NOCCIOLAIA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliNOCCIOLAIA

NOME SCIENTIFICO: Nucifraga caryocatactes
 
Semaforo N.C.

La Nocciolaia è caratterizzata da un fortissimo legame con il Pino cembro (Pinus cembra) da cui dipende in maniera assoluta. I resti di pigne e nocciole, spaccate su ceppi e fenditure dei tronchi, sono spesso ben visibili. Durante l’estate seppellisce anche scorte per l’inverno, tant’è che su terreno innevato si notano facilmente gli scavi effettuati per recuperare i semi interrati durante i mesi caldi. Sono al contrario molto difficili da individuare i nidi, nascosti nel folto delle conifere. Uccelli di questa specie in Europa occidentale possono essere molto addomesticabili, come testimoniano le foto di Nocciolaie sulla testa dei loro padroni in Inghilterra e Olanda.

 

Ordine: Passeriformes Famiglia: Corvidae

Possiede caratteristiche forme compatte, con un grosso becco nero, a pugnale, la coda è corta e tronca, le ali, ampie e arrotondate. Il corpo è bruno scuro, finemente macchiettato di bianco; le ali sono nere. La coda, nera ad apice bianco, contrasta con il sottocoda anch'esso bianco. Simile nelle forme alla Ghiandaia, ha però la testa molto più esile ed è da quest’ultima ben differenziata.

In Italia nidifica sulle Alpi prediligendo per la costruzione del nido gli alberi sempreverdi più folti. Le risorse nutritive più importanti di queste specie sono i semi di pigna degli alberi dei climi principalmente freddi (estremo nord e altitudini elevate), caratterizzati da semi grandi, in primis il Pino cembro. In alcune regioni, dove non si trova nessuno di questi pini, anche i semi di castagno e di abete bianco formano una parte importante della dieta.

Se il guscio è troppo duro, tiene la noce tra i suoi piedi e la aggancia con il suo becco come fosse uno scalpello. I semi in sovrappiù sono sempre immagazzinati per un uso posteriore ed è questa specie che è responsabile per la fecondazione di nuovi alberi dei loro pini favoriti, compresa la reintroduzione del pino cembro in vaste zone alpine dell'Europa centrale precedentemente sgombrate dall'uomo. Vengono mangiati anche insetti e uova di uccello e piccoli dai nidi. Scava anche nidi di vespe e api per raggiungere le larve.

Il nido viene costruito di solito in alto nelle conifere (a volte vengono utilizzati anche alberi a foglia larga) e di solito nella parte soleggiata. Vengono deposte normalmente 2-4 uova e covate per 18 giorni. Entrambi i sessi nutrono i giovani che vengono solitamente curati per 23 giorni e se ne stanno con i loro genitori per diversi mesi, seguendoli per apprendere le tecniche essenziali di immagazzinamento per la sopravvivenza nel loro ambiente aspro. La distribuzione degli inanellamenti è legata all’ambito alpino, ma soprattutto a siti posti in aree prealpine. Due sole le ricatture entro i confini nazionali, una delle quali, a distanza di poco più di due anni, testimonia di movimenti importanti anche entro i confini.

Prospettive

La specie è sufficientemente studiata per quanto riguarda la sua distribuzione ed ecologia forestale. Sono tuttavia ancora scarse le informazioni quantitative sulla densità con cui si distribuisce, l’ampiezza del territorio e sul successo riproduttivo. Per gli ambienti forestali più idonei quali, ad esempio, cembrete continue, si possono considerare come valori favorevoli di riferimento densità riproduttive pari a 10 coppie per km2 , con massimi registrati sulle Alpi centrali ancora più elevati. Densità inferiori a questo intervallo si possono riscontare in contesti sub ottimali quali aree prealpine e a più bassa quota, siti caratterizzati dalla presenza di boschi misti a latifoglie e dalla generale scarsità del Pino cembro. In Trentino, nonostante la scarsa rappresentatività del Pino cembro sul territorio provinciale (circa il 3% della superficie boscata), la specie è comunque ben distribuita ed è stimata nell’ordine di qualche migliaio di coppie nidificanti. La specie non necessita dell’adozione di particolari misure di conservazione. In linea generale vanno evitati drastici interventi selvicolturali in pieno periodo riproduttivo.

Minacce

La specie ha uno status di conservazione favorevole in Europa e non è inserita nella Lista Rossa italiana. In alcuni settori, come ad esempio il Trentino, la specie ha ampliato i propri effettivi in quanto favorita dalle moderne pratiche selvicolturali che hanno privilegiato le conifere ai boschi di latifoglie. La conservazione della specie rimane comunque strettamente legata alla tutela e alla corretta gestione dei complessi forestali idonei tra cui, in primo luogo, le cembrete.

Occasionalmente, interventi selvicolturali e tagli forestali in periodo di nidificazione possono provocare episodi di mortalità e di riduzione del successo riproduttivo. Sulle Alpi meridionali francesi, su 97 uova in 28 covate, il 62% si è schiuso e il 44% ha involato un giovane (media: 1.53 giovani involati/coppia). Dall’analisi di 38 nidi, 14 hanno fallito completamente di cui 8 prima della schiusa. Nessun dato sul successo riproduttivo è disponibile per l’Italia.

Stato di salute

Attualmente le viene attribuito un favorevole status di conservazione in Europa. La Nocciolaia è un residente diffuso nella fascia boreale e si distribuisce in maniera più frammentaria sulle montagne dell’Europa centrale e sud orientale. La popolazione europea non ha subìto decrementi negli anni 1970-1990 ed è attualmente considerata stabile, stimata tra le 400mila e le 860mila coppie. Per queste motivazioni la specie è considerata Sicura.

La popolazione europea totale è valutata sopra le 400mila coppie, con le maggiori densità riscontrabili in Russia, Romania, Bulgaria e Paesi alpini. BirdLife International riporta per l’Italia circa 10.000-30.000 coppie. La specie viene considerata stabile a livello italiano  con alcune migliaia di coppie in Trentino e 1.000-1.500 coppie in Lombardia Allo stato attuale la nocciolaia non è inserita nella Lista rossa nazionale. Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

Canto

Molto loquace tranne che nel periodo di allevamento dei giovani; il richiamo, un "krèhh- krèhh" nasale, è inconfondibile.