BECCOFRUSONE - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliBECCOFRUSONE

NOME SCIENTIFICO: Bombycilla garrulus
 
Semaforo N.C.

A una prima occhiata lo sguardo del Beccofrusone appare quasi minaccioso. Colpa della riga scura e inclinata sopra gli occhi, come un lungo sopracciglio fino ai lati del capo, quasi fosse una maschera. In realtà il Bombycilla garrulus è un paffuto passeriforme che frequenta quasi per caso i boschi del nostro Paese. Il suo nome inglese, Waxwing, “ali di cera”, rende perfettamente l’idea della perfezione del suo piumaggio, che si presenta così compatto da sembrare dipinto, mentre le ali del maschio offrono una tavolozza di colori di sorprendente vivacità, dal giallo al rosso, dal bianco al nero, alternando righe orizzontali a strisce oblique. Ma il tratto distintivo del Beccofrusone è la cresta sul capo, schiacciata all’indietro, che alza e abbassa a seconda delle necessità…

 

Ordine: Passeriformes         Famiglia: Bombycillidae

Il Beccofrusone  nidifica nei boschi della Siberia, dell’Europa e dell’America settentrionale. La sua è una migrazione irregolare che coincide con la scarsità di cibo e che lo porta a spostarsi verso la porzione meridionale del proprio areale di presenza, in America centrale o nel bacino del Mediterraneo. Si nutre principalmente di frutti, bacche di ginepro, sorbo e gemme. Durante la nidificazione si dedica anche alla cattura degli insetti in volo.

La specie è particolarmente diffusa nelle regioni nordiche e talvolta si sposta in grandi stormi verso l’Italia settentrionale. Si tratta di eventi occasionali che interessano più o meno massicciamente il nord Italia (soprattutto Trentino-Alto-Adige e Lombardia) ogni 1-3 anni, con grandi ondate ogni 10 anni o più (l’ultima nel 2005). In inverno si può osservare anche vicino ai centri abitati, alla ricerca di bacche di sorbo, principale fonte di sostentamento nella stagione fredda.

Il Beccofrusone presenta una lunghezza media di 18-20 cm e un peso pari a 50-60 grammi, mentre l’apertura alare raggiunge i 35 cm. Le ali si caratterizzano per una forma lunga e appuntita. Prevalentemente grigie, nel maschio presentano nella parte terminale vistose strisce colorate, soprattutto nella parte più interna. La coda, anch’essa grigia, termina con una barra gialla orizzontale. Schiena e spalle sono di colore bruno chiaro, mentre la fronte è fulva o arancione che sfuma fino al marrone chiaro. Petto e ventre vanno dal bruno al grigio, mentre il sottocoda si presenta di colore arancione. Il becco, corto e appuntito, è anch’esso grigio, ma con sfumature più scure, e mostra due macchie bianche sui lati.

Il Bombycilla garrulus  nidifica nei boschi di betulle e di conifere intorno al circolo polare artico. Il nido viene costruito con licheni, muschi e fibre vegetali. Qui la femmina depone dalle 3 alle 7 uova di colore grigio-blu. Il Beccofrusone va alla ricerca di cibo per i pulcini, sia su alberi e arbusti sia a terra.

Prospettive

Specie parzialmente migratrice, irregolare e presente in Italia a seguito di occasionali “invasioni”, il Beccofrusone è da molti anni oggetto di studio per il suo particolare comportamento. Se movimenti e portata numerica sono stati calcolati con relativa facilità, le indicazioni relative alla conservazione nel nostro Paese sono più difficili da formulare.

Allo stesso modo – e sempre per la sua presenza irregolare – non è stato possibile calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (Frv). Del resto, l’utilizzo dell’Italia solo come territorio svernante e in condizioni particolari, fa si che il Paese non rivesta un ruolo fondamentale per la conservazione della specie, senza per questo sminuire l’importanza di una più efficace tutela delle popolazioni di passaggio, tramite lotta al bracconaggio e salvaguardia dell’habitat.

Queste, in definitiva, le pratiche di conservazione comunque da mettere in atto per tutelare questa specie: prevenzione delle azioni di disturbo nei boschi, controlli per evitare azioni più gravi quali catture e fenomeni di bracconaggio. La messa in atto di queste azioni nel nostro Paese, anche se probabilmente non inciderebbe sullo stato di salute complessivo della specie, contribuirebbe ad innescare un circolo virtuoso tale da garantire l’integrità di habitat essenziali per la vita di molte specie di uccelli.

Da non sottovalutare, in ogni caso, la grande capacità di adattamento del Bombycilla garrulus , la cui esistenza è prevalentemente – ma non necessariamente – dipendente dalla presenza di boschi. Ne è un esempio quello che accade in Lombardia e Trentino-Alto-Adige, dove la specie si è spinta alla periferia dei centri abitati di piccole dimensioni, laddove risultano presenti giardini o alberi da frutto annessi. Qui, infatti, possono trovare abbondanti quantità di bacche o “drupe”, ovvero frutti quali prugne selvatiche, bacche di sorbo e soprattutto cachi. In Piemonte si alimenta principalmente di cachi e uva orsina, mentre in Liguria cerca cibo in campi coltivati, prati, vigneti, uliveti e, naturalmente, boschi di conifere.

Minacce

Il Beccofrusone è una delle vittime più frequenti in tutta Europa delle pratiche di caccia illegale, bracconaggio, cattura e uccisioni. Fenomeni che fino a non molti anni fa erano diffusi anche in Italia e in particolare nei boschi del Trentino, dove il Beccofrusone è molto ricercato come animale ornamentale “da imbalsamare” e per questo soggetto ad azioni di bracconaggio anche piuttosto intense. Oggi la situazione appare migliorata, grazie a una sempre maggiore coscienza ambientalista dei cittadini e ai maggiori controlli per la tutela della fauna selvatica protetta dalla legislazione venatoria.

Ma la sopravvivenza del Beccofrusone non dipende solo da questo. Esigenza prioritaria è infatti un habitat adeguato. Ad esempio, durante i suoi movimenti migratori sul territorio italiano, la specie predilige i boschi di conifere pure o miste a latifoglie che solitamente sono localizzate tra i 500-700 e i 1.500-1.600 metri d’altitudine, anche se qualche individuo si può osservare anche a 2.000 metri, soprattutto nelle laricete. Le densità maggiori si raggiungono in presenza di boschi ricchi di bacche e frutti, ma anche nei frutteti di fondovalle. La passione della specie per gli alberi da frutto può spingere il Beccofrusone anche in aree diverse, come zone pedemontane, pianure, coste e aree verdi coltivate.

La gestione dei boschi e degli altri ambienti frequentati dal Beccofrusone rappresenta dunque uno dei fattori più importanti per la salute della specie e può avere conseguenze determinanti per le popolazioni. In prossimità dei boschi, l’avanzare delle aree urbanizzate e la costruzione di nuove infrastrutture minacciano questa ed altre specie, costituendo un fattore di disturbo di notevole impatto: dalla costruzione di strade all’abbattimento degli alberi, dalla creazione di strutture turistiche all‘attività di gestione dei boschi e delle aree limitrofe, che solo in anni recenti è stata resa più compatibile con la vita di questa ed altre specie selvatiche.

È in particolare sotto questo aspetto – oltre a quello di una più efficace tutela della specie da atti di bracconaggio – che lo scenario ora appare in netto miglioramento, nonostante l’inversione di rotta sia ancora parziale e non omogenea su tutto il territorio nazionale. Nel complesso, in ogni caso, le aree protette sono aumentate e la gestione dei boschi, con la loro straordinaria varietà di specie arboree, è ora effettuata nell’ottica di una maggiore sostenibilità. Anche la tutela del sottobosco e le limitazioni nell’uso di pesticidi portano poi ulteriori conseguenze positive sulla specie che, se pure presente in Italia in modo altalenante, presenta abitudini alimentari del tutto peculiari, con una spiccata predilezione per frutta e bacche.

Stato di salute

Le popolazioni europee di Beccofrusone presentano un andamento relativamente stabile sul lungo periodo, senza particolari variazioni nei trend demografici. La popolazione nidificante in Europa – che si attesta intorno alle 130-700mila coppie, circa un quarto della popolazione globale della specie – si concentra in Russia (100-500mila coppie) e nelle regioni più settentrionali di Penisola Scandinava e Finlandia.

E proprio in Finlandia, dove nidificano tra le 30mila e le 150mila coppie, la popolazione tra il 1990 e il 2000 ha segnato un importante aumento, mentre si è stabilizzata nel resto dell’areale: Norvegia, Svezia e Russia. Nel complesso la specie è dunque classificata come “sicura”. I calcoli sono più complicati per quanto riguarda la popolazione svernante, che risulta numericamente fluttuante visto il verificarsi di “invasioni” e dalla loro consistenza.

In Italia la popolazione svernante è difficile da stimare, considerando la sua presenza fluttuante. Una delle più grandi “invasioni” di Beccofrusone nel nostro territorio è avvenuta tra l’autunno 2004 e la primavera del 2005, a causa della scarsità di cibo nell’Europa settentrionale. Gli stormi, in quel periodo, hanno raggiunto le Alpi e la Pianura Padana. È in queste zone, in genere, che si registrano le presenze più consistenti della specie in Italia. Ma il Beccofrusone può spingersi anche nelle regioni centrali adriatiche, fino alla Puglia. I gruppi migratori, nelle aree più favorevoli, sono composti da 100-300 individui.

In Italia gli spostamenti di massa sono un fenomeno osservato fin dal 1530, con episodi che, nei secoli, si sono ripetuti fino ad oggi. Nell’ultimo ventennio si sono verificate otto grandi “invasioni”, durante le quali la penisola è raggiunta da stormi provenienti dall’Europa centrale e centro-orientale e anche dall’ex Jugoslavia. Gli individui risultano più numerosi sulle Alpi e nelle regioni settentrionali, mentre sono più scarsi nelle regioni centrali e meridionali. Sul territorio nazionale la specie è protetta e ne è vietata la caccia ai sensi della legislazione venatoria vigente.

Canto

Come si può intuire dal nome latino, il Bombycilla garrulus  è una specie particolarmente loquace e il suo canto si distingue perché stridulo e acuto. Il verso è composto da una piccola serie di cinguettii ravvicinati e vibranti che emette con pause regolari, presentando un andamento ritmico costante. All’ascolto, la melodia si presenta simile a forti trilli, acuta e con note stridenti.