MAGNANINA SARDA - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliMAGNANINA SARDA

NOME SCIENTIFICO: Sylvia sarda
 

Sardegna, Corsica, Arcipelago toscano sono le poche aree ospitanti l’intera popolazione di questa specie endemica del Mediterraneo. A caratterizzarlo è un piumaggio particolarmente scuro, su cui campeggia l’occhio rosso e soprattutto una coda particolarmente lunga, considerando le modeste dimensioni della specie, pari anche alla metà dell’intera lunghezza del corpo. Isolotti e coste del Mediterraneo occidentale, dove la temperatura di luglio non sale mai sopra i 26° di media, dove l’inverno é mite e le gelate assolutamente eccezionali, sono l’habitat prediletto per la specie, che rarissimamente si spinge al di fuori dei pochi siti qui considerati…

 

Ordine: Passeriformes  Famiglia: Sylviidae

La Magnanina sarda nidifica esclusivamente in aree costiere e insulari interne del Mediterraneo occidentale. La sottospecie nominale abita Corsica, Arcipelago Toscano, Argentario e pochi altri siti, oltre ovviamente alla Sardegna, da cui la specie prende il nome.

Particolarmente omogenee le condizioni ecologiche riscontrate nei principali siti di nidificazione accertata. Si tratta di contesti relativamente caldi, in cui le gelate invernali rappresentano eventi del tutto eccezionali. Climi allo stesso tempo piuttosto miti, con la temperatura media di luglio che raramente si discosta dai 25°. Qui, tra erica, palme e altre erbe, su isolotti o pendici di colline punteggiate di alberi sparsi, nidifica la Magnanina sarda, che risalta per il piumaggio nero, l’occhio rosso e la coda molto lunga, anche la metà dell’intero corpo di questo uccello.

In Italia la Magnanina sarda è parzialmente sedentaria, migratrice e svernante. Parte delle popolazioni nidificanti non si accontentano degli inverni tirrenici, comunque relativamente rigidi, e scelgono il Nord Africa per trascorrere l’intera stagione fredda. Altri individui, infine, scelgono il nostro Paese come area di passaggio, durante la migrazione a corto raggio.

Se si pensa che l’Italia potrebbe ospitare fino a un terzo dell’intera popolazione globale della specie, appare chiaro l’insostituibile ruolo che il nostro Paese ha nella sua tutela e nella sua conservazione. Una specie dunque particolarmente importante, per quanto vulnerabile a cambiamenti ambientali anche minimi che potrebbero coinvolgere i pochi siti di presenza accertata disseminati tra le coste e le isole toscane e la Sardegna.

Prospettive

Tre le popolazioni principali di Magnanina sarda che andrebbero considerate ai fini della determinazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV): Sardegna e isole circostanti, con una popolazione pari a qualche migliaio di coppie; Arcipelago Toscano e Argentario, con 100-200 coppie; infine l’esigua popolazione di Pantelleria, probabilmente estinta.

Purtroppo, sia la mancanza assoluta di informazioni relativamente alla densità che la specie può raggiungere in condizioni idonee, sia la scarsa conoscenza dei parametri riproduttivi per questa come per altre specie simili, rende impossibile la determinazione di un FRV, sia in forma di densità riproduttiva (quale dovrebbe essere il caso della popolazione sarda) sia in termini di dimensione assoluta delle popolazioni. Difficile, in questo quadro, stabilire su basi scientificamente fondate un target di conservazione, anche solo a livello di stima.

Indubbiamente, data la localizzazione delle popolazioni e dei relativi siti, risulta importante preservare questi ambienti da ogni forma di alterazione antropica. Dovrebbe essere poi favorito anche il rinnovo della vegetazione, nei casi in cui gariga e macchia bassa risultassero invase da alberi e arbusti alti, che rappresentano un ostacolo al completamento del ciclo riproduttivo della specie.

Nel caso della Magnanina sarda l’indicazione di conservazione più sensata appare in ogni caso quella di procedere a ulteriori studi per incrementare le conoscenze su questa specie, per la conservazione della quale l’Italia ha grandi responsabilità. Gli interventi di studio e approfondimento dovrebbero essere indirizzati in modo particolare sull’area tirrenica.

Minacce

Al di fuori dell’area toscana e sarda l’unico sito di nidificazione accertata risulta la Sicilia, con pochissime coppie nidificanti, anche se è altamente probabile una recente estinzione della popolazione locale, in base alle ultime indagini effettuate sull’isola. A questa grande vulnerabilità si aggiunge l’estrema delicatezza di questa specie rispetto a tutta una serie di esigenze ecologiche che vanno dalla copertura vegetale uniforme e bassa – anche al di fuori del periodo riproduttivo – con suoli generalmente poveri percorsi periodicamente da incendi. Proprio gli incendi sembrano giovare in una certa misura alla specie, favorendo il rinnovo della vegetazione preferita dalla Magnanina sarda ed evitando il formarsi di una vegetazione troppo alta o fitta.

Poche, per la verità, le informazioni disponibili su successo riproduttivo e produttività. Per la sottospecie delle Baleari, per esempio, si è registrato un tasso di schiusa pari al 76% in covate formate da una media di 6 uova. Poco per procedere a un’esatta definizione delle principali minacce per la specie e a una precisa qualificazione dei fattori in grado di influenzare l’esito della riproduzione.

Risulta abbastanza evidente, in ogni caso, la forte esposizione della specie a modificazioni degli habitat. Tra le possibili minacce va naturalmente annoverata anche la locale avanzata degli agglomerati urbani, che potrebbero  mettere sotto pressione i pochi siti di nidificazione accertata.

Stato di salute

A livello comunitario la Magnanina sarda è classificata come sicura. In effetti, la specie ha conosciuto un buon incremento tra il 1970 e il 1990, anche se il trend relativo all’ultimo decennio del secolo scorso risulta in larga misura sconosciuto. Attualmente, la popolazione “comunitaria” di Magnanina sarda e Magnanina sarda balearica è stimata in 29-75mila coppie, pari all’intera popolazione globale di queste specie, endemiche del Mediterraneo nord-occidentale.

Considerando che la balearica  consta di circa 14-25mila coppie, emerge come risultante la stima sulla popolazione della sottospecie nominale, che dovrebbe essere compresa tra le 15 e le 50mila coppie, distribuite in una regione geografica molto omogenea pur se divisa tra due Stati, ossia Corsica e Sardegna. Solo in Corsica si stima una presenza pari a 10-40mila coppie di Magnanina sarda e la popolazione italiana non dovrebbe superare le 10mila coppie.

Stabile tra il 1990 e il 2000, la popolazione italiana di Magnanina sarda gode di una particolare protezione da parte della legislazione venatoria. La responsabilità del nostro Paese per la tutela di questa specie appare evidentissima, considerando che entro i confini nazionali potrebbe vivere fino a un terzo della popolazione globale della stessa, circa il 15% considerando anche la popolazione delle Baleari, comunque trattabile quale specie distinta.

Nel 1978 alcuni autori definivano la Magnanina sarda come “una delle specie più comuni e abbondanti” nell’Isola di Montecristo. Presente, seppur scarsissima e localizzata, a Pianosa, la popolazione Toscana complessiva potrebbe raggiungere le 100.-200 coppie, concentrate principalmente nella parte occidentale dell’isola d’Elba. Sempre in Toscana si trasferisce ogni anno un significativo contingente svernante, formato da 500-1000 individui.

Semaforo

I pochi episodi di nidificazione a Pantelleria – e la probabile, recente, estinzione della specie – non risultano particolarmente preoccupanti dal punto di vista conservazionistico, trattandosi di un’area a ridosso dei quartieri di svernamento e dunque da mettere in relazione con dinamiche esterne. È invece la popolazione nidificante tirrenica – dalle poche centinaia di coppie nidificanti sulle coste e sull’Arcipelago toscano fino alle diverse migliaia ospitate in Sardegna – che merita la massima attenzione: qui, in pratica, vive e nidifica un terzo dell’intera popolazione globale della specie. Preoccupa la localizzazione delle popolazioni, e la loro conseguente vulnerabilità. Preoccupa altresì la mancanza, allo stato delle cose, di informazioni scientifiche sulla base delle quali proporre idonei target di conservazione. È su quest’ultimo fronte, a monte di un intervento vero e proprio, che vanno dunque urgentemente indirizzate le azioni di tutela: approfondire le conoscenze, e nel frattempo tutelare i siti di nidificazione da ogni forma di alterazione o disturbo antropico.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* probabilmente stabile favorevole
Popolazione variazioni sconosciute sconosciuto
Habitat della specie variazioni sconosciute sconosciuto
Complessivo   sconosciuto

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Isole e isolotti, aree rocciose con macchia mediterranea bassa e rada. È in queste aree, in larga parte inaccessibili, che la Magnanina sarda costruisce il nido. Se si ha la fortuna di ascoltarlo, il canto della Magnanina risuona come una fitta sequenza di suoni brevi e acutissimi, che terminano con una “nota” più insistente e prolungata.