TOPINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliTOPINO

NOME SCIENTIFICO: Riparia riparia
 

Il Topino è il più piccolo rappresentante della famiglia delle rondini, sebbene sia un grande migratore. Nidifica anche in Italia prima del lunghissimo viaggio di ritorno verso l’Africa, oltre il Sahara, che compie alla fine dell’estate. Di abitudini gregarie, ama la compagnia dei suoi simili ai quali si unisce formando grandi stormi e colonie molto compatte formate da centinaia di coppie. Caratteristici sono i suoi nidi, costituiti da lunghe gallerie scavate nelle pareti di argini, cave e rive ripide, che appaiono così piene di buchi come fossero popolate da tane di topi…

 

Ordine: Passeriformes  Famiglia: Hirundinidae

Più difficili da osservare rispetto alle rondini, gli stormi di Topini sono visibili quando si radunano sui cavi e sui rami degli alberi. È praticamente impossibile vederlo volare nei centri abitati – occasionalmente durante la migrazione – poiché non si è adattato a fare il nido in ambienti antropizzati, sotto i tetti delle case o nei fienili, come fa l’Hirundo rustica o il Delichon urbicum . Il Topino predilige infatti l’aperta campagna e in particolare le aree vicine ai corsi d’acqua naturali. Nidificante in una vasta area che va dall’Europa all’Asia e anche in buona parte del Nord America, presentando una sottospecie (R.r. diluta ) localizzata però a Sud del basso corso del fiume Ural.

Anche a causa della necessità dei genitori di creare nidi scavando stretti tunnel con le zampe e il becco, la specie risulta estremamente esigente per quanto riguarda la localizzazione del suo nido: greti sabbiosi, cave, scarpate argillose. Le cavità però devono garantire la stabilità del terreno poiché al termine del tunnel viene realizzato il nido vero e proprio, in cui avverrà la cova: uno spazio più ampio, reso accogliente da piume e steli d’erba. La femmina depone le uova (in genere cinque) al massimo due volte l’anno, dopodiché sono entrambi i genitori a covarle per circa due settimane. Dopo una ventina di giorni dalla nascita, i pulcini lasciano il nido e scavano cavità autonome più spaziose.

Lungo non più di 13 centimetri, il Topino è la specie più minuta tra le rondini, pesa solo 15 grammi e ha un’apertura alare di 26 centimetri. Bruno sul dorso e in tutta la parte superiore del corpo, è invece chiaro, quasi bianco, in quella inferiore, con sfumature più scure tendenti al castano e al grigio. Per distinguere i topini dalle altre rondini è sufficiente osservare il collare marrone, posto tra la gola e il petto, e la biforcazione appena accennata della coda, diversa da quella pronunciata della Rondine. Le zampe sono piuttosto corte in rapporto al corpo e sono di colore nero così come il becco, che è particolarmente aguzzo e appiattito.

In Italia i topini si fermano per la stagione di cova, principalmente nelle regioni settentrionali e nella fascia costiera del medio Adriatico, mentre sono rari al Centro e quasi assenti al Sud. Utilizzano invece le isole come luoghi di sosta nel corso delle migrazioni. Nelle aree di maggiore concentrazione è possibile osservarli mentre si cibano in volo, prendendo con il becco insetti, mentre sfiorano il terreno o volteggiano a pelo dell’acqua. Notevole la velocità di volo, che può raggiungere i 50 km orari, con repentini cambi di direzione per inseguire le prede.

Prospettive

La Riparia riparia  è una specie dalle abitudini fortemente coloniali, per cui non è possibile calcolare l’FRV sulla base del numero di individui che devono essere presenti in una determinata area per garantire la sopravvivenza della specie. I siti in generale sono caratterizzati da elevata densità. In particolare, l’inchiesta nazionale del 1985-1986 aveva rilevato una densità media di 6,4 coppie per chilometro quadrato. Oggi probabilmente tale valore è molto più basso.

Nonostante questo, la popolazione italiana di topini è in generale e forte decremento. Gli areali sono in diffusa contrazione, principalmente a causa della precarietà dei siti riproduttivi, e si segnalano sempre più spesso sparizioni a livello locale. In più, non c’è stabilità nelle popolazioni, che subiscono pericolose fluttuazioni locali, anche molto sensibili, influenzate molto probabilmente dalle condizioni climatiche nelle aree di svernamento africane.

L’elevata mortalità annuale, pari al 50,8% della popolazione, può essere compensata solo garantendo il successo riproduttivo nei principali siti di nidificazione. Appare dunque indispensabile mantenere o ripristinare le sponde naturali di fiumi e torrenti in modo da rendere soddisfacente la nidificazione della specie, in particolare nelle aree che ospitano le popolazioni numericamente più consistenti a livello nazionale, come la provincia di Parma.

Molto dipenderà inoltre dal mantenimento e dal ripristino di ripe naturali lungo fiumi e torrenti adatti alla permanenza dei topini. Senza tralasciare interventi di rinaturalizzazione delle cave dismesse che devono tenere in considerazione le esigenze della specie, considerata la sua abitudine a nidificare in scarpate verticali (così come accade per il Gruccione e il Martin pescatore). Una possibilità potrebbe venire dall’acquisto di ex cave da parte di enti che si occupano di conservazione della natura, al fine di proteggere i siti riproduttivi. 

Minacce

La sopravvivenza del Topino, come accade per molte specie a rischio, dipende da un delicato equilibro di fattori ambientali in cui l’intervento umano fa la parte del leone. Le continue manomissioni degli habitat prescelti dalle colonie ne comportano spesso l’abbandono o comunque un’estrema precarietà. A minacciare maggiormente la Riparia riparia  sono infatti disturbi di ogni tipo da parte dell’uomo sulle pareti di nidificazione, nonché interventi di ristrutturazione e cementificazione di gallerie e ponti, ma anche lavori di regimazione idraulica, che comportano movimenti di terra, arginature, cementificazioni o frane. 

Tutto questo provoca l’abbandono da parte della specie degli ambienti naturali e un utilizzo sempre più frequente di habitat artificiali. È quello che sta accadendo nel Torinese, dove la scelta dell’ambiente di nidificazione è variata negli ultimi decenni: i siti riproduttivi naturali utilizzati negli anni Settanta sono stati interamente abbandonati e, nelle indagini realizzate tra il 2003 e il 2004, tutte le colonie rilevate erano situate nelle vicine cave di sabbia.

Il topino infatti predilige terreni adatti allo scavo di gallerie, che garantiscano la tenuta ed evitino crolli. Se in passato tali ambienti venivano creati dal fiume, la progressiva arginatura delle sponde ne ha impedito la naturale erosione venendo in questo modo a mancare siti idonei. Altro fattore di minaccia è la forte diminuzione delle fonti alimentari, in particolare per avvelenamenti ambientali e uso di pesticidi, che provoca cali drastici degli insetti voltanti, alla base della dieta dei topini. Da considerare sono anche i fenomeni di occupazione dei nidi da parte di altri uccelli, soprattutto dal Balestruccio come è stato osservato in alcuni siti della Val D’Aosta, e dal Gruccione (Merops apiaster ), come pare accada lungo il corso dello Stirone, in provincia di Parma o in altri siti. 

Di grande rilievo risultano infine i problemi ambientali, in particolare la siccità nelle aree di svernamento africane. È stato riscontrato come il forte calo subito dalla specie soprattutto nei Paesi dell’Europa settentrionale a partire dalla fine degli anni Sessanta sia legato a forti periodi di siccità registrati in quegli anni nell’area del Sahel (regione a sud del deserto del Sahara), che hanno determinato anche il declino di Sterpazzola e Codirosso comune.

Stato di salute

Il Topino rientra tra le specie che presentano uno stato di salute non favorevole nell’Unione europea così come nell’intero continente. Le tendenze rilevate negli ultimi quarant’anni sul territorio europeo lo confermano: tra il 1970 e il 1990 la popolazione nidificante è calata sensibilmente, un declino proseguito nel decennio successivo in numerosi Paesi, con un calo più contenuto nell’Unione europea, sebbene l’Europa nel suo complesso abbia garantito la stabilità della specie.

Per quanto riguarda la dimensione della popolazione nidificante, quella europea è stimata tra i 5 milioni 400mila e i 9 milioni 500mila coppie. Di queste, una frazione compresa tra il 16 e il 23% nidifica nel territorio dell’Unione europea (890mila - 2milioni 200mila). Significa che gli esemplari di topini presenti negli Stati membri rappresentano solo il 5% della popolazione globale della specie.

In questo quadro, la responsabilità dell’Italia per la conservazione della specie non è di grande rilevanza. La popolazione che si ferma a nidificare nel Paese è stimata tra le 6mila e le 8mila coppie, pari a circa lo 0,5% di quella dell’Unione e a circa lo 0,1% di quella continentale. I siti di nidificazione però sono solitamente caratterizzati da un’alta densità di nidi. A questa proposito, un’inchiesta realizzata tra il 1985 e il 1986 a livello nazionale, rilevava in tutto 188 colonie (28 quelle non occupate), con rispettivamente 13.900 e 13.230 nidi, e una media di 68 nidi per colonia e una popolazione complessiva stimata intorno alle 8.500 coppie. 

A ospitare la popolazione più rilevante di topini è la provincia di Parma, anche se in pochi anni la diminuzione è stata sensibile. Dai 5.400 nidi presenti nel 1992, si è passati a 2.500-3.000 nidi nel 1995. La gran parte sono concentrati lungo il fiume Taro e che presenta un ambiente ideale per la specie. Anche qui però il Topino è sempre meno presente: i nidi erano 11.370 nel 1989 e solo 2.000 nel 1995. In Piemonte nidificava lungo la Dora Riparia, l’Orco, le due Sture, ma ora è completamente assente. Ed è quasi scomparso anche dal corso del Po. In Lazio invece, dove fino alla fine degli anni Sessanta erano presenti alcune colonie, la specie è oggi ritenuta estinta.

Semaforo

Complessivamente lo stato di conservazione del Topino è cattivo e desta non poche preoccupazioni. Anche se il trend europeo è solo leggermente negativo, particolare attenzione va riservata alle eccessive fluttuazioni cui è soggetta la popolazione nidificante. Inoltre, a livello nazionale, l’areale è in evidente contrazione così come il numero di coppie nidificanti, che in alcuni casi ha portato all’estinzione locale della specie. Minacciato dal degrado e dalla distruzione dei siti idonei alla nidificazione, subisce un forte condizionamento nella distribuzione a livello di areale. A questo va aggiunta la totale assenza di informazioni sui parametri riproduttivi, fattore assai negativo, soprattutto per una specie che presenta un’elevata mortalità annuale.

 

 

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In calo Cattivo
Popolazione In decremento, con fluttuazioni ed estinzioni locali Cattivo
Habitat della specie Soggetto a distruzione e forte degrado Cattivo
Complessivo   Cattivo

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il verso del Topino è assai discreto e meno acuto e insistente di quello della Rondine. Questa specie gorgheggia sommessamente, producendo un cinguettio piuttosto lungo, seguito da note più brevi, simili a squittii.