AVERLA MAGGIORE - Uccelli da proteggere

Vai ai contenuti principali
Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliAVERLA MAGGIORE

NOME SCIENTIFICO: Lanius excubitor
 
Semaforo N.C.

Il suo habitat è simile a quello di quasi tutte le averle, ambienti agricoli vicino alla boscaglia; è possibile osservarla in appostamento su rami bassi, da cui individua le prede, che può catturare anche in volo: insetti, ma anche piccoli rettili o piccoli uccelli. L’Averla maggiore è, infatti, una specie molto aggressiva contro i potenziali intrusi: non è impossibile, così, vederla attaccare addirittura rapaci, se questi si avvicinano troppo al nido... 

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Laniidae

L’Averla maggiore raggiunge i 24 centimetri di lunghezza e un peso, negli individui adulti, pari a circa 55 grammi, parametri che ne fanno la più grande, per dimensioni, tra tutte le averle. Presenta un petto di colore bianco, ali nere con una macchia bianca, capo e dorso di colore grigio e una maschera facciale di colore nero.

La specie nidifica nei Paesi più a nord del continente, per poi svernare in Europa meridionale, Italia compresa, fino all’Africa del Nord. La sottospecie nominale excubitor excubitor abita l’Europa centrale e settentrionale, e i territori dell’ex Unione sovietica, dove però è diffusa anche la sottospecie homeyeri  (Ucraina, Crimea, Siberia sud-occidentale, fino ai piedi dei monti Altai). Nella penisola iberica e nella Francia meridionale – ma anche nelle regioni più occidentali d’Italia – si può osservare l’Averla meridionale Lanius  meridionalis .

La localizzazione dei pochi siti di inanellamento indica, in ogni caso, una distribuzione centrata nell’Italia nord-orientale. L’Averla maggiore è una specie rara nel nostro Paese, con pochi individui svernanti soprattutto nelle regioni settentrionali, con regolare presenza anche di soggetti in migrazione. Lo spostamento più importante, vicino ai 2.000 chilometri di percorrenza, riguarda un soggetto marcato sulla costa settentrionale del Golfo di Finlandia. Rarissimi i casi di nidificazione, anch’essi concentrati nelle regioni settentrionali.

In coppia, le Averle costruiscono un nido piuttosto massiccio fatto di rametti, erba e muschio, in cui la femmina depone dalle 4 alle 7 uova, che si schiudono dopo 16 giorni. L’allevamento dei pulcini dura circa tre settimane. La specie evita aree a clima fortemente oceanico e alte quote, così come zone rocciose o scoscese, suoli nudi o, al contrario, foreste fitte e dense. Predilige aree aperte con buona presenza di arbusti e alberi, soli o in piccoli gruppi, in paludi, brughiere, aree con vegetazione a parco o aree coltivate e frutteti, sebbene tenda ad evitare la prossimità di insediamenti umani.

Prospettive

La popolazione svernante è poco studiata nel nostro Paese, ad eccezione di contributi a carattere per lo più locale. La sua esiguità, e la mancanza di conoscenze approfondite sui principali trend demografici, rende impossibile il calcolo di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).

In linea generale, alcuni degli ambienti frequentati dalla specie sono in regresso, in particolare quelli più idonei allo svernamento, quali prati in pianura, mosaici di aree prative, rogge, filari, piccole zone umide. Ma anche le brughiere, che appaiono in ulteriore contrazione.

Per migliorare le prospettive della specie sarebbe quindi necessario favorire il mantenimento di condizioni idonee, preservando prati e altri ambienti aperti con abbondanza di posatoi e favorendo quindi la presenza di vegetazione marginale, tessere di vegetazione arboreo-arbustiva, ecc. In tali aree andrebbe anche limitato il disturbo antropico, specialmente nei siti dell’Italia centro-settentrionale dove è stata accertata la regolare presenza della specie durante la stagione invernale.

Minacce

La presenza dell’Averla maggiore sembra essere influenzata, essenzialmente, dalla disponibilità di idonee aree di caccia e di riparo in caso di pericolo, nonché dalla presenza di posatoi in posizione dominante per la caccia. Come altre specie, l’Averla maggiore ha sofferto della riduzione e progressiva scomparsa degli ambienti aperti a causa delle modifiche intervenute nella gestione dei suoli da parte dell’uomo.

Durante lo svernamento in Italia, la specie frequenta ambienti aperti come coltivi, prati, zone umide, brughiere. In Lombardia mostra una predilezione sia per gli ambienti interamente agricoli – risaie, monocolture intensive – sia per le campagne alberate con filari e piccoli boschi, anche degradati. Frequenta anche ambienti incolti e arbusteti, rogge e canali di irrigazione, corsi d’acqua: nel Veneziano è stata rilevata ai margini di zone agricole e prati, ma anche valli da pesca e zone umide interne; in Friuli-Venezia Giulia, negli ultimi anni, si è assistito a un’espansione dell’areale di svernamento, con la progressiva occupazione di siti anche ad altitudini maggiori.

Per quanto riguarda le condizioni incontrate durante lo svernamento, fase del ciclo ecologico della specie che più interessa il nostro Paese, è importante quindi garantire la conservazione degli ambienti aperti (prati da sfalcio) e semi-aperti (brughiere, zone umide con vegetazione erbacea igrofila), nonché delle fasce di vegetazione riparia arboreo-arbustiva, utilizzati dall’Averla maggiore durante l’inverno.

È stato anche rilevato come, localmente, episodi ripetuti di disturbo antropico possano causare temporaneo o permanente allontanamento degli individui svernanti.

Stato di salute

Attualmente l’Averla maggiore è classificata come in declino in tutta l’Unione europea, con stato di conservazione sfavorevole anche a livello continentale. Si è registrato, infatti, un largo declino della popolazione nidificante nei territori dell’Europa “comunitaria” nel periodo 1970-1990, seguito da un ulteriore ma più moderato decremento nel decennio successivo.

La popolazione nidificante in Unione europea è stimata in 240.000-360.000 coppie. Il 90-96% della popolazione continentale e una frazione compresa tra il 5% ed il 24% di quella globale nidificano all’interno dell’Europa a 27.

La popolazione italiana non appare significativa per quanto riguarda i pochi casi noti di nidificazione (Trentino e Lombardia). Più rilevante, se pure con numeri molto esigui, la popolazione svernante, la cui consistenza dovrebbe aggirarsi tra alcune centinaia e poche migliaia di individui.

I dati sugli inanellamenti, data l’esiguità del campione, non consentono l’individuazione di trend delle popolazioni svernanti e in migrazione. In linea generale, le ricatture di soggetti inanellati all’estero sono concentrati nelle fasi post-riproduttive e segnatamente tra la terza decade di settembre e la fine di novembre.

Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92). 

Canto

Molto rara nel nostro Paese, schiva e aggressiva verso i potenziali intrusi, l’Averla maggiore presenta un canto sommesso, composto di note fischianti, talvolta aspre, talvolta più nitide.