CALANDRELLA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCALANDRELLA

NOME SCIENTIFICO: Calandrella brachydactyla
 

Assente dall’Europa settentrionale, la Calandrella è un Passeriforme tipicamente mediterraneo. Trascorre in Africa l’inverno. Solo con l’arrivo della stagione riproduttiva alcune decine di migliaia di coppie raggiungono l’Italia centrale e meridionale e, più localmente, settentrionale. L’arcigno sopracciglio bianco campeggia sul capo striato, dal colore prevalentemente rossiccio. Abile in volo, grazie alla lunga coda, predilige le vaste pianure alluvionali, ricche di granaglie e soprattutto di insetti, parte fondamentale della dieta di questo uccello durante l’allevamento dei pulcini…

Stato di salute

La specie risulta vulnerabile sia su scala comunitaria sia a livello continentale. Ampiamente documentato è il largo declino subito dalle popolazioni di Calandrella tra il 1970 e il 1990, proseguito anche negli ultimi anni del Novecento.

Attualmente, la popolazione nidificante nell’Ue è stimata tra 2,2 e 2,7 milioni di coppie, pari al 19-30% della popolazione continentale complessiva – che potrebbe raggiungere i 14 milioni di coppie – e a meno di un quarto di quella globale. Tra 15mila e 30mila coppie, secondo i rilevamenti più aggiornati, vivono e nidificano in Italia, con andamento in linea con il quadro comunitario, dunque orientato al decremento anche tra il 1990 e il 2000.

Protetta in Italia dalla legislazione venatoria, la popolazione nazionale di Calandrella non supera l’1% di quella compresa nell’Unione Europea. Al contingente nidificante si aggiunge un gruppo di individui migratori – che passano dall’Italia dopo la fase di svernamento – avvistati prevalentemente negli ambienti costieri e provenienti in massima parte dal Nord Africa.

La popolazione italiana autoctona appare comunque in generale calo. Al margine dell’areale distributivo si evidenzia in particolare una notevole instabilità della specie, con estinzioni locali nel corso del XX secolo. Le proporzioni assunte dal fenomeno sono tali da non poter essere compensate da locali situazioni di stabilità o moderato incremento. Relativa stabilità è stata in particolare mostrata da alcune popolazioni significative dell’Italia settentrionale, sullo Scrivia e in provincia di Parma, mentre altrove – ad esempio in Sicilia – si è assistito a un certo decremento numerico accompagnato a una lieve contrazione di areale.