OCA SELVATICA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie protette dalla Direttiva UccelliOCA SELVATICA

NOME SCIENTIFICO: Anser anser
 
Semaforo N.C.

Antenata dell’Oca domestica, anche l’Anser anser è facilmente addomesticabile. Di carattere socievole, è però molto rumorosa ed è praticamente onnivora. Predilige le zone umide e si alimenta con facilità negli ambienti agricoli e la progressiva estensione delle aree abitate rappresenta sempre di più una minaccia. È proprio osservando il comportamento dell’oca selvatica che Konrad Lorenz ha elaborato la teoria dell’imprinting. Lo scienziato austriaco, padre dell’etologia moderna, ha sperimentato in prima persona il meccanismo, comportandosi come una madre sostitutiva delle piccole oche, che dimostravano di attaccarsi a lui come fosse la loro madre biologica, tanto da seguirlo in fila indiana negli spostamenti…

Prospettive

Essendo la specie in Italia una colonizzatrice recente, non è possibile determinarne l’FRV. L’Oca selvatica è comunque stata ben studiata in Italia, in particolare nelle aree di riproduzione alto-adriatiche. Gli ultimi dati, riferiti al periodo 1998-2003, rivelavano l’avvio di una fase di espansione distributiva, dopo anni in cui la popolazione aumentava solo all’interno dei 20-30 siti tradizionalmente occupati.

In precedenza la distribuzione dell’Oca selvatica è stata piuttosto concentrata, visto che il 90% della popolazione è insediata in soli 13 siti, sui 75 segnalati come occupati almeno una volta. Il principale è la Maremma grossetana: un’area particolarmente accogliente per l’Oca selvatica e resa ancora più adatta da una vasta area di foraggiamento, tutelata a partire dal 1991, in cui l’Oca selvatica può trovare facilmente cibo. Qui infatti nel 2000 sono state superate le mille presenze. Tra i siti di rilevanza nazionale vanno segnalate anche alcune zone dell’entroterra padano recentemente ripristinate, anche se in questo caso, così come per le lagune dell’Alto-adriatico, i gruppi presenti provengono anche da immissioni locali.

Nonostante i buoni risultati ottenuti negli ultimi anni, per garantire la conservazione dell’Oca selvatica è necessario mantenere habitat accoglienti e condizioni idonee alla nidificazione, soprattutto nelle aree di maggior presenza.

Fondamentale quindi il mantenimento di ambienti acquatici esclusi dall’attività venatoria con estesi specchi d’acqua dolce, una vegetazione fitta che emerge dall’acqua, caratterizzata soprattutto da canneti, prati, pascoli e paludi. In alcuni siti, come in Friuli-Venezia Giulia, l’Oca selvatica preferisce preparare il nido su isolotti o aree separate dalla terraferma da canali su cui non interferiscono i movimenti delle maree.