Valichi montani - Uccelli da proteggere

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Valichi montani

Ortolano, di B. Capitani
 

Egli era nato nel castello di Mentone
nel 996 e, ancor giovane, era venuto
in Valle d’Aosta, presso uno zio
che era arcidiacono della cattedrale.
Fece il novizio e poi fu ordinato sacerdote.
Pieno di buona volontà si dedicò con tanto zelo
all’opera missionaria che, quando suo zio morì,
diventò lui arcidiacono della cattedrale di Aosta.
Un giorno da qui partirono dieci pellegrini
che volevano attraversare il Monte di Giove,
ma strada facendo furono assaliti dai briganti
e uno di loro perse la vita. Essi, spaventati,
ritornarono in città ad avvertire la popolazione.
Bernardo, appena lo seppe, radunò molti uomini
e partì per snidare i briganti. Riuscì a cacciarli,
fece abbattere la statua di Giove e fece costruire
un ospizio che servisse da ricovero ai viandanti.
Fu da allora, certamente, che il Monte di Giove
cominciò a chiamarsi Gran San Bernardo.  
La Thuile, dalla preistoria al Medioevo – San Bernardo

Spesso luoghi di confine. Comunque, per secoli, unica forma di collegamento tra le popolazioni che vivevano al di qua e al di là della catena alpina. Luoghi che spesso hanno assunto un significato religioso, comunque altamente simbolico per le popolazioni locali, e anche per tutti i viaggiatori che un tempo dovevano procedere lentamente a piedi, o a cavallo, per attraversare le montagne.

Luoghi quasi sempre pericolosi, frequentati dai briganti. Come quelli cacciati da Bernardo di Mentone, poi proclamato santo, e artefice del celebre “ospizio” che si erge sul valico valdostano. Anche i valichi – certo più docili – d’Appennino hanno conosciuto una lunga storia da questo punto di vista. Celebri erano i briganti dell’Appennino tosco emiliano, che mettevano paura a chiunque si recasse da Bologna a Firenze.

Fuor dalla storia, è evidente come anche i valichi montani – similmente ai corridoi di migrazione – costituiscano luoghi di passaggio obbligato per molte specie di uccelli, oltre che per gli uomini. Almeno fino all’invenzione degli aerei, almeno fino a quando la costruzione di gallerie ha diminuito di molto la fatica – ma forse anche il fascino – del transito oltre le montagne.

I valichi di oggi sono ovviamente diversi da quelli storicamente oggetto di sfide, contese, battaglie. Luoghi da cui stare alla larga, insomma. Oggi, per contro, quasi i tutti i valichi montani sono luoghi particolarmente frequentati dai turisti – sciatori, alpinisti, amanti della bicicletta – con conseguenze non sempre “felici” sulle specie di uccelli che vi transitano, solitamente durante il viaggio della migrazione.