STARNA
NOME SCIENTIFICO: Perdix perdixSoprannominata Pernice ungherese, si muove sul terreno con una tipica andatura raccolta. In caso di pericolo, si appiattisce rapidamente al suolo, e resta immobile in attesa che la minaccia sia passata. Non ama il volo, a meno che non si senta in pericolo immediato ma, anche in questo caso, tornerà molto presto a posarsi a terra. È la Perdix perdix, piccolo galliforme diffuso nelle pianure e nelle colline dell’area eurasiatica e introdotta nei primi anni del ’900 anche in Stati Uniti e Canada…
Prospettive
Relativamente ben studiata, la Starna nel nostro Paese è esposta a molteplici fattori di minaccia rispetto ai quali è possibile intraprendere azioni di conservazione mirate. In primo luogo, appare necessario limitarne la caccia e ridurre la presenza di individui appartenenti a specie o popolazioni alloctone, con le quali si continuano a ripopolare le zone “scoperte” proprio a causa dell’eccessivo prelievo venatorio.
La Starna può inoltre risentire positivamente di andamenti climatici che favoriscano la cova e la schiusa delle uova. Gli stessi pulcini presentano maggiore probabilità di sopravvivenza quando il clima è caldo e secco, e l’ambiente offre una grande abbondanza di cibo e insetti.
Altre considerazioni riguardano l’habitat idoneo alla specie. Nel Paleartico occidentale, questo è stato in gran parte adibito a pratiche agricole, ambienti a cui la Starna si è adattata nella misura in cui – e diversamente dall’Italia – queste aree presentino ancora elementi idonei (siepi, cespugli, ecc) per nascondersi e costruire il nido e in quanto non soggette a eccessiva meccanizzazione, utilizzo di pesticidi, troppo rapida rotazione delle colture. La specie è quindi favorita dall’utilizzo di praterie e pascoli, che presentano caratteristiche più idonee all’ecologia della specie.
Grazie alle numerose informazioni raccolte, è possibile proporre, per il nostro Paese, un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per quanto riguarda la popolazione padana nord-appenninica. Tale soglia può essere fissata a 10 coppie per kmq in primavera – a eccezione della palude del Mezzano in cui si propongono 20 coppie – e a 25 individui per kmq nella tarda estate.