TARABUSO - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliTARABUSO

NOME SCIENTIFICO: Botarus stellaris
 

Quando si sente minacciato, il Tarabuso assume una tipica posizione del collo e del becco tesi verso l’alto, che lo rendono simile a una canna. Difficilissimo da avvistare, per il suo piumaggio mimetico, il Tarabuso si rivela per il suo canto inconfondibile, che si ode nella notte e nel primo mattino anche a distanza di chilometri…

Stato di salute

Paludi, acquitrini, canneti, pantani: tutti ambienti che in Italia si sono ridotti moltissimo, a causa dell’urbanizzazione, da un lato, ma soprattutto in conseguenza delle enormi operazioni di bonifica degli ultimi due secoli, che hanno ridotto ai minimi termini la percentuale delle zone umide presenti nel nostro Paese. Basti pensare che in epoca romana paludi e acquitrini ricoprivano circa il 10% del territorio nazionale, con una superficie pari a ben 3 milioni di ettari, contro i meno di 200mila censiti nel 1970.

Le popolazioni superstiti di Tarabuso sono piuttosto frammentate e nidificano nel nostro Paese in modo sparso e localizzato. Su 9.360 coppie nidificanti censite a livello comunitario (che rappresentano però non più del 23% della popolazione europea complessiva), solo 70-95 “maschi cantori” sono stati censiti sul suolo italiano.

Insomma, il Tarabuso in Italia è un uccello rarissimo, protetto dalla legislazione venatoria, incluso nella Lista Rossa Nazionale oltre che nella Direttiva Uccelli. Classificato come specie in pericolo, il Tarabuso è stato oggetto anche di un Piano d’Azione internazionale di salvaguardia, per arrestarne il declino e tutelare le poche popolazioni rimaste e i relativi habitat.

Pur rappresentando solo l’1% della popolazione europea, tutelare il Tarabuso in Italia significa non solo evitare la progressiva scomparsa della specie, ma soprattutto tutelare quegli “scrigni di biodiversità” quali sono le aree umide, considerando il legame importantissimo che esiste tra specie, habitat, biodiversità ed equilibrio generale degli ecosistemi.

Nonostante tutto, nel periodo tra il 1998 e il 2003, la popolazione censita di Tarabuso in Italia è risultata relativamente stabile, a parte alcune stagioni eccezionali (per esempio il freddo inverno del 2002). Il punto, come dimostrano gli studi sulla specie, è che individuare il Tarabuso è difficilissimo, poiché passa la maggior parte della propria vita al sicuro, nel fitto dei canneti.

Utilizzando il censimento al canto, molti rilevamenti vengono effettuati al tramonto, per individuare  eventuali esemplari dislocati nella palude, sebbene sia difficile anche stabilire i siti dove il Tarabuso si riproduce sicuramente : la scarsità di dati attendibili costringe a usare il condizionale per la maggior parte delle località, e non consente di stimare con esattezza neppure il successo di schiusa nei siti dove sicuramente il Tarabuso si riproduce. Il censimento del 2003, in ogni caso, ha fatto registrare 145 individui, presenti in una sessantina di siti, almeno il 50% in meno, in termini di popolazione complessiva, di quanto si poteva rilevare all’inizio degli anni Ottanta.