MAGNANINA SARDA
NOME SCIENTIFICO: Sylvia sardaSardegna, Corsica, Arcipelago toscano sono le poche aree ospitanti l’intera popolazione di questa specie endemica del Mediterraneo. A caratterizzarlo è un piumaggio particolarmente scuro, su cui campeggia l’occhio rosso e soprattutto una coda particolarmente lunga, considerando le modeste dimensioni della specie, pari anche alla metà dell’intera lunghezza del corpo. Isolotti e coste del Mediterraneo occidentale, dove la temperatura di luglio non sale mai sopra i 26° di media, dove l’inverno é mite e le gelate assolutamente eccezionali, sono l’habitat prediletto per la specie, che rarissimamente si spinge al di fuori dei pochi siti qui considerati…
Prospettive
Tre le popolazioni principali di Magnanina sarda che andrebbero considerate ai fini della determinazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV): Sardegna e isole circostanti, con una popolazione pari a qualche migliaio di coppie; Arcipelago Toscano e Argentario, con 100-200 coppie; infine l’esigua popolazione di Pantelleria, probabilmente estinta.
Purtroppo, sia la mancanza assoluta di informazioni relativamente alla densità che la specie può raggiungere in condizioni idonee, sia la scarsa conoscenza dei parametri riproduttivi per questa come per altre specie simili, rende impossibile la determinazione di un FRV, sia in forma di densità riproduttiva (quale dovrebbe essere il caso della popolazione sarda) sia in termini di dimensione assoluta delle popolazioni. Difficile, in questo quadro, stabilire su basi scientificamente fondate un target di conservazione, anche solo a livello di stima.
Indubbiamente, data la localizzazione delle popolazioni e dei relativi siti, risulta importante preservare questi ambienti da ogni forma di alterazione antropica. Dovrebbe essere poi favorito anche il rinnovo della vegetazione, nei casi in cui gariga e macchia bassa risultassero invase da alberi e arbusti alti, che rappresentano un ostacolo al completamento del ciclo riproduttivo della specie.
Nel caso della Magnanina sarda l’indicazione di conservazione più sensata appare in ogni caso quella di procedere a ulteriori studi per incrementare le conoscenze su questa specie, per la conservazione della quale l’Italia ha grandi responsabilità. Gli interventi di studio e approfondimento dovrebbero essere indirizzati in modo particolare sull’area tirrenica.