certamente superiore a un terzo della complessiva popolazione continentale. Piuttosto significativa la frazione nidificante in Italia, con una popolazione compresa tra le 3.640 e le 3.840 coppie, in aumento tra il 1990 e il 2000 che costituisce circa il 15% della popolazione comunitaria complessiva.

Tra l’altro, l’Italia si pone proprio al centro dell’areale di nidificazione della specie, tutelata sia da un Piano d’Azione internazionale che dalle Direttive comunitarie, risultando particolarmente protetta dalla legislazione venatoria.

Drammatico il declino conosciuto dalle popolazioni di Grillaio a partire dagli anni ’60 in tutto il cosiddetto “Paleartico”. Tra le varie cause che hanno comportato questo declino, forse la più importante è costituita dalla ristrutturazione e dalla demolizione di antichi edifici, che per questa specie rappresentano un’importante opportunità per costruire il nido. La stessa urbanizzazione e l’eccessiva diffusione dell’agricoltura intensiva – insieme, come sempre, alla persecuzione diretta e, al massiccio utilizzo di pesticidi in agricoltura – hanno giocato ulteriormente a sfavore di una ripresa della specie, che appare sostanzialmente limitata agli ultimi anni e non riguarda ancora l’intero residuo areale di nidificazione.