MERLO DAL COLLARE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliMERLO DAL COLLARE

NOME SCIENTIFICO: Turdus torquatus
 

Torquatus, ovvero adornato di colletto: il largo collare bianco è il segno distintivo che rende inconfondibile questo merlo di montagna, abituato ai boschi e alle radure oltre i 1.000 metri d’altitudine. Per il nido, sceglie punti nascosti tra le rocce e protetti dagli arbusti d’alta quota, ma per la caccia esce allo scoperto, posizionandosi in ambienti aperti, dove non è raro osservarlo mentre intona il suo canto. In caso di pericolo spicca il volo, emettendo un caratteristico verso d’allarme simile a quello del Merlo. Durante la migrazione spesso si unisce ad altri tordi, spostandosi per l’inverno nella regione mediterranea e nella parte nord-occidentale del continente africano.

 

Ordine: Passeriformes

Famiglia: Turdidae

Il Merlo dal collare vive e si riproduce in ambiente collinare e soprattutto montano. Solitamente staziona tra i 1.000 metri d’altitudine e il limite della vegetazione arborea. Predilige foreste di conifere, laricete e boscaglie di pino mugo. In alternativa sceglie le praterie montane con sporgenze rocciose e brughiere, dove la vegetazione si fa più rada. Lo si può incontrare anche al margine dei pascoli e nelle radure.

Le strategie migratorie di questa specie si differenziano a seconda della sottospecie. Quella nominale, che si distribuisce nell’Europa settentrionale tra la penisola scandinava e le isole britanniche, nei mesi invernali migra verso la penisola iberica e l’area montuosa dell’Atlante che si estende dalla Tunisia al Marocco. La sottospecie T. t. alpestris , che durante il periodo della riproduzione si concentra sulle montagne dell’Europa centro-meridionale, sverna nell’estremo sud dell’areale di distribuzione. In Italia le popolazioni principali della specie sono distribuite tra la dorsale appenninica e l’arco alpino.

Il Merlo dal collare raggiunge una lunghezza media di 23-24 cm. Il maschio presenta una livrea nera con riflessi bruno-verdastri. Elemento caratteristico è la mezzaluna di color bianco che circonda il collo. Il becco è arancione, mentre le zampe sono nere. Durante l’autunno, le penne presentano un’orlatura tendente al biancastro. Il piumaggio della femmina è meno vivace e presenta una colorazione bruno-grigia. Il collare è meno definito rispetto al maschio ed è di color bianco sporco, tendente al grigio. Gli individui più giovani si caratterizzano per un piumaggio grigio con macchie e strisce biancastre e per l’assenza del collare.

Durante il periodo della riproduzione, la specie solitamente staziona a un’altitudine compresa tra i 1.400 e i 2.400 metri e predilige l’ambiente prealpino con spazi aperti e praterie. La femmina effettua in media due covate di 4-6 uova ciascuna; le uova, di colore verdastro, vengono deposte a intervalli giornalieri. Entrambi i genitori collaborano all’incubazione, che dura circa due settimane. Dal momento della nascita i pulcini restano nel nido per altri 13-14 giorni e vengono nutriti con invertebrati, tra cui vermi e molluschi, bacche e frutti.

Prospettive

Sul Merlo dal collare  sono stati compiuti numerosi studi riguardanti ecologia e distribuzione in ambito alpino, area che presenta a livello nazionale la maggior concentrazione di individui. Mancano tuttavia, dati attendibili per ciò che riguarda la biologia e la densità riproduttiva della specie e si registrano lacune importanti tra le informazioni relative ai principali parametri demografici della popolazione.

Sulla base dei dati a disposizione, è stato possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Nell’area alpina, questo si attesta a 3 coppie territoriali per km2 e, in condizioni particolarmente favorevoli, a 1,6-1,7 coppie ogni 10 ettari. A scala locale il valore proposto è di 1.7 coppie ogni 10 ettari, mentre a scala di comprensorio il numero di coppie necessario per garantire la persistenza della specie nel medio-lungo periodo è pari a 3 per chilometro quadrato.

Nell’area alpina la densità della specie varia sensibilmente a seconda del settore, mentre non sono disponibili dati sufficienti per quanto riguarda la dorsale appenninica. Sia in Italia che all’estero la percentuale dei giovani individui involati si aggira intorno al 60%. Nel nostro Paese, l’andamento della specie risulta fluttuante con buoni margini di stabilità a livello locale, ma il suo stato di conservazione non risulta ancora sufficientemente conosciuto ed è quindi da considerarsi, allo stato delle cose, complessivamente inadeguato. Sono quindi auspicabili monitoraggi su aree campione per stabilire con maggiore precisione le densità riproduttive della specie.

Trattandosi di una specie di montagna, al fine di non minacciare la sua sopravvivenza è necessario operare continui controlli sulle strutture antropiche di alta montagna legate agli sport invernali, affinché queste non mettano a repentaglio l’habitat della specie. È inoltre auspicabile non intraprendere attività che possano minacciare le radure, dove il Merlo dal collare costruisce il nido e depone le uova.

Minacce

Nelle aree alpine il Merlo dal collare sceglie spesso come habitat i margini delle foreste di conifere non troppo fitte. Sugli Appennini si possono incontrare alte concentrazioni di individui in zone accidentate e in coperture forestali aperte. Ama i boschi di conifere, laricete e le peccete (boschi di abete rosso) pure o miste. Ma frequenta anche praterie alpine caratterizzate da una vegetazione rada e dalla presenza di spuntoni rocciosi calcarei.

Prediligendo l’ambiente montano e stazionando principalmente tra i 1.500 e i 2.500 metri d’altitudine, il Merlo dal collare è minacciato da tutti quegli interventi legati alle attività ricreative e turistiche di montagna. L’habitat della specie può quindi subire delle alterazioni causate dalla costruzione di impianti di risalita per gli sport invernali e strutture ricettive, tra cui rifugi, baite e alberghi.

Tra le aree predilette dai merli dal collare per trascorrere il periodo di nidificazione figurano anche i pascoli, in quanto ambienti che presentano una particolare ricchezza di cibo sia per gli individui adulti sia per quelli più giovani. Costituiscono dunque una potenziale minaccia per la sopravvivenza della specie le alterazioni che interessano i sistemi di allevamento tradizionali e il progressivo abbandono delle zone di pascolo, che comporta l’avanzamento del bosco e la conseguente perdita di ambienti favorevoli all’alimentazione e alla nidificazione.

Pur essendo protetta dalla legislazione venatoria, la popolazione dei merli dal collare è spesso oggetto di abbattimenti involontari, ma comunque illegali, a causa delle modalità impiegate nella pratica della caccia ai tordi. Ulteriore disturbo da parte dell’uomo, soprattutto durante il periodo della riproduzione, è rappresentato dalla costruzione di strade forestali, e il conseguente utilizzo di mezzi fuoristrada, e dalla presenza di escursionisti e cercatori di funghi.

Stato di salute

Il Merlo dal collare in Europa presenta uno stato di salute favorevole. In Italia la specie è considerata stabile e quindi sicura. Non è quindi stata inserita nella Lista Rossa Nazionale ma, ai sensi della legislazione venatoria, risulta protetta e dunque non cacciabile.

La popolazione nidificante europea risulta particolarmente numerosa e si attesta sulle 310mila coppie. L’andamento si è mantenuto stabile durante tutto il ventennio tra il 1970 e il 1990. Nel decennio successivo, malgrado il verificarsi di un sensibile declino in alcuni Paesi, la popolazione si è mantenuta stabile nelle aree di maggiore densità: Austria, Svizzera, Romania e Russia. A livello continentale, nel periodo di nidificazione, la specie si caratterizza per un areale distributivo non uniforme, che costituisce circa il 95% dell’areale riproduttivo.

La popolazione nidificante italiana è stimata intorno a 10mila-20mila coppie e presenta una situazione di relativa stabilità, con fluttuazioni a livello locale. Rispetto alla popolazione continentale costituisce il 2,9-3,2% e, dunque, il ruolo giocato dall’Italia non risulta determinante per la conservazione della specie. Le zone di maggiore densità coincidono con le aree montuose degli Appennini e delle Alpi. Le popolazioni si concentrano principalmente nell’area centro-settentrionale della penisola, con concentrazioni elevate tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. In queste regioni la popolazione oscilla tra le 4mila e le 8mila coppie, mentre in Trentino si ferma a circa 2mila individui.

Per quanto riguarda la Lombardia non sono disponibili dati attendibili ma, complessivamente, la popolazione sembra mantenersi stabile tra le 1.000 e 2mila coppie. L’areale riproduttivo comprende anche le Alpi orientali e l’Appennino tosco-romagnolo e abruzzese. Nelle Alpi occidentali la presenza della specie è più ridotta, in quanto qui le foreste di abeti, habitat ideale, risultano più scarse. A livello nazionale l’areale risulta apparentemente in espansione. In Piemonte, tra gli anni Ottanta e Novanta, la distribuzione regionale si è ridotta del 26%, mentre in Emilia-Romagna, a metà anni Novanta, si stimavano 30-50 coppie.

Semaforo

La popolazione italiana di Merlo dal collare mostra una relativa stabilità e un areale in apparente espansione. Si registrano comunque fluttuazioni locali e una presenza molto diversificata anche nelle aree più favorevoli. La carenza di dati – con particolare riguardo alla popolazione appenninica – unita alle le minacce che incombono sull’habitat prediletto, sottoposto a minaccia a causa delle attività legate allo sfruttamento turistico in alta montagna, portano a considerare lo stato di salute della specie complessivamente inadeguato.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In stabilità/espansione Favorevole
Popolazione Stabile, fluttuante Inadeguato
Habitat della specie Stabile/in diminuzione Inadeguato
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione continentale/alpina
Area più densamente popolata della penisola, ma con distribuzione non omogenea della specie. Oltre a una discreta percentuale di abbattimenti accidentali, pesa in modo particolare sulla specie il degrado e la distruzione dell’habitat dovuto alla costruzione di infrastrutture in alta montagna per la ricettività turistica, oltre a pratiche collegate – quali ad esempio la raccolta di funghi – che costituiscono una minaccia per la nidificazione.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In contrazione Inadeguato
Popolazione Sconosciuto Sconosciuto
Habitat della specie Sconosciuto Sconosciuto
Complessivo   Sconosciuto

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione mediterranea
Situazione in generale poco conosciuta, sia rispetto alla consistenza assoluta delle popolazioni sia, in particolare, alla loro distribuzione e densità. Non è quindi possibile formulare un giudizio sullo stato di conservazione della specie nell’area appenninica, che deve comunque considerarsi – fino alla raccolta di dati attendibili – nel complesso sconosciuto.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In contrazione Inadeguato
Popolazione Sconosciuto Sconosciuto
Habitat della specie Sconosciuto Sconosciuto
Complessivo   Sconosciuto

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il Merlo dal collare canta sempre in ambienti aperti, posato su qualche sporgenza. La prima parte del canto risulta piuttosto monotona e regolare nel ritmo, con un ripetersi costante del chioccolio, tipico della famiglia dei merli. Il cinguettio finale è invece più acuto e vivace e si ripete via via con sempre maggiore  frequenza.