BECCOFRUSONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliBECCOFRUSONE

NOME SCIENTIFICO: Bombycilla garrulus
 
Semaforo N.C.

A una prima occhiata lo sguardo del Beccofrusone appare quasi minaccioso. Colpa della riga scura e inclinata sopra gli occhi, come un lungo sopracciglio fino ai lati del capo, quasi fosse una maschera. In realtà il Bombycilla garrulus è un paffuto passeriforme che frequenta quasi per caso i boschi del nostro Paese. Il suo nome inglese, Waxwing, “ali di cera”, rende perfettamente l’idea della perfezione del suo piumaggio, che si presenta così compatto da sembrare dipinto, mentre le ali del maschio offrono una tavolozza di colori di sorprendente vivacità, dal giallo al rosso, dal bianco al nero, alternando righe orizzontali a strisce oblique. Ma il tratto distintivo del Beccofrusone è la cresta sul capo, schiacciata all’indietro, che alza e abbassa a seconda delle necessità…

Minacce

Il Beccofrusone è una delle vittime più frequenti in tutta Europa delle pratiche di caccia illegale, bracconaggio, cattura e uccisioni. Fenomeni che fino a non molti anni fa erano diffusi anche in Italia e in particolare nei boschi del Trentino, dove il Beccofrusone è molto ricercato come animale ornamentale “da imbalsamare” e per questo soggetto ad azioni di bracconaggio anche piuttosto intense. Oggi la situazione appare migliorata, grazie a una sempre maggiore coscienza ambientalista dei cittadini e ai maggiori controlli per la tutela della fauna selvatica protetta dalla legislazione venatoria.

Ma la sopravvivenza del Beccofrusone non dipende solo da questo. Esigenza prioritaria è infatti un habitat adeguato. Ad esempio, durante i suoi movimenti migratori sul territorio italiano, la specie predilige i boschi di conifere pure o miste a latifoglie che solitamente sono localizzate tra i 500-700 e i 1.500-1.600 metri d’altitudine, anche se qualche individuo si può osservare anche a 2.000 metri, soprattutto nelle laricete. Le densità maggiori si raggiungono in presenza di boschi ricchi di bacche e frutti, ma anche nei frutteti di fondovalle. La passione della specie per gli alberi da frutto può spingere il Beccofrusone anche in aree diverse, come zone pedemontane, pianure, coste e aree verdi coltivate.

La gestione dei boschi e degli altri ambienti frequentati dal Beccofrusone rappresenta dunque uno dei fattori più importanti per la salute della specie e può avere conseguenze determinanti per le popolazioni. In prossimità dei boschi, l’avanzare delle aree urbanizzate e la costruzione di nuove infrastrutture minacciano questa ed altre specie, costituendo un fattore di disturbo di notevole impatto: dalla costruzione di strade all’abbattimento degli alberi, dalla creazione di strutture turistiche all‘attività di gestione dei boschi e delle aree limitrofe, che solo in anni recenti è stata resa più compatibile con la vita di questa ed altre specie selvatiche.

È in particolare sotto questo aspetto – oltre a quello di una più efficace tutela della specie da atti di bracconaggio – che lo scenario ora appare in netto miglioramento, nonostante l’inversione di rotta sia ancora parziale e non omogenea su tutto il territorio nazionale. Nel complesso, in ogni caso, le aree protette sono aumentate e la gestione dei boschi, con la loro straordinaria varietà di specie arboree, è ora effettuata nell’ottica di una maggiore sostenibilità. Anche la tutela del sottobosco e le limitazioni nell’uso di pesticidi portano poi ulteriori conseguenze positive sulla specie che, se pure presente in Italia in modo altalenante, presenta abitudini alimentari del tutto peculiari, con una spiccata predilezione per frutta e bacche.