CICOGNA BIANCA - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCICOGNA BIANCA

NOME SCIENTIFICO: Ciconia ciconia
 

La Cicogna bianca aveva abbandonato l’Italia già nel lontano 1700, quando, storicamente, viene datata l’estinzione della specie nel nostro Paese. La storia recente è dunque quella di una ricolonizzazione. Dal primo nido avvistato in Piemonte nel 1959, fino a una diffusione in diverse altre regioni, grazie, soprattutto, a progetti di reintroduzione. Forse una specie che più di altre ha beneficiato del ruolo che occupano le cicogne nell’immaginario collettivo. Come se il nostro Paese non potesse essere orfano, definitivamente, di una specie simbolo di fertilità e di buon auspicio, eppure per secoli perseguitata dall’uomo…

 

Ordine: Ciconiiformes   Famiglia: Ciconiidae

Tutti la conoscono, anche se pochi, per la verità, hanno avuto l’opportunità di osservarla in natura. Le cronache, infatti, riportano una totale estinzione della specie nel nostro Paese durante il tardo Medioevo. Fino al 1959, quando la Cicogna bianca ha ricominciato a nidificare in Piemonte, per poi diffondersi – grazie anche a diffusi progetti di reintroduzione – in altre regioni d’Italia.

Prevalentemente migratrice – i quartieri di svernamento sono posti oltre il Sahara – la specie ha non solo ricominciato a nidificare in Italia, ma sono sempre più frequenti le osservazioni di individui svernanti. Nel vecchio continente la Cicogna bianca è presente soprattutto nei Paesi orientali e nella regione iberica, mentre ulteriori aree di nidificazione accertata della sottospecie nominale vanno dal Nord Africa al Medio Oriente, fino all’Asia centrale e orientale, dove sono presenti le sottospecie asiatica e boyciana .

Inconfondibile per il suo piumaggio candido e per le notevoli dimensioni – anche 115 cm di lunghezza per un’apertura alare superiore ai 160 cm – la Cicogna bianca, in piedi, può essere alta oltre 1 m. Particolarmente lunghe le piume del collo e del petto, e importante è anche il becco, che può misurare anche 20 cm e risulta particolarmente adatto alla cattura di vari tipi di prede – insetti, piccoli mammiferi o uccelli, rettili e anfibi – che compongono la dieta, per la verità piuttosto variegata, di questa specie.

Per secoli perseguitata dall’uomo – nonostante il ruolo “positivo” occupato nella tradizione popolare – la Cicogna bianca ha sofferto in modo particolare anche per la contrazione degli habitat e, più in generale, per l’impoverimento delle aree di alimentazione dal punto di vista della quantità e della qualità di prede. A giocare a sfavore della specie sono state anche le condizioni riscontrate nei siti di svernamento africani, dove periodi di siccità sempre più frequenti e l’avanzare del deserto hanno notevolmente ridotto l’areale idoneo alla specie e causato un’elevata mortalità di individui durante lo svernamento in Africa, con ovvie ricadute sulla popolazione europea.

Prospettive

Il successo riproduttivo della Cicogna bianca si mostra più elevato in annate con clima più mite, in cui il ritorno dai quartieri di svernamento avviene precocemente. Le cattive condizioni meteorologiche nei siti italiani ed europei possono giocare a sfavore della specie tanto quanto l’eccessiva siccità riscontrata nelle zone di svernamento. Ciononostante, grazie all’elevata tutela e grazie anche a numerosi progetti di reintroduzione, la popolazione italiana di Cicogna bianca mostra confortanti trend orientati all’incremento.

Particolarmente monitorata e studiata, la specie in Italia ha mostrato una produttività media – tra il 1998 e il 2002 – pari a 0,9 pulli/nido, con un tasso d’involo pari a 2,33 giovani per coppia di successo. Tassi tendenzialmente più contenuti rispetto quelli riscontrati in altre aree d’Europa, anche se non mancano stagioni particolarmente favorevoli in cui i giovani allevati per coppia – a fronte di un successo riproduttivo pari al 60-70% – raggiungevano o superavano la media di 2,5-3.

Solo la popolazione dell’Italia nord-occidentale, comunque, si presta alla formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), in quanto costituita non troppo di recente e sulla quale sono stati effettuati approfonditi studi sui parametri demografici e riproduttivi. Considerando i valori medi – la metà delle coppie con successo riproduttivo, un tasso d’involo pari a 1,33 e una mortalità del 21% dopo il primo anno di vita – la popolazione attualmente presente mostra buone possibilità di persistenza nel lungo periodo solo in presenza di continue reintroduzioni di nuovi individui (almeno tre coppie ogni anno reintrodotte con continuità per 60 anni).

In assenza di ulteriori rilasci, solo una popolazione di 70-75 coppie, con un successo riproduttivo non inferiore al 60%, sarebbe in grado di autosostenersi. Ben 220-230 se si dovessero invece considerare gli attuali valori medi riscontrati in termini di produttività. Per questo, pur relativamente favorevole, lo stato di salute della specie va attentamente monitorato stabilendo target di conservazione diversificati in base al successo riproduttivo medio osservato su più anni (il che è attualmente possibile solo per quanto riguarda la popolazione più “antica”, quella piemontese-lombarda).

Minacce

Se si pensa che solo nel 1983 erano appena 15 le coppie nidificanti della specie, tutte concentrate in Piemonte, appare chiaro come pur in presenza di una popolazione ancora ristretta la Cicogna bianca abbia beneficiato sia delle misure di protezione, sia del ripristino di alcuni habitat idonei, comprese piattaforme appositamente installate nelle vicinanze delle aree di foraggiamento. In Italia, solo un quinto delle coppie nidifica infatti sugli alberi: oltre i tre quarti preferiscono siti artificiali quali edifici, pali, campanili, tralicci.

Insomma, può dirsi parzialmente ripristinata anche nel nostro Paese quella convergenza tra le preferenze ambientali della Cicogna bianca e quelle dell’uomo, che storicamente aveva portato a una stretto “commensalismo”, con villaggi e paesi che ospitavano i nidi entro il perimetro dell’area urbana. Da rilevare, in ogni caso, il successo riproduttivo spesso molto basso, soprattutto nelle prime fasi di questa nuova colonizzazione (per esempio in Emilia-Romagna dove il primo tentativo di nidificazione era stato portato a termine, senza successo, già nel 1993). Delle 70 coppie censite nel 2005, ad esempio, è stato osservato come solo 40 abbiano in effetti completato il proprio ciclo riproduttivo, con 121 giovani involati.

Restano tuttavia numerose le minacce che pesano sulla specie, a cominciare da locali episodi di bracconaggio, che nonostante la legislazione stringente non può dirsi ancora totalmente debellato. Quindi la folgorazione su linee elettriche, vera minaccia dei nostri tempi data l’abitudine di questo uccello di nidificare sui tralicci. Infine la siccità riscontrata nei quartieri di svernamento africani, che può avere conseguenze molto impattanti sulla popolazione sopravvissuta alla stagione fredda e su quella in effetti in grado di riprendere la via dell’Europa.

Come altre specie dipendenti dalle zone umide, anche la Cicogna bianca ha poi sofferto molto, storicamente, per le grandi bonifiche, per le opere di regimazione, più in generale per il cambiamento d’uso del suolo che è andato di pari passo all’intensificazione delle pratiche agricole. Infine per la non idoneità della maggior parte degli edifici moderni – al contrario di vecchie case, torri, campanili – ad ospitare il nido della specie. Anche i lavori di manutenzione delle linee elettriche – specialmente quando condotti in periodo riproduttivo – possono avere effetti molto negativi sulla produttività della coppia, già di per sé non elevata.

Stato di salute

Nonostante la – relativamente recente – ricolonizzazione dell’Italia, la Cicogna bianca resta una specie minacciata a livello comunitario e anche, più in generale, su scala continentale. Un declino che risale non solo all’epoca storica – quando la Cicogna bianca era perseguitata anche a scopi alimentari – ma anche ad anni molto recenti, come dimostra il largo decremento registrato nell’Unione Europea tra il 1970 e il 1990.

Molte ombre e qualche luce, sullo stato di salute di questa specie, dato che, a un ventennio di largo declino, è poi seguito un forte incremento negli ultimi anni del secolo scorso, tanto che la popolazione attuale della specie nidificante entro i confini dell’Europa comunitaria potrebbe raggiungere anche le 110mila coppie. Un contingente pari a poco più della metà della popolazione complessiva censita a livello continentale, e anche su scala globale la frazione europea della specie occupa un ruolo assolutamente preponderante.

Pur corrispondente a una frazione decimale della popolazione Ue, la popolazione italiana di Cicogna bianca era nel 2002 pari a ben 103 coppie, in confortante aumento tra il 1990 e il 2000 e segno di una ricolonizzazione di successo, dal momento che la specie è tornata a nidificare nel nostro Paese – dopo tre secoli di totale assenza – solo nel 1959. Un incremento favorito in gran parte sia dalle accresciute misure di protezione – a cominciare dalla legislazione che ne vieta il prelievo venatorio – quindi dai numerosi progetti di reintroduzione attuati in alcune regioni italiane.

Resta il Piemonte – dove è iniziata la ricolonizzazione – la regione di presenza principale. Qui, nelle aree pianeggianti prospicienti l’alto corso del Po, nidificano ben 40 coppie, mentre anche la Lombardia occidentale – dopo la prima nidificazione avvenuta nel 1979 – la specie pare essere regolarmente presente, pur con un ridotto numero di coppie, in provincia di Pavia e nell’area sud-occidentale della provincia di Milano. Casi di nidificazione accertata sono stati registrati anche in Emilia-Romagna (nel 2003 in provincia di Modena) e più a sud, in Calabria, Sicilia, e Sardegna, dove i primi tentativi di nidificazione – poi risolti con un successo – sono datati anni Novanta o primi anni Duemila.

Semaforo

La situazione della specie in Italia appare nel complesso favorevole. Buona parte del merito dell’incremento occorso da quando la Cicogna bianca ha ricolonizzato il nostro Paese – e cioè dal 1959 – è da ascrivere sia all’efficacia delle misure di protezione sia, in modo particolare, al rilascio di individui all’interno dei numerosi progetti di reintroduzione che hanno visto protagonista la specie. Purtroppo, le popolazioni “selvatiche” almeno quelle dell’Italia settentrionale (Piemonte e Lombardia) attualmente presenti, non risultano molto probabilmente in grado di autosostenersi nel lungo periodo, dati gli attuali valori di produttività, particolarmente bassi. Allo stesso tempo, l’habitat della specie appare particolarmente ampio se vengono  compresi  anche gli ambienti agricoli irrigui.  La capacità della Cicogna di vivere “in simbiosi” con l’uomo la rende esposta a tutta una serie di pericoli, a cominciare dal rischio rappresentato dagli impatti contro le linee elettriche. Attualmente, la popolazione italiana di Cicogna bianca non risulta in adeguato stato di conservazione, e la stessa popolazione dell’Italia nord-occidentale non pare in grado di sostenersi nel lungo periodo dati gli attuali tassi di produttività media.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* in espansione favorevole
Popolazione stabile/in aumento ma ancora ridotta inadeguato
Habitat della specie verosimilmente stabile favorevole
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

 Tipicamente, il richiamo della Cicogna bianca consiste non in un vero e proprio canto, ma nel battito del becco, che produce un’insistente sequenza simile a un ticchettio. È nota l’abitudine da parte di questa specie di nidificare su costruzioni di origine antropica, quali campanili e tralicci. Ed è per questa abitudine, oltre che per l’elegante aspetto, che la Cicogna bianca si è conquistata un posto da protagonista nella tradizione popolare…