CANNAIOLA COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCANNAIOLA COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Acrocephalus scirpaceus
 

La Cannaiola comune è la specie più esposta al parassitismo del Cuculo: questo, infatti, approfittando di un momento di abbandono del nido, depone il proprio uovo tra quelli della Cannaiola, che, non distinguendolo dagli altri, lo cova con la stessa premura. Una volta nato, il giovane Cuculo scaraventa fuori del nido le altre uova per ricevere tutte le attenzioni dai genitori adottivi. A distinguere la Cannaiola comune dalla “cugina” verdognola è il suo particolare canto, che spesso intona nascosta nella fitta vegetazione palustre…

Stato di salute

Lo stato di salute della specie è considerato “sicuro” a livello continentale, considerando che tutte le popolazioni europee sono attestate come stabili o in crescita. La Cannaiola comune non è inserita nella Lista Rossa Nazionale ma, ai sensi della legislazione venatoria, in Italia risulta protetta e dunque non cacciabile.

La popolazione nidificante dell’Unione europea si attesta sulle 2.113.000-3.742.000 coppie, corrispondenti al 75-78% della popolazione continentale e a una frazione compresa tra il 39% e il 55% della popolazione globale. Le popolazioni continentali “chiave” sono quella svedese e quella rumena ed entrambe si mostrano stabili o in crescita. Durante i mesi invernali, le popolazioni che occupano l’Europa si dirigono verso l’Africa sub-sahariana, arrivando fino allo Zambia.

La popolazione nidificante italiana è stimata in 30mila-60mila coppie, stabili nel decennio tra il 1990 e il 2000. Costituisce l’1,4-1,6% della popolazione dell’Unione europea e l’1,1-1,2% di quella continentale complessiva, numeri che rendono solo in apparenza limitata l’importanza relativa del nostro Paese per la conservazione della specie. Allo stesso tempo, infatti, i dati su inanellamenti e ricatture dimostrano come l’Italia rappresenti una base importantissima per numerose popolazioni europee – in particolare per quelle dell’Europa centro-orientale – quale luogo di alimentazione e sosta prima della partenza verso i quartieri di svernamento, situati nell’Africa sub-sahariana.

Nel nostro Paese, la maggiore concentrazione di individui si registra nella Pianura padana centrale e orientale, dove si raggiungono densità pari a 4-5 coppie per ettaro. In Lombardia, la popolazione presenta un andamento stabile e si attesta sulle 1.500-3.000 coppie. In provincia di Brescia le coppie censite sono 100-130, con una concentrazione di circa 80 coppie nella Riserva naturale Torbiere del Sebino negli anni Ottanta, che si è poi attestata tra le 50 e le 70 coppie negli anni successivi. Sul lago superiore di Mantova, a inizio anni Ottanta, erano stimate 80-100 coppie, che nel 2008 sono salite a 150-200. Nella provincia di Forlì-Cesena, si è registrata una sensibile riduzione nella distribuzione della specie – rispetto ai valori riportati nell’Atlante realizzato tra il 1983 e il 1986 – che si è poi riportata su un trend stabile a metà anni Novanta. In Toscana, a inizio anni Novanta, le coppie stimate erano oltre 5mila, mentre le 1.000 coppie censite in Molise a metà anni Novanta risultano in decremento. In Sicilia, invece, le 500-1.500 coppie stimate presentano un trend positivo.