TOPINO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliTOPINO

NOME SCIENTIFICO: Riparia riparia
 

Il Topino è il più piccolo rappresentante della famiglia delle rondini, sebbene sia un grande migratore. Nidifica anche in Italia prima del lunghissimo viaggio di ritorno verso l’Africa, oltre il Sahara, che compie alla fine dell’estate. Di abitudini gregarie, ama la compagnia dei suoi simili ai quali si unisce formando grandi stormi e colonie molto compatte formate da centinaia di coppie. Caratteristici sono i suoi nidi, costituiti da lunghe gallerie scavate nelle pareti di argini, cave e rive ripide, che appaiono così piene di buchi come fossero popolate da tane di topi…

Prospettive

La Riparia riparia  è una specie dalle abitudini fortemente coloniali, per cui non è possibile calcolare l’FRV sulla base del numero di individui che devono essere presenti in una determinata area per garantire la sopravvivenza della specie. I siti in generale sono caratterizzati da elevata densità. In particolare, l’inchiesta nazionale del 1985-1986 aveva rilevato una densità media di 6,4 coppie per chilometro quadrato. Oggi probabilmente tale valore è molto più basso.

Nonostante questo, la popolazione italiana di topini è in generale e forte decremento. Gli areali sono in diffusa contrazione, principalmente a causa della precarietà dei siti riproduttivi, e si segnalano sempre più spesso sparizioni a livello locale. In più, non c’è stabilità nelle popolazioni, che subiscono pericolose fluttuazioni locali, anche molto sensibili, influenzate molto probabilmente dalle condizioni climatiche nelle aree di svernamento africane.

L’elevata mortalità annuale, pari al 50,8% della popolazione, può essere compensata solo garantendo il successo riproduttivo nei principali siti di nidificazione. Appare dunque indispensabile mantenere o ripristinare le sponde naturali di fiumi e torrenti in modo da rendere soddisfacente la nidificazione della specie, in particolare nelle aree che ospitano le popolazioni numericamente più consistenti a livello nazionale, come la provincia di Parma.

Molto dipenderà inoltre dal mantenimento e dal ripristino di ripe naturali lungo fiumi e torrenti adatti alla permanenza dei topini. Senza tralasciare interventi di rinaturalizzazione delle cave dismesse che devono tenere in considerazione le esigenze della specie, considerata la sua abitudine a nidificare in scarpate verticali (così come accade per il Gruccione e il Martin pescatore). Una possibilità potrebbe venire dall’acquisto di ex cave da parte di enti che si occupano di conservazione della natura, al fine di proteggere i siti riproduttivi.