BALIA DAL COLLARE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliBALIA DAL COLLARE

NOME SCIENTIFICO: Ficedula albicollis
 

Per fare un paragone con un mammifero, il piumaggio della Balia dal collare ricorda molto da vicino quello delle grandi otarie, se non fosse che qui tutta la varietà cromatica – per la verità bi-cromatica, bianco e nero – è concentrata in appena 13 cm, per un uccello che solitamente non supera i 10 g di peso. Bianco è il ventre, così come alcune macchie sulle ali, sulla coda e sulla parte centrale del capo, sotto agli occhi. Nero è tutto il resto, mentre il cosiddetto “collare” è chiaramente identificabile sul collo, dove le piume bianche proseguono anche sul dorso, circondando l’intero corpo…

Minacce

Il calo consistente verificatosi a partire dagli anni Ottanta nell’intero settore prealpino è molto probabilmente da mettere in relazione al susseguirsi di primavere fresche ed eccezionalmente umide, che hanno influito sul successo riproduttivo e provocato, in definitiva, una contrazione di areale. Molto probabilmente il declino non si è arrestato neppure negli ultimi anni, come dimostra la popolazione lombarda, praticamente scomparsa, mentre popolazioni più stabili si ritrovano tuttora in Italia centrale, per esempio nel Lazio, con poco più di 500 coppie in provincia di Rieti, oppure in Basilicata dove la specie è estremamente localizzata ma relativamente abbondante in alcune vecchie faggete montane.

Questi trend sono in gran parte spiegabili se si analizzano le peculiari esigenze ecologiche di questa specie che, per costruire il nido, ha bisogno di vecchie foreste di querce, faggi, tigli, betulle ma soprattutto castagni, con ampia disponibilità di vecchie piante con cavità. Piuttosto ridotta la fascia altimetrica di presenza, tra i 400 e gli 800 m sulle Alpi, poco sotto i 1.000 m sugli Appennini, in pratica tutte quelle fasce in cui vi è – o meglio, vi era – relativa abbondanza di vecchi castagneti in cui nidificare.

L’abbandono dei castagneti “a lungo termine”, infatti, o la loro conversione in impianti più giovani e a ricambio più ravvicinato negli anni – con la conseguente impossibilità di formazione delle tipiche cavità nei tronchi – è probabilmente la minaccia che più pesa sulla popolazione italiana di Balia dal collare. Il resto lo fa una gestione forestale raramente attenta, al di fuori delle aree vincolate, alle esigenze ecologiche di questa come di altre specie di uccelli per le quali dalla disponibilità di vecchie piante dipende l’intero ciclo riproduttivo.

Uno di questi è il Picchio rosso maggiore, che però per la Balia dal collare costituisce un importante predatore naturale di uova e pulcini, insieme alla Martora e ai Grilidi. Come nel caso del Picchio, anche la Balia dal collare può nidificare in formazioni artificiali come le cassette nido, anche se le sue dimensioni troppo ridotte possono influenzare negativamente l’esito della riproduzione.