PERNICE BIANCA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliPERNICE BIANCA

NOME SCIENTIFICO: Lagopus muta helvetica
 

Bianca come la neve, durante la stagione invernale. Bruna come il terreno, durante l’estate. Così la Pernice bianca si mimetizza dai suo predatori naturali, tra cui l’Astore, la Volpe, il Corvo imperiale…e naturalmente l’uomo…

Minacce

In progressiva scomparsa nelle Prealpi, la Pernice bianca è ancora cacciabile in alcune province italiane dove l’attività venatoria va a sommarsi al più grave problema dei cambiamenti climatici, di cui la Pernice bianca è una delle “vittime eccellenti”. La nevosità diminuisce e l’ambiente si modifica velocemente, riducendo l’habitat a disposizione della specie.

Il problema del prelievo venatorio va così ad insistere su una popolazione già profondamente segnata dai cambiamenti climatici, mentre nelle condizioni attuali il “tasso d’involo” spesso non supera i 4-5 giovani per coppia. Particolarmente alta la perdita delle covate, più a causa della predazione che in conseguenza dei fattori ambientali nell’area di nidificazione.

Resta l’evidenza per cui la forte fluttuazione delle popolazioni – conseguente alla variabilità del tasso di sopravvivenza delle covate – dipende in gran parte dalle condizioni meteorologiche: cattive condizioni meteo e scarsità di cibo durante il periodo della covata rappresentano, secondo le rilevazioni effettuate dagli esperti, le principali cause di mortalità dei pulcini di Pernice bianca.

Pressione venatoria, parassiti, disturbo causato dai turisti sono le principali minacce che si aggiungono al problema principale, quello del riscaldamento globale. Fattori che potrebbero compromettere la sopravvivenza nel lungo periodo delle popolazioni alpine, che già devono fare i conti con un ambiente particolarmente “antropizzato” e iper-sfruttato per esigenze turistiche. Lo stesso aumento dei predatori è da ascrivere all’abbandono dei rifiuti da parte di turisti scarsamente consapevoli.