SORDONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliSORDONE

NOME SCIENTIFICO: Prunella collaris
 

Il Sordone è il più grosso tra i Passeriformi di montagna. Specie d’alta quota, ama gli spazi aperti, che sorvola in cerca di piccole prede. Ma lo si può ammirare spesso anche appollaiato su qualche roccia sporgente mentre scruta praterie d’alta quota e dirupi. Di indole gregaria, preferisce vivere e spostarsi in gruppo. Il suo volo somiglia a quello dell’Allodola, con movimenti fluttuanti che lo portano a notevoli altitudini. Caratteristica della specie è la modalità di riproduzione, che avviene in gruppi poligami composti da una media di 4-5 esemplari di ciascun sesso.

Prospettive

A livello di studi sulla specie, le lacune maggiori si registrano nell’ambito dei dati quantitativi:  risultano alquanto scarse le informazioni che riguardano la distribuzione della popolazione dei sordoni lungo l’arco alpino e la dorsale appenninica, aree con la maggior concentrazione di individui. Non sono inoltre disponibili dati riguardo la presenza della specie sull’Appennino meridionale, in Campania e Basilicata.

Sebbene i dati quantitativi risultino piuttosto scarsi per quanto riguarda le popolazioni principali, è comunque possibile stabilire un probabile Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per il Sordone, pari 5-6 coppie territoriali per km quadrato. Considerate le altimetrie e le caratteristiche ambientali dei siti di nidificazione, tali valori potrebbero risultare sottostimati con riferimento ai siti particolarmente favorevoli.

La specie non è soggetta a particolari minacce e la sua persistenza nel medio-lungo periodo non è, attualmente, da considerarsi a rischio. Le uniche alterazioni registrate a livello locale possono essere causate dalle attività sportive d’alta quota e dall’apertura di nuovi impianti di risalita. Questi disturbi antropici incidono soprattutto nelle stagioni calde e durante la riproduzione.

Mancando informazioni quantitative specifiche per quanto riguarda la concentrazione degli individui tra le Alpi e gli Appennini è comunque consigliabile avviare un’attività di monitoraggio pluriennale per poter anche quantificare la presenza della specie nel sud della penisola italiana, area rispetto alla quale non sono disponibili dati né sulla presenza né sulla consistenza delle popolazioni.