CODIROSSO COMUNE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCODIROSSO COMUNE

NOME SCIENTIFICO: Phoenicurus phoenicurus
 

Solitario e diffidente, il Codirosso comune passa gran parte delle sue giornate posato su pali, cavi o tetti, sempre in posizione “rialzata”, per individuare più facilmente le sue prede. I due sessi migrano verso le aree di nidificazione in momenti diversi: il maschio è il primo a partire e raggiunge la destinazione verso la metà di aprile; la femmina lo raggiunge alcuni giorni dopo. Nonostante la sua natura timorosa, nel tempo si è adattato molto bene ad ambienti popolati dall’uomo, tanto che oggi può risultare come una delle specie più comuni da osservarne all’interno delle città, soprattutto in giardini, parchi urbani, orti e frutteti…

 

Ordine: Passeriformes  

Famiglia: Turdidae

Aree ai margini delle foreste, zone confinanti con boschi misti o di latifoglie: è qui che si “nasconde” il Codirosso comune, specie assai schiva, che predilige comunque ambienti aperti o semi-aperti, come campi coltivati circondati da siepi e boschetti oppure brughiere con vegetazione rada. Ha una particolare preferenza per l’ambiente urbano in generale: infatti lo si incontra frequentemente all’interno dei centri abitati veri e propri.

L’areale della specie comprende tutta l’Europa, estendendosi a Nord oltre la Norvegia e l’Asia settentrionale e, a sud, fino all’Africa nord-occidentale, dal Marocco all’Algeria. Durante il periodo dello svernamento, il Codirosso comune si sposta a sud del Sahara, in un’area che si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso, fino ad arrivare alla regione dei grandi laghi, in Africa centrale. In Italia, la specie si concentra nelle regioni centro-settentrionali, in modo particolare in Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna. Nelle regioni meridionali la popolazione è molto meno numerosa: in Sicilia, dove il numero degli individui era già piuttosto limitato a inizi anni ’80, la specie risulta scomparsa.

Lungo 13-15 centimetri e dal peso non superiore ai 15 grammi, il Codirosso comune presenta un’apertura alare dai 20 ai 26 centimetri. Come suggerisce il nome, il tratto distintivo è la coda, dal color ruggine, in continuo movimento anche quando si posa. Il maschio presenta una colorazione nera sul dorso, la gola e la parte inferiore della testa, mentre le ali sono nere-grigiastre. Sulla fronte spicca una fascia bianca, che si fa via via più ampia con il passare degli anni. Zampe e becco sono neri, mentre il petto, i fianchi e il groppone tendono al fulvo. La femmina presenta un piumaggio che, nella parte superiore, assume una tonalità bruna, mentre il petto è di color ruggine sfumato, così come la coda. Gli individui più giovani presentano anch’essi sopraccoda e groppone fulvi, mentre il resto del piumaggio è picchiettato di puntini biancastri.

Il Codirosso comune è una specie monogama. Il periodo della riproduzione coincide in genere con il mese di maggio. È la femmina a occuparsi interamente della preparazione del nido, che viene costruito nelle cavità degli alberi o, nei centri urbani, nelle crepe e nei buchi dei muri. Il nido è realizzato con erbe secche, radici, muschio e piume e assume la forma di una coppa. La femmina depone dalle 5 alle 7 uova di colore bluastro, che cova per circa 15 giorni. Alla nascita dei pulcini, questi vengono nutriti da entrambi i genitori con insetti, ragni, vermi e lumache. A volte, alla fine dell’estate, la femmina riesce a portare a termine una seconda covata.

Prospettive

Gli studi riguardanti la popolazione italiana di Codirosso comune sono, allo stato delle cose, molto limitati e non sufficientemente approfonditi. È quindi necessario l’avvio di ricerche e analisi volte in particolare alla determinazione dei fattori che sembrano influenzare sensibilmente la qualità dell’habitat della specie e la sua potenziale idoneità alla nidificazione. Ulteriori studi dovrebbero individuare altri fattori potenzialmente importanti per la valutazione del trend e della dinamica delle popolazioni.

In base ai dati disponibili, è stato comunque fissato un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) a scala locale pari a 5 coppie per ogni 10 ettari. In ambienti particolarmente favorevoli e consoni alle esigenze della specie, questo valore, a parità di superficie, può raggiungere le 8 coppie. Le informazioni disponibili non consentono in ogni caso una stima attendibile dell’FRV a scala di comprensorio.

Elementi interessanti emergono poi dai dati sulle ricatture. Quelle effettuate in Italia relative a soggetti inanellati si concentrano nelle fasi che seguono il periodo della riproduzione e, in primavera e autunno, interessano principalmente le zone settentrionali e il versante tirrenico. I primi codirossi “stranieri” si osservano nel mese di agosto, per poi raggiungere il picco nella prima decade di ottobre.

L’andamento complessivo su scala nazionale della popolazione è in ogni caso difficilmente determinabile, in quanto a episodi di decremento e locale estinzione, si affiancano espansioni dell’areale. Come se ciò non bastasse, non sono disponibili dati relativi a buona parte delle regioni italiane, il che rende difficoltosa una stima realistica dello stato di salute della specie su scala nazionale. Tuttavia, data l’assenza di fattori di minaccia specifici per la specie è possibile affermare come la tutela delle aree in cui la popolazione risulta in decremento – unita a una più efficace salvaguardia dei siti di svernamento – rappresenti già di per sé un’importante azione di conservazione capace di garantire buone probabilità di sopravvivenza al contingente italiano della specie.

Minacce

Il Codirosso comune, specialmente durante il periodo della riproduzione, presenta esigenze ecologiche precise e mostra una scarsa adattabilità. Predilige boschi non troppo chiusi di larici e cembri, o boschi ai margini di torrenti. Si concentra principalmente a quote medio-basse, ma arriva a raggiungere anche i 2000 metri di altitudine sulle Alpi, mantenendosi generalmente nelle vicinanze di centri abitati.

La necessità principale del Codirosso comune appare in definitiva quella di riuscire a individuare un punto protetto – come cavità di tronchi, ma anche buchi o crepe di edifici urbani – idoneo alla costruzione del nido. Per questo, un’intensa attività di deforestazione rappresenta una potenziale minaccia per la specie poiché incide sulla disponibilità di luoghi consoni alla nidificazione. La specie ha comunque sviluppato una certa capacità di colonizzazione di ambienti anche piuttosto diversi tra loro.

A livello continentale, il Codirosso comune non risulta particolarmente in difficoltà per ciò che riguarda il successo riproduttivo, anche se nel nostro Paese le cifre sono leggermente inferiori alla media europea. In Italia, su una covata media, sopravvivono 2,8 pulcini per nido nella provincia di Parma e 2,5 giovani nelle Alpi bresciane. All’estero la percentuale di schiusa in Finlandia è pari all’81,2%, mentre quella di involo arriva al 92,3%. In media si registrano 4,7 giovani involati per ogni nido.

Dalle ricatture dei soggetti inanellati in Italia risulta che la specie compie movimenti notevoli, anche fino a 2.500 km, spingendosi fino alle coste finlandesi e alla Russia centrale. Malgrado la specie sia protetta ai sensi della legislazione venatoria, la maggioranza delle ricatture sul territorio nazionale riguarda individui abbattuti illegalmente o catturati. Inoltre, i dati mostrano un’elevata mortalità: si calcola che circa il 90% degli individui giovani non riesca a superare il primo anno di vita.

Stato di salute

La specie in Unione europea è attualmente classificata come depleted , ovvero “depauperata”, e lo stato di salute risulta sfavorevole anche a livello continentale. Non è stato inoltre redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale sulla specie, che non è inclusa nella Lista Rossa Nazionale. In Italia il Codirosso comune, ai sensi della legislazione venatoria, risulta specie protetta e dunque non cacciabile.

Nel ventennio dal 1970 al 1990, la popolazione nidificante dell’Unione europea ha fatto registrare un sensibile declino, seguito da una situazione di stabilità nel decennio successivo. Attualmente si attesta tra 1.400.000 e 2.400.000 coppie. La popolazione europea risulta stabile e conta da 6.800.000 a 16.000.000 di coppie. L’areale continentale è piuttosto vasto e registra una particolare concentrazione di individui nella parte meridionale, durante il periodo dello svernamento.

La popolazione nidificante italiana è stimata in 100-300mila coppie, pari al 15-21% della popolazione continentale, mentre, secondo le ultime stime, il 5-24% della popolazione globale della specie nidificherebbe entro i confini dell’Europa a 27. La popolazione italiana totale costituisce invece il 7-12% di quella dell’Unione europea e una frazione compresa tra l’1,5 e il 2% di quella continentale. Il trend delle popolazioni risulta piuttosto complesso: si registrano infatti diverse fluttuazioni, a cui si accompagnano espansioni dell’areale e decrementi locali. Negli anni Sessanta e Settanta hanno avuto luogo importanti decrementi, mentre nel decennio successivo il trend si è mostrato positivo.

La Lombardia è tra le regioni in cui si registra la maggiore concentrazione di individui: la densità infatti si attesta intorno alle 3 coppie ogni 10 ettari. In area collinare, in provincia di Pavia, si è passati dalle 2,6 coppie per chilometro quadrato nel 1963 a 5,7 coppie nel 1977. Nel Varesotto la specie risulta stabile, mentre a livello regionale mostra un trend di crescita positivo. A Venezia, la popolazione di Codirosso comune risulta in decremento, mentre è in sensibile aumento a Firenze e nel resto della Toscana. In Piemonte, la densità varia dalle 2,5 alle 4,4 coppie per ogni 10 ettari, fino ad arrivare a 5,6 coppie in aree “ottimali”. Nella provincia di Belluno si stimano 2,6 coppie ogni 10 ettari, mentre risulta del tutto assente in Sicilia, dove era già piuttosto rara negli anni Ottanta.

Semaforo

La popolazione italiana di Codirosso comune mostra, complessivamente, una situazione di stabilità. Non mancano tuttavia fluttuazioni anche evidenti, a livello locale. Un monitoraggio più approfondito e una più efficace tutela dell’habitat idoneo – in particolare ove le popolazioni mostrano segnali di decremento – sono comunque elementi indispensabili affinché lo stato di salute della specie si mantenga favorevole anche in futuro.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Contrazione locale, ma complessivamente stabile Favorevole
Popolazione Probabilmente stabile ma fluttuante Favorevole
Habitat della specie Stabile Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione alpina e continentale
La situazione della specie nella bioregione alpina e continentale si mostra in apparenza più favorevole rispetto al resto della Penisola. A locali incrementi, infatti, non corrispondono casi di estinzioni locali – uniti a episodi di contrazioni di areale – registrati nella bioregione mediterranea.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* Stabile Favorevole
Popolazione Localmente in aumento Favorevole
Habitat della specie Stabile Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Bioregione mediterranea
Da qualche anno non si osservano più individui in Sicilia, dove la specie risulta molto probabilmente estinta. Altrove la popolazione si mostra stabile o – talvolta – in incremento, ma con fluttuazioni evidenti. La mancanza di studi approfonditi sulle popolazioni di molte regioni italiane non consente comunque una stima attendibile dello stato di salute della specie che, limitatamente alla bioregione mediterranea, è da considerarsi tuttora inadeguato.  

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* In contrazione Inadeguato
Popolazione Stabile/in aumento Favorevole
Habitat della specie Probabilmente stabile Favorevole
Complessivo   Inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni 

Canto

Il Codirosso comune si esibisce spesso nel canto mentre è posato su antenne, tetti o su qualche alto ramo. Il suo verso assomiglia a quello del Pettirosso ed è composto da note iniziali più rauche, a cui fanno seguito suoni più melodiosi. I cinguettii risultano particolarmente squillanti e vengono ripetuti in modo persistente.