MERLO ACQUAIOLO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliMERLO ACQUAIOLO

NOME SCIENTIFICO: Cinclus cinclus
 

Il Merlo acquaiolo è una delle poche specie che si immerge senza difficoltà nell’acqua. Non solo riesce a nuotare agilmente, ma è anche in grado di camminare sott’acqua, controcorrente, per diversi secondi. Il suo regno, infatti, sono i fiumi e i torrenti di montagna. Anche negli spostamenti aerei segue il corso dei fiumi, volando radente alla superficie dell’acqua. Di indole timida e sospettosa, spesso staziona sui massi in riva o al centro dei ruscelli.  Già pochi giorni dopo la nascita, i pulcini devono confrontarsi con l’acqua ed essere in grado di resistere alle correnti. Ma non tutti riescono nell’impresa: gran parte dei giovani, in questo primo “bagno”, non riesce a raggiungere la riva...

Prospettive

L’habitat del Merlo acquaiolo risulta sempre più deteriorato: anche zone in apparenza favorevoli per la specie hanno registrato un calo sensibile del numero degli individui. Per questo è consigliabile investire su ricerche multidisciplinari che analizzino la distribuzione e l’abbondanza della popolazione anche in relazione a parametri biochimici per l’analisi della qualità delle acque.

Con i dati a disposizione, è possibile determinare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) oltre il quale risulta altamente probabile la persistenza della specie nel medio e lungo periodo. Su scala locale, questo si attesta sulle due coppie per chilometro di corso d’acqua, valore che può essere più elevato in ambienti particolarmente idonei. Per l’Appennino centrale, meridionale e la Sicilia, il valore è pari a una coppia per chilometro.

La conservazione della specie non è particolarmente minacciata nelle regioni e nelle province del Centro-Nord, mentre risulta in forte diminuzione nel Centro-Sud, in modo particolare nel Lazio e in Sicilia. Il rischio di estinzione in queste regioni è determinato dagli interventi antropici e da condizioni meteorologiche che modificano l’habitat della specie. Per quanto riguarda l’Italia meridionale, sarebbero in ogni caso necessari dati quantitativi più precisi per poter fornire indicazioni di conservazione mirate.

Considerando che i rischi maggiori per la specie derivano dall’alterazione dei corsi d’acqua, è comunque auspicabile sottoporre a rigide regolamentazioni gli interventi antropici. Bisognerebbe dunque osservare i criteri di gestione naturalistica nel momento in cui si intraprendono opere di regimazione idraulica e stipulare dei protocolli d’intesa tra amministrazioni pubbliche e aziende produttrici di energia idroelettrica. Queste precauzioni potrebbero scongiurare improvvise variazioni del livello delle acque, che sono causa di alterazioni biologiche e chimiche di fiumi e torrenti.