CICOGNA BIANCA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliCICOGNA BIANCA

NOME SCIENTIFICO: Ciconia ciconia
 

La Cicogna bianca aveva abbandonato l’Italia già nel lontano 1700, quando, storicamente, viene datata l’estinzione della specie nel nostro Paese. La storia recente è dunque quella di una ricolonizzazione. Dal primo nido avvistato in Piemonte nel 1959, fino a una diffusione in diverse altre regioni, grazie, soprattutto, a progetti di reintroduzione. Forse una specie che più di altre ha beneficiato del ruolo che occupano le cicogne nell’immaginario collettivo. Come se il nostro Paese non potesse essere orfano, definitivamente, di una specie simbolo di fertilità e di buon auspicio, eppure per secoli perseguitata dall’uomo…

Stato di salute

Nonostante la – relativamente recente – ricolonizzazione dell’Italia, la Cicogna bianca resta una specie minacciata a livello comunitario e anche, più in generale, su scala continentale. Un declino che risale non solo all’epoca storica – quando la Cicogna bianca era perseguitata anche a scopi alimentari – ma anche ad anni molto recenti, come dimostra il largo decremento registrato nell’Unione Europea tra il 1970 e il 1990.

Molte ombre e qualche luce, sullo stato di salute di questa specie, dato che, a un ventennio di largo declino, è poi seguito un forte incremento negli ultimi anni del secolo scorso, tanto che la popolazione attuale della specie nidificante entro i confini dell’Europa comunitaria potrebbe raggiungere anche le 110mila coppie. Un contingente pari a poco più della metà della popolazione complessiva censita a livello continentale, e anche su scala globale la frazione europea della specie occupa un ruolo assolutamente preponderante.

Pur corrispondente a una frazione decimale della popolazione Ue, la popolazione italiana di Cicogna bianca era nel 2002 pari a ben 103 coppie, in confortante aumento tra il 1990 e il 2000 e segno di una ricolonizzazione di successo, dal momento che la specie è tornata a nidificare nel nostro Paese – dopo tre secoli di totale assenza – solo nel 1959. Un incremento favorito in gran parte sia dalle accresciute misure di protezione – a cominciare dalla legislazione che ne vieta il prelievo venatorio – quindi dai numerosi progetti di reintroduzione attuati in alcune regioni italiane.

Resta il Piemonte – dove è iniziata la ricolonizzazione – la regione di presenza principale. Qui, nelle aree pianeggianti prospicienti l’alto corso del Po, nidificano ben 40 coppie, mentre anche la Lombardia occidentale – dopo la prima nidificazione avvenuta nel 1979 – la specie pare essere regolarmente presente, pur con un ridotto numero di coppie, in provincia di Pavia e nell’area sud-occidentale della provincia di Milano. Casi di nidificazione accertata sono stati registrati anche in Emilia-Romagna (nel 2003 in provincia di Modena) e più a sud, in Calabria, Sicilia, e Sardegna, dove i primi tentativi di nidificazione – poi risolti con un successo – sono datati anni Novanta o primi anni Duemila.