CAPINERA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCAPINERA

NOME SCIENTIFICO: Sylvia atricapilla
 

È il più paffuto tra i Silvidi, forse anche perché la sua dieta non è costituita solo da insetti, ma anche da piccole bacche e da semi, come quelli dei cachi, di cui è particolarmente golosa e che preferisce mangiare direttamente dal frutto. La Capinera ama vivere sia nei boschi ripariali che in quelli più asciutti. Se la nidiata è in pericolo, i genitori sono infatti pronti ad attirare l’attenzione del predatore fingendosi in difficoltà o magari feriti. Spesso, in questi casi, restano fermi a terra e compiono piccoli salti sbattendo le ali, per poi volare prontamente via non appena il predatore, distratto dal nido, si avvicina loro…

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Sylviidae

La Capinera è lunga circa 14 cm, per 20 grammi di peso. Il maschio presenta una colorazione grigio cenere con calotta nera, mentre le femmine sono più brune, con calotta rosso ruggine o marrone. La calotta ben delineata è comunque l’elemento che la distingue immediatamente da altre specie di Silvidi. Il becco e le zampe sono sempre scure. I giovani mostrano parti superiori più fulve e parti inferiori più giallastre.

È una specie vivace e socievole, anche se prudente, motivo per cui sosta spesso tra il fogliame di alberi e cespugli. È raro vederla saltellare sul terreno e, anche in questi casi, si muove con circospezione e con le zampe molto flesse. Il volo è in genere breve e ondulato. Comportamenti che mutano, in parte, durante il periodo della cova e della cura dei pulcini, quando la Capinera mostra doti di coraggio e “disprezzo” del pericolo nella difesa del nido da potenziali intrusi.

Nel nostro continente, la più diffusa è la sottospecie nominale Sylvia  a. atricapilla , presente dalle coste dell’Atlantico alla Siberia occidentale. Due le sottospecie che abitano il nostro Paese, la sottospecie nominale ma anche la sottospecie pauliccii , diffusa in Italia centrale – e probabilmente in Italia meridionale e Sicilia – oltre a Sardegna, Corsica, Baleari, Tunisia. Completano il quadro la sottospecie heineken , diffusa nella porzione occidentale della penisola iberica fino alle isole Canarie e Madera e – probabilmente – a parte dell’Atlante (Marocco e Algeria). Più localizzata appare la sottospecie gularis , presente nelle Isole di Capo Verde e alle Azzorre.

In Italia, la Capinera è diffusa ovunque, più numerosa nei mesi invernali. Legata alla presenza di alberi e alti arbusti non troppo densi, frequenta un’amplissima gamma di ambienti a quote molto variabili, dai boschi cedui ai frutteti, dalle macchie con alberi alle aree verdi urbane. Si rilevano densità estremamente variabili a seconda degli ambienti: in quelli più idonei alla specie si possono anche superare le 66 coppie territoriali per kmq.

La cova avviene due volte l’anno, in maggio e in giugno. Il nido, piccolo e molto curato, viene collocato nei cespugli folti, anche di sempreverdi, oppure nei boschi e nelle macchie spinose, comunque sempre ben nascosto. La femmina depone da 3 a 6 uova dal fondo color mattone o fulvo chiaro, offuscate e chiazzate di marrone e cenere e con macchie scure. Entrambi i genitori si occupano della cova, che dura in media 13-15 giorni. I pulcini abbandonano il nido verso l’undicesimo giorno di vita ma continuano a essere imbeccati ancora per alcune settimane.

Prospettive

La Capinera mostra popolazione abbondante, range stabile e ottime capacità di adattarsi a svariate situazioni ambientali, inclusi ambienti più o meno antropizzati. Anche le fluttuazioni locali sinora riportate sono probabilmente collocabili nell’ambito delle normali dinamiche di popolazione.

Si propone per la specie – che mostra ottime probabilità di persistenza nel medio-lungo periodo nel nostro Paese – un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) declinato a più livelli: a scala locale, 10 coppie ogni 10 ettari per ambienti di qualche decina di ettari; per tessere di habitat di piccole dimensioni e particolarmente idonee, si possono raggiungere valori anche di 30 coppie per 10 ettari, soglia che localmente può essere ulteriormente superata. A scala di comprensorio, può invece considerarsi idoneo un valore di 70 coppie per kmq.

Da sottolineare come – pure nell’estrema varietà delle densità, a seconda dei diversi ambienti – tali valori siano ampiamente superati in molti siti. Nel Parco palustre di Lungavilla, per esempio, dove nel 2004 sono state censite densità anche superiori alle 35 coppie per 10 ettari. O in provincia di Varese, quando tra il 2000 e il 2001 in boschi igrofili perilacustri le densità variavano tra 14,7 e 17,6 coppie. Fino alle ben 66,6 coppie territoriali per kmq registrate in ambienti particolarmente idonei come i saliceti ripariali del fondovalle ossolano.

Ad oggi la principale misura di conservazione per la specie appare legata alla tutela delle formazioni essenziali per la nidificazione quali cespugli, arbusti, ecc. Andrebbero in particolare evitate operazioni di potatura, taglio o contenimento della vegetazione arbustiva e delle siepi in periodo riproduttivo. Sarebbe inoltre utile favorire, anche in parchi e altre aree verdi urbane, la presenza di porzioni a componente arbustiva o basso-arborea.

Minacce

La Capinera è attualmente una delle specie meno minacciate tra i Passeriformi. Lo confermano sia i dati sui trend di popolazione – in Italia come nell’intero territorio dell’Unione europea – sia quelli relativi all’areale di presenza, stabile o localmente in incremento. Relativamente omogenei sono i dati raccolti a scala sia nazionale – areale complessivamente stabile – sia a scala biogeografica, non senza fluttuazioni locali come quelle registrate in Valle Scrivia (in calo dal 2001), in Umbria e parte della Romagna.

Una delle problematiche ricorrenti per questa specie è comunque la rimozione della componente arbustiva della vegetazione. Anche “semplici” interventi di manutenzione – come le potature – possono avere effetti negativi, qualora condotti in periodo riproduttivo. Tali azioni possono talvolta comportare, infatti, la distruzione dei nidi, l’abbandono delle covate e – più in generale – la diminuzione della disponibilità di siti idonei alla riproduzione.

Per il resto, la specie mostra ottime doti di adattabilità, sia nei quartieri di nidificazione – ove frequenta un’amplissima gamma di ambienti a quote molto variabili, purché vi sia buona disponibilità di alberi e arbusti – sia in quelli di svernamento dove frequenta indifferentemente savana, foreste di mangrovie, arbusteti e cespuglieti, foreste aperte montane o costiere.

Un potenziale fattore di rischio per la specie è rappresentato dalla predazione al nido. Studi recenti indicano per il nostro Paese – il cui contingente contribuisce per circa il 10% alla popolazione complessiva europea – un successo riproduttivo che oscilla tra 1,76 (in Toscana) e 3,2 (nella pianura bresciana) giovani involati per nido.

Stato di salute

La Capinera è classificata come sicura all’interno dei Paesi dell’Unione europea, con stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Attualmente la popolazione dell’Ue è stimata in 15-33 milioni di coppie, quella italiana in 2-5 milioni. Il 60-67% della popolazione continentale della specie e una frazione compresa tra il 25% e il 49% di quella globale nidificano nei territori dell’Europa a 27.

Complessivamente, si registra un moderato incremento della popolazione nidificante nell’Europa “comunitaria” nel ventennio 1970-1990, seguito da stabilità nel periodo 1990-2000. In Italia, la popolazione si mostra nel complesso stabile, salvo locali decrementi registrati a partire dal 2000 in Lombardia, Umbria, Romagna (dove però si registra un aumento nelle Foreste Casentinesi). Anche nel nostro Paese lo stato di conservazione della specie viene quindi definito in generale favorevole, in assenza di apprezzabili variazioni di areale – secondo i risultati del progetto MITO2000 – rispetto all’atlante del 1983-1987.

L’Italia si pone peraltro quale crocevia delle rotte di migrazione della specie verso i quartieri africani di svernamento. I dati sugli inanellamenti testimoniano come la specie compia il viaggio della migrazione seguendo percorsi anche molto differenti tra loro. Le capinere segnalate in Italia – il picco risale al 2003, con 17.5000 soggetti – risultano inanellate in un’area geografica che interessa l’Europa settentrionale, dal Regno Unito alle Repubbliche Baltiche, nonché quella centro-orientale, con occasionali segnalazioni anche dalla Tunisia e da Cipro. L’analisi distributiva dei siti di inanellamento o ricattura in periodo riproduttivo indica l’Europa centro-orientale quale area importante di origine delle popolazioni marcate, segnalate nel nostro Paese. Tali dati fanno altresì presumere come parte della popolazione nidificante italiana scelga il Nordafrica per trascorrere la stagione fredda.

Ad oggi, non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie. La Capinera non è considerata nella Lista Rossa Nazionale. Risulta, inoltre, specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).

Semaforo

Nel complesso la situazione per questa specie in Italia appare favorevole. Stabile appare l’areale di presenza così come il trend delle popolazioni, mentre le fluttuazioni registrate a livello locale sembrano da ascrivere alle normali dinamiche di popolazione. I valori registrati nel nostro Paese appaiono nel complesso vicini o superiori al FRV, mentre la specie potrebbe comunque essere favorita da operazioni di tutela e ripristino delle porzioni arbustive, evitando potature indiscriminate specialmente durante il periodo riproduttivo.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Verosimilmente stabile Favorevole
Popolazione Verosimilmente stabile Favorevole
Habitat della specie Verosimilmente stabile Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Il canto della Capinera ha inizio con la primavera ed è emesso dapprima in sordina; con l’avvicinarsi della “stagione degli amori” aumenta d’intensità, sino a raggiungere la sonorità piena. Piacevole all’orecchio – tanto che la Capinera è soprannominata, dagli abitanti del luogo, “Usignolo delle Canarie” – il richiamo suona come un dolce “chiacchiericcio” con alcune note più sonore che ricordano quelle del Merlo, pur con variazioni sensibili tra individuo e individuo. A meno che la Capinera non si senta minacciata, nel qual caso, oltre a sfoggiare le proprie doti di coraggio e astuzia, risponde al pericolo con un sonoro e aspro “ciarr” o “suirr” di allarme.