MORIGLIONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliMORIGLIONE

NOME SCIENTIFICO: Aythya ferina
 

Amante delle grandi zone umide, il Moriglione abita la superficie degli specchi d’acqua dolce, soprattutto quelli più profondi. Socievole e mai particolarmente intimidito dalla presenza umana, il Moriglione possiede un istinto gregario piuttosto sviluppato, che lo porta ad accettare anche la compagnia di altre specie di anatre, tra cui morette e Moretta tabaccata. Il piumaggio del maschio, dalle tinte accese e ben definite, è dominato da rosso, nero e bianco, che rendono riconoscibile la specie anche a grande distanza…

Stato di salute

Attualmente, la specie è classificata come in declino, con stato di salute sfavorevole a livello continentale. Nei territori dell’Unione europea, i contingenti nidificante e svernante, che si sono mantenuti stabili durante il ventennio 1970-1990, nel decennio successivo hanno subito un drastico calo. La popolazione nidificante nei territori dell’Unione Europea, è stimata tra le 69mila e le 110mila coppie, con circa 440mila individui svernanti. La popolazione nidificante italiana è invece stimata tra le 300 e le 400 coppie, stabili tra 1990 e 2000. Non è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale, né Internazionale, sulla specie. Il Moriglione è inserito negli Allegati II e III della Direttiva Uccelli, ed è considerata “specie vulnerabile” dalla Lista Rossa Nazionale. Inoltre, la legislazione venatoria italiana ne consente la caccia, contribuendo a incrementare la precarietà della salute della specie.

Anche in Italia, dunque, la popolazione nidificante di Moriglione versa in cattivo stato di conservazione. Pur non essendo significativa a livello continentale, anche l’esigua popolazione italiana ha un certo valore per la conservazione della specie. Per quanto riguarda invece la popolazione svernante, tra 1996 e 2000, il Moriglione è risultata la quarta specie tra le anatre in ordine di abbondanza. La popolazione conosciuta era aumentata fino al 1996 mostrando, negli anni successivi, un andamento fluttuante attorno a valori più bassi, con un’apparente ripresa nel 1999. I siti occupati tra 1996 e 2000 sono però diminuiti in quantità rispetto al quinquennio precedente, soprattutto per quanto riguarda gli invasi siciliani e alcuni siti lacustri dell’Italia meridionale: Lago di Pergusa, Lago Nicoletti, Lago di Capacciotti, anche se il calo non è stato così determinante da influenzare in maniera marcata le stime della popolazione svernante, circa 1.500 individui in totale.

In Italia, il contingente svernante si concentra all’interno di lagune salmastre e in acque profonde di acqua dolce. Le segnalazioni estere hanno avuto inizio nei primi anni Cinquanta. È solo da metà degli anni Settanta che si hanno nidificazioni regolari, poi progressivamente estese: le 180-295 coppie diventano 200-300 all’inizio degli anni Ottanta, raggiungendo un picco massimo alla fine del decennio, quando la popolazione è compresa tra le 200 e le 320 coppie. In Lombardia, la popolazione è quasi regolare dal 1975, ma le nidificazioni sono sporadiche nelle aree del Mantovano, del Varesotto e lungo il corso dei fiumi Adda e Ticino. Dalle 20 alle 30 coppie nidificanti sono stimate in provincia di Venezia. Alla fine degli anni Ottanta circa dieci coppie erano segnalate in Friuli-Venezia Giulia, 2-3 coppie nel Lago di Ripa Sottile nel Lazio, una coppia presso il Lago Pantano in Basilicata e una nella Laguna di Orbetello in Toscana.

Luogo particolarmente favorito è la Sardegna, dove sono calcolate tra le 50 e le 70 coppie, poi cresciute sino alle 180-220 stimate all’inizio degli anni Novanta. Tuttavia, rispetto al quadriennio 1991-1995, Oristano-Sinis e i Laghi di Lesina e Varano, le due principali aree di importanza nazionale, hanno visto un decremento dei soggetti presenti. Aree umide e costiere dell’alto Adriatico assumono importanza crescente nei mesi invernali. È incerta la situazione in Sicilia, dove la popolazione è caratterizzata da una grande instabilità: nel Lago Pergusa, tra i siti principali, si passa dalle 10 coppie del 1982 alle 19 del 1987, scese a 9 nel 1988. Nel 1993 ne sono stimate tra le 30 e le 50, ma studi più recenti riportano un massimo di 30 coppie.