PIVIERE TORTOLINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliPIVIERE TORTOLINO

NOME SCIENTIFICO: Charadrius morinellus
 

Dove gli alberi non possono più crescere, dove il clima diventa ostile per molte specie animali e vegetali – fatta eccezione per i muschi e qualche raro arbusto – ecco apparire il regno del Piviere tortolino. Tundra, alta montagna. Questi i suoi ambienti preferiti. In Italia ambienti simili si trovano solo sulla Macella o in alcuni settori alpini, dove questo piccolo trampoliere nidifica solo eccezionalmente. In primavera, con un po’ di fortuna, è possibile scorgere qualche coppia,mentre in autunno qualche piccolo stormo sosta nel nostro Paese prima di raggiungere i quartieri di svernamento…

Minacce

Anche banali interventi antropici – frequenti in aree a forte presenza umana come le nostre Alpi e Appennini – possono alterare profondamente il delicato equilibrio che consente al Piviere di costruire il nido. Anche la semplice costruzione di una strada forestale, l’apertura di una nuova pista da sci – specialmente sui siti alpini – possono causare la totale perdita di idoneità per l’habitat.

Il Piviere tortolino è infatti una specie dalle esigenze ecologiche abbastanza complesse ed eccentriche allo stesso tempo. Tipicamente, predilige la tundra artica, dalla Scandinavia alla Scozia, fino a nuclei sparsi che nidificano sui rilievi dell’Europa centrale. Evita accuratamente le aree troppo ricche di vegetazione, mentre preferisce aree con rocce nude affioranti – purché su pareti non troppo scoscese – alternate a vegetazione bassa.

Condizioni che sono abbastanza difficili da trovare sulle nostre montagne, peraltro fortemente antropizzate. Anche il clima gioca un ruolo fondamentale nella sopravvivenza della specie, e si può affermare come le condizioni meteorologiche avverse o anomale costituiscano la principale minaccia per la specie, nonché principale causa di fallimento nella nidificazione.

Peraltro, anche la chiusura asincrona delle uova causa una bassissima possibilità di sopravvivenza degli ultimi nati, a parità di altre condizioni. Resta comunque – limitatamente alla Lombardia – la gestione intensiva della montagna a fini forestali (costruzione strade sterrate) o turistici (costruzione piste da sci) uno dei principali ostacoli allo stabilirsi di un gruppo, se pure modesto, di coppie stabilmente nidificanti.