NIBBIO REALE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliNIBBIO REALE

NOME SCIENTIFICO: Milvus milvus
 

Grande, dalle lunghe ali e dalla coda biforcuta. Inconfondibile, il Nibbio reale fa la sua comparsa nei cieli italiani insieme alla primavera. Perseguitato, cacciato, resiste nella sua roccaforte tra l’Abruzzo, la Lucania e la Sicilia. Lontano da tutto, lontano dall’uomo, che in molti casi lo portato alla quasi estinzione da molte aree negli due secoli…

 

Ordine: Falconiformes  Famiglia: Accipitridae

Il Falco con la F maiuscola, stupendo rapace lungo oltre 60 cm per un’apertura alare che può raggiungere i 160. Più chiaro nel piumaggio del “cugino” Nibbio bruno, il Nibbio reale è inconfondibile per la forma della coda, inequivocabilmente biforcuta, un fatto che permette a questo uccello di planare molto più facilmente.

Particolarmente ricco di tonalità cromatiche è il ventre, picchiettato di punti bruno-rossicci, mentre sotto le ali – altra peculiarità del Nibbio reale – è presente un’ampia area bianca, che fa da contrasto all’apice, tendente al nero, e alla base, divisa tra le tonalità del grigio e del bruno. Simili nel piumaggio, maschio e femmina si distinguono per le dimensioni (è la femmina, di solito, ad essere più grande), mentre entrambi i sessi si distinguono per una proverbiale “pigrizia”: a farne le spese sono altri rapaci, defraudati della preda o del nido, che molto raramente il Nibbio reale si costruisce per proprio conto.

Un tempo presente dalla Toscana alla Sicilia, il Nibbio reale resiste in Italia in aree piuttosto circoscritte, che trovano importanti roccaforti tra l’Appennino centro-medidionale, l’Aspromonte, l’entroterra siciliano (oltre a una piccolissima area in Sardegna). Molto meno dipendente – e tollerante – del Nibbio bruno al disturbo da parte dell’uomo, il Nibbio reale ama vivere, nidificare e cacciare in aree aperte, lontane dalle aree urbane e più in generale libere da ostacoli.

Falcidiata prima dai bracconieri poi dall’urbanizzazione, dalla deforestazione e dall’impatto con i cavi dell’alta tensione, la popolazione residua di Nibbio reale in Italia risulta sedentaria. A questa si aggiungono gli individui che in inverno ogni anno raggiungono l’Italia dalle aree di nidificazione del centro e nord Europa, e principalmente Germania, Repubblica Ceca, Polonia e Svezia.

Prospettive

Un recente studio condotto sulle popolazioni di Nibbio reale svernanti in Spagna mostra come la specie tenda ad alimentarsi soprattutto di carcasse di animali domestici, per esempio maiali. Lo stesso Nibbio reale, in base agli studi effettuati, possiede una flora batterica diversa da quella di altri rapaci, che preferiscono cibarsi di prede vive e/o selvatiche.

In base a questi studi risulta evidente come il recupero delle specie-preda (moltiplicando allo stesso tempo i controlli per accertare l’assenza di rischi dovuti all’accumulo di carcasse infette) sia uno dei fattori chiave per la conservazione del Nibbio reale nel nostro Paese. Carcasse a parte, anche il Coniglio selvatico rappresenta un buon “piatto” per questo rapace, ed è dunque importante tutelare questa specie-preda per un’efficace conservazione delle popolazioni di questa specie.

Proteggere il Nibbio reale dal bracconaggio, limitare – anche attraverso campagne di informazione – l’utilizzo di bocconi avvelenati, rappresentano fattori fondamentali per la tutela della specie in Italia. Il resto, come in altri casi, lo fa la tutela dell’habitat. Il mantenimento di un paesaggio a mosaico, con aree boscate – anche rade – in zone al riparo da eccessivo disturbo antropico, circondate da prati, pascoli, coltivazione estensive o altri ambienti aperti, costituisce la principale misura di conservazione per la specie.

Considerando valori medi di mortalità e successo riproduttivo, si possono identificare diversi Valori di Riferimento Favorevole a seconda della zona d’Italia presa in considerazione. Per l’Italia peninsulare, tale valore si può fissare a circa 1.700 individui, corrispondenti grossomodo a 670 coppie. Difficile invece ipotizzare la sopravvivenza a lungo termine della esigua popolazione siciliana: almeno 30 coppie, rispetto alle attuali 10, posto che il successo riproduttivo degli adulti maschi di Nibbio reale salga al 60% ogni anno. Più logico ipotizzare una Minima Popolazione Vitale di 80 coppie, che dovrebbe garantire – lo stesso vale per la popolazione sarda – la sopravvivenza della specie nei prossimi 100 anni anche in queste aree.

Minacce

I fattori responsabili del declino della specie in Italia – e non solo – sembrano essere dovuti principalmente all’uccisione diretta con armi da fuoco. Risale infatti agli anni della caccia “selvaggia” la diminuzione più consistente della popolazione di Nibbio reale nel nostro Paese, mentre altri fattori che hanno avuto un peso non indifferente sono l’uso di bocconi avvelenati e soprattutto le trasformazioni ambientali.

Costruzione di strade, disboscamenti, cavi dell’alta tensione. Fino alla recente, pur lodevole, chiusura delle discariche – come molti rapaci anche il Nibbio reale trova nei cumuli di rifiuti a cielo aperto una importante fonte di sostentamento – hanno influito negativamente sulla specie. Estremamente adattabile a condizioni climatiche differenti, la specie preferisce quote medio basse per nidificare.

Prati, pascoli, campagne sono l’ambiente naturale di caccia – mentre il nido viene costruito di solito su grandi alberi – ma il Nibbio reale risulta poco tollerante al disturbo antropico, specialmente presso i siti riproduttivi. Disturbo che comprende non solo il bracconaggio, ma anche le normali pratiche agricole e le attività di gestione forestale.

Particolarmente contenuto il successo riproduttivo – così come il tasso d’involo – tanto che in questa fase la presenza di predatori nei pressi dei nidi può pregiudicare completamente la sopravvivenza delle popolazioni della specie. Anche il perdurare di cattive condizioni climatiche, specialmente, anche in questo caso, durante la delicata fase riproduttiva, possono avere conseguenze nefaste sulle popolazioni di Nibbio reale, già estremamente localizzate e frammentate.

Stato di salute

Dal 1800 ad oggi la popolazione di Nibbio reale è costantemente diminuita, dapprima nelle regioni settentrionali (tra il 1865 e il 1890) poi in quelle centrali del versante adriatico e tirrenico (1950). Più recentemente, il declino ha interessato anche le popolazioni dell’Italia meridionale e soprattutto insulare, con un crollo drastico delle popolazioni anche in Sicilia e Sardegna.

All’inizio degli anni ’90 la popolazione di Nibbio reale era stimata in 1-3 coppie sui Monti della Tolfa, poco più di 100 tra Abruzzo e Basilicata, 10 nella Calabria ionica più un numero imprecisato di coppie in Aspromonte, fino a una ventina o poco più sparse tra Sicilia e Sardegna. Un dato per fortuna in netto miglioramento, con il totale delle coppie nidificanti in Italia che è passato in dieci anni da una forbice stimata in 130-170 coppie in a 316-397.

Anche la popolazione svernante ha conosciuto un significativo incremento un po’ in tutte le regioni, con un contingente di individui “esteri” stimato, in base agli avvistamenti effettuati, tra gli 850 e i 1.145. Pari a circa il 2% del totale comunitario, il Nibbio reale è una specie particolarmente protetta dalla legislazione venatoria, ed è inclusa nella Lista Rossa Nazionale.

A livello comunitario – dove risiede una popolazione stimata in 18-23mila coppie, pari alla quasi totalità della popolazione continentale e ad almeno tre quarti di quella globale – si continua invece a registrare un moderato declino, dopo un ventennio – 1970-1990 – in cui la popolazione di Nibbio reale era rimasta pressoché stabile. Ambienti aperti – ma anche foreste – restano il suo habitat preferito, con l’areale di nidificazione che, a livello globale, si spinge fino all’Asia occidentale e all’Africa settentrionale.

Semaforo

L’attuale ripresa della popolazione continentale, nonché il raddoppio del contingente nidificante in Italia tra il 1990 e il 2000, non hanno ancora bilanciato il tracollo della popolazione europea di Nibbio reale avvenuto nel corso del XX secolo. Nelle isole maggiori la situazione appare ancora più critica, con popolazioni ridotte e trend sostanzialmente negativo. L’incremento recente non consente quindi di modificare il giudizio complessivo in base al quale il Nibbio reale, nel nostro Paese, versa nel complesso in un cattivo stato di conservazione.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* stabile, ridotto rispetto al passato inadeguato
Popolazione molto inferiore all’FRV cattivo
Habitat della specie localmente a rischio inadeguato
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione continentale

Estinto come nidificante nelle aree dove era storicamente presente, il Nibbio reale appare in grave difficoltà anche in altre aree a causa, tra le altre cose, della diminuzione e del progressivo degrado dell’habitat, un mosaico di piccole zone boscate in aree aperte sfruttate in modo non intensivo per attività agricole o pastorali. Tanto che la situazione a livello di bioregione continentale – che comprende le regioni dell’Italia centro-settentrionale storicamente abitate dal Nibbio reale – può definirsi addirittura peggiore di quella registrata a livello nazionale complessivo.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* estinto cattivo
Popolazione estinto cattivo
Habitat della specie molto ridotto cattivo 
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione mediterranea

Come in Italia, così nel resto dell’area Mediterranea la recente ripresa risulta ancora largamente insufficiente per ipotizzare, dati gli attuali livelli di mortalità e successo riproduttivo, la sopravvivenza della specie nel lungo termine.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range * stabile, ridotto rispetto al passato inadeguato
Popolazione molto inferiore all’FRV cattivo
Habitat della specie localmente a rischio inadeguato
Complessivo   cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Posato su un alto ramo di quercia, il Nibbio reale fa risuonare nel bosco il suo canto. Un fischio prima flebile, poi sempre più potente, che si chiude con un trillo, tipico di tanti rapaci, gioia degli ornitologi e degli amanti della natura, segnale d’allarme per i piccoli mammiferi di cui – tra le altre cose – si ciba questo magnifico predatore.