PRISPOLONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPRISPOLONE

NOME SCIENTIFICO: Anthus trivialis
 

Abitante di pascoli e brughiere, il Prispolone costruisce il proprio nido al suolo, al riparo da occhi indiscreti. Piccolo ma resistente, l’Anthus trivialis non teme le temperature rigide e si è adattato facilmente a nidificare molto a nord. Pur essendo amante delle aree aperte, frequenta volentieri anche prati punteggiati da alberi e arbusti, dove si posa per godere di un punto di osservazione privilegiato. Da cui, infatti, domina il territorio sottostante, proteggendo i pulcini dai numerosi pericoli di questi ambienti, sempre pronto a lanciarsi in volo ad ali spiegate…

Stato di salute

Pur non presentando negli ultimi anni preoccupanti cali della popolazione, il Prispolone non si può ritenere del tutto al sicuro. La Lista Rossa Nazionale non lo comprende, segno che comunque la specie non è a rischio di estinzione.  Un’importante protezione in Italia viene comunque dal divieto di caccia introdotto dalla legislazione venatoria già dal 1992. Il Prispolone non è classificato come specie in declino nei territori dell’Unione europea e anche a livello continentale mostra uno stato di salute favorevole.

Nei territori comunitari la popolazione nidificante è stimata tra 8 milioni e 200mila e 16milioni di coppie, pari al 30-38% della popolazione del continente europeo (dove lo stato di conservazione è favorevole) e a una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie. Di fronte a questi numeri, la popolazione italiana non risulta particolarmente significativa a livello europeo per la sopravvivenza delle specie, anche se in valori assoluti il Prispolone rappresenta una presenza piuttosto importante nel contesto dell’avifauna nazionale.

Inoltre in Italia, in tempi recenti, le stime sulla popolazione – calcolata nel 2004 tra le 40mila e le 80mila coppie – sono state corrette nel 2007, rivalutandole tra le 100mila e le 200mila coppie: non comunque sufficienti per garantire un futuro sicuro alla specie nel nostro Paese. In realtà, infatti, andando ad analizzare il trend su scala nazionale, la popolazione che viene a nidificare in Italia è, a seconda delle aree, stabile oppure in decremento. Con situazioni che si potrebbero definire contrastanti anche all’interno delle singole regioni.

Caso a parte è quello della Lombardia, zona di robusta presenza della specie e regione italiana di maggiore concentrazione. Qui la popolazione, stimata in circa 16mila coppie, è rimasta pressoché stabile ininterrottamente, dal 1995 al 2007.